Emozioni e suggestioni a Donnafugata. Sulle tracce di Tomasi di Lampedusa…
Una musa ispiratrice, uno spazio in cui fantasia e creatività possano trovare terreno fertile, un luogo proiettato al divenire e che non sia solo custode di un tempo ormai trascorso. L’ambizioso progetto dell’arch. Giuseppe Nuccio Iacono, consulente tecnico del Museo del Costume del Comune di Ragusa, volto a valorizzare e promuovere il Castello di Donnafugata, continua a riscuotere grande successo.
Dopo l’immane lavoro svolto in questi anni, insieme al suo instancabile e impareggiabile staff composto da Giancarlo Tribuni Silvestri, Antonio Sortino Trono, Simona Occhipinti e Giuseppe Cosentini, che ha permesso di far “rivivere” l’antico maniero di Donnafugata, l’arch. Iacono ripropone questa nuova lettura del Castello.
E lo fa in grande stile, come ormai ci ha abituati! Il Castello di Donnafugata è stato infatti inserito nel progetto itinerante “In viaggio con Tomasi” che Naxoslegge, il festival delle narrazioni, ha promosso in occasione di due importanti anniversari legati allo scrittore siciliano e rispettivamente i sessant’anni dalla morte e i sessant’anni dalla prima pubblicazione del Gattopardo.
Un progetto che ha coinvolto anche l’Accademia delle Belle Arti di Catania. Cinque studenti, Piero Giuffrida, Lorena Grisafi, Miriana Spinello, Alessandra Lanzafame e Roberta Russo, hanno ripercorso le orme dello stilista che realizzò il celebre abito che tutti ricordiamo nella famosa scena del ballo di Angelica nel film di Visconti. Ad ispirarlo fu proprio un abito, oggi custodito all’interno del Castello e appartenente alla Collezione di Abiti della famiglia Trifiletti, acquistata dal Comune di Ragusa. Gli studenti, ispirandosi a quest’abito, hanno realizzato cinque meravigliose creazioni.
E ieri la tappa ragusana del progetto “In viaggio con Tomasi” è giunta a conclusione con la presentazione del libro “Itinerari siciliani. Topografie dell’anima sulle tracce di Tomasi di Lampedusa”, curato da Maria Antonietta Ferraloro, Dora Marchese e Fulvia Toscano e con l’inaugurazione della mostra di abiti “Riscrivendo un mito”.
Il libro racconta il viaggio itinerante che gli autori hanno intrapreso seguendo le orme di Tomasi di Lampedusa. “Ripercorrere la Sicilia – ha affermato Fulvia Toscano – e vederla attraverso i luoghi della vita e dell’immaginario di Tomasi di Lampedusa, significa leggere l’anima dell’isola, coglierne un respiro profondo, ridisegnandone sentieri e confini”.
Tra le pagine, ricordi, suggestioni e sensazioni: “Questo viaggio – ha aggiunto la Toscano – ci ha permesso di riscoprire la Sicilia del fare. L’ obiettivo del nostro progetto è creare rete, sinergia e lasciare una traccia. E la traccia si lascia con i libri”.
Nel suo intervento, invece, Mauro Cappotto, assessore del Comune di Ficarra e curatore della sezione fotografica del libro, ha parlato dell’importanza di una cultura che “si contamina con il territorio e dove l’osservatore non è completamente isolato ma diventa parte integrante di un processo culturale e creativo”.
“Una topografia dell’anima – ha sottolineato Dora Marchese – è un’occasione per rivivere le stesse atmosfere, sentire gli stessi odori, gustare gli stessi sapori dello scrittore per poi farli propri, vivendo un’esperienza unica e indimenticabile”.
“Credo nella militanza della cultura – ha continuato la Marchese – cioè una cultura non mummificata, un libro che non deve essere un oggetto polveroso ma uno strumento che apre finestre e interi mondi e che mette in rete Istituzioni, persone, giovani e meno giovani, accomunati tutti dal desiderio di conoscere, capire e lasciare il segno”.
Presente all’evento il primo cittadino di Ragusa Federico Piccitto che ha sottolineato come il Castello, grazie al lavoro dell’arch. Iacono e del suo staff, sia diventato sempre più un attrattore culturale. Piccitto, nel ricordare che presto il Castello ospiterà un museo del costume permanente, ha inoltre evidenziato che l’obiettivo principale non è quello di dare vita ad un “polo museale statico ma un luogo inserito in un contesto più ampio dove ogni singola realtà possa dare il proprio contributo e che sia di stimolo e ispirazioni d’arte”.
Esempio concreto il progetto che ha coinvolto gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Catania.
Nel suo intervento il prof. Danilo Amione, docente di storia del Cinema, ha spiegato come l’abito bianco si inserisce nella narrazione non come elemento di speranza ma come testimonianza di bellezza. “Non c’è infatti alcuna traccia di speranza nel Gattopardo – ha detto – la bellezza invece viene sottolineata. Non c’è cosa più bella di questo vestito in mezzo ai compromessi della storia, in mezzo alla profonda sconfitta umana del personaggio”.
“E’ stata una grande opportunità per noi – ha affermato la prof.ssa Liliana Nigro. Ci è stata data la possibilità di creare cinque valige fatte da cinque sogni veri, razionali. Io non ho mai consigliato ai miei studenti di andare via dalla Sicilia e auspico che questi ragazzi e con loro tutti gli altri cinque mila che percorreranno le vie dell’Accademia, non lascino questa terra perché anche qui possono affermarsi ed essere i Tomasi di Lampedusa di domani, i Tosi di domani, i grandi stilisti e artisti che già sono”.
“Questa è una terra che non bisogna abbandonare – ha concluso il Direttore dell’Accademia Virgilio Piccari – è una terra che bisogna incentivare affinché diventi luogo ambito da generazioni provenienti da altri luoghi e sappiamo di poterlo fare, abbiamo le potenzialità per farlo, sappiamo ancora creare”.