DiMattina del 6 settembre 2024 – Festival di Venezia tra incanto e critica spaccata
Erano anni che non si vedevano al Lido così tante star e non si presentavano film, in alcuni casi coraggiosi, in altri casi molto intimisti. Partiamo con l’anteprima della nuova serie Sky “M – Il figlio del secolo”, ispirata al romanzo di Antonio Scurati e presentata in anteprima, fuori concorso. Il regista è una garanzia, ossia Mr. Joe Wright (Espiazione, Orgoglio e Pregiudizio, Anna Karenina) così come lo è uno dei migliori attori italiani, Luca Marinelli “che si cala alla perfezione nel corpo, nella mente, nell’anima di una figura come quella di Mussolini confermandosi non solo un grandissimo interprete ma il migliore nel panorama cinematografico italiano”. In questo caso la critica è unanime nel definirla ambiziosa, provocatoria, geniale, nonché una delle migliori serie italiane di sempre.
Un’opera che invece ha diviso totalmente i critici è “Joker: Folie à deux”, il sequel di Joker, con la presenza del suo grande protagonista Joaquin Phoenix che per questo ruolo è tornato a ridursi pelle e ossa e la eclettica Lady Gaga nei panni di Harley Quinn. Secondo alcuni, il film “non ha una trama coinvolgente, non lascia spazio all’evoluzione dei suoi personaggi e resta bloccato nella sua ossessione di essere un film musicale e di far esibire Lady Gaga e Joaquin Phoenix in performance musicali che, dopo un po’, stancano e non aggiungono nulla alla storia. Joker 2, infatti, interrompe continuamente la sua narrazione con stacchetti musicali, performance canore, danza e stand-up comedy, tutti elementi che non si mescolano bene alla storia e creano un racconto frammentato, confuso e non poi così avvincente”. Di diverso avviso è il critico per eccellenza, Paolo Mereghetti, che nel Corriere della Sera gli conferisce un 8 in pagella, definendolo un musical coinvolgente, “sorprendendo lo spettatore ma accompagnando (a patto di lasciarsi andare al fascino delle canzoni rese celebri da Frank Sinatra o dai musical Mgm) in un viaggio sorprendente”.
Passiamo ad un altro grande film atteso, The Room Next Door del Maestro Pedro Almodovar che, sempre secondo Mereghetti, è “un capolavoro sul fine vita”, interpretato da due star d’eccezione Tilda Swinton e Julianne Moore (favorite per il Leone alla migliore attrice). Il film, che ha messo d’accordo tutti, tratta dell’eutanasia “con una lucidità e una determinazione che mette i brividi”. Sempre secondo il critico del Corriere, il film “guarda in faccia alla morte e lo fa senza infingimenti, chiedendo allo spettatore di fare la stessa cosa”. Anche la critica online è d’accordo, come ad esempio Valentina Ariete che su Movieplayer afferma che “è un film malinconico, ma che non rinuncia al senso dell’umorismo”.
Passiamo a un altro film che ha ricevuto il plauso della critica, vale a dire “The Brutalist” di Brady Corbet; interpretato da Adrien Brody, che secondo molti offre la sua prestazione migliore dai tempi de “Il pianista” ed è favorito per la Coppa Volpi al miglior attore. Il film è talmente piaciuto che alcuni si sono spinti a paragonarlo a “Il Petroliere” di Paul Thomas Anderson e a “C’era una volta in America” di Sergio Leone. Esagerati? Chissà.
Senza dubbio il red carpet se lo sono presi i bellissimi Brad Pitt e George Clooney, protagonisti di un film leggero, “Wolfs – Lupi Solitari” di Jon Watts, che però non ha entusiasmato la critica, tranne alcuni che ritengono che la pellicola “riesce a divertire e convincere, nonostante un intreccio a tratti abbastanza ingarbugliato e alcuni passaggi alquanto didascalici”.
Senza la pretesa di elencare tutti i film proiettati (ad esempio l’ultima fatica di Tim Burton che sembra non spostarsi mai di un millimetro dai suoi stereotipi), chiudiamo con l’ultimo lavoro di un altro grande regista italiano, Luca Guadagnino (che filmò “Chiamami col tuo nome”, il suo capolavoro). Interpretato dall’ex 007 Daniel Craig, che si cala perfettamente in un ruolo lontano anni luce da quello di un agente segreto, il film è stato definito “un viaggio allucinato, disperato, ma anche vitale, lussurioso come i corpi e le piante, goduriosissimo a vedersi” (Rolling Stones), dove “sulle note di una colonna sonora indimenticabile (come sempre accade nei film di Guadagnino) si alternano i Nirvana e i Verdena. E Daniel Craig, smesso lo smoking di James Bond, si cala perfettamente nel ruolo, come la zolletta di zucchero si scioglie nel bicchiere di Assenzio. L’attore riesce a rendere credibile il sogno di un uomo di 40 anni convinto attraverso la droga cara agli sciamani di aprire un portale verso altri mondi e invece è costretto a guardarsi allo specchio e quello che vede non gli piace molto”. Un film complesso ma che ha riscosso il plauso della critica, considerando la prova di Craig “l’interpretazione migliore della sua carriera”.
Adesso non ci resta che aspettare i verdetti della giuria che, come di consueto, potrebbero sovvertire i pronostici della vigilia. A chiunque andranno gli ambiti Leoni d’oro, non si può comunque negare che quest’anno vi sia stata una rassegna di spessore e di una qualità difficile da raggiungere in una kermesse europea.