Si è svolto oggi a Roma, ospitato a Palazzo Orsini Taverna nella sede capitolina della University of Arkansas, l’evento “Natura chiama Europa” organizzato dal WWF Italia: un dibattito tra società civile, imprese, generazioni e partiti su idee, valori e proposte per la prossima legislatura europea, a partire dal Manifesto WWF “Mettere le Persone e la Natura al centro delle nostre politiche” e dalle 10 richieste WWF su natura, biodiversità, clima, energia, agricoltura, alimentazione, acqua, finanza sostenibile.
Tanti i temi affrontati, prima in tre panel tematici con la partecipazione di rappresentanti di organizzazioni non governative, delle imprese e della ricerca scientifica, e poi con le principali forze politiche in competizione nelle elezioni europee del giugno 2024.
“Il prossimo mandato del Parlamento europeo sarà fondamentale per confermare o meno il percorso tracciato dall’adozione del Green Deal europeo e dalla grande mobilitazione intergenerazionale su clima e ambiente degli ultimi anni”, ha ricordato Luciano Di Tizio, Presidente del WWF Italia. “Come WWF abbiamo voluto evidenziare tre azioni cruciali che dovranno essere al centro delle priorità politiche dell’Unione Europea negli anni a venire, al fine di garantire il benessere delle persone e affrontare le crisi del clima e della biodiversità: porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili, dare priorità alla natura per garantire sicurezza e resilienza, non lasciare indietro nessuno nella transizione ecologica non più rinviabile”.
Il WWF Italia, in collaborazione con il WWF European Policy Office, sta seguendo le elezioni europee ormai da alcuni mesi attraverso un proprio Osservatorio che ha condotto incontri con i partiti, analizzato come le forze politiche hanno votato sui provvedimenti ambientali nella legislatura che si sta chiudendo, predisposto dossier di approfondimento, promosso confronti come quello di oggi.
“È importante che molte forze politiche abbiano condiviso con noi la necessità di agire affinché la transizione ecologica sia un obiettivo dell’Unione Europea”, aggiunge Di Tizio. “Ma ci preoccupa che le forze oggi al Governo in Italia sembrino auspicare una transizione condizionata più dai tempi e dalle esigenze delle imprese legate ai combustibili fossili che dalle indicazioni che vengono dalla scienza. Una transizione lenta non è una transizione utile, né dal punto di vista ecologico, né da quello economico. È il momento di agire e dobbiamo farlo in fretta anche perché qualcuno ha già perso troppi anni a negare il cambiamento climatico rendendo così ancora più problematica la situazione. La crisi climatica, al pari della perdita di biodiversità, ormai è un problema di queste generazioni, non di quelle future. Inquinamento, eventi metereologici estremi, scarsità di acqua e suolo puliti stanno mettendo a rischio la nostra stessa salute. La responsabilità dei decisori politici è enorme, così come è grande quella di noi cittadini che siamo chiamati a sceglierli”.
L’attenzione degli italiani ai temi ambientali emerge da un sondaggio realizzato nei mesi scorsi per il WWF Italia da EMG Different attraverso 800 interviste online con supporto CAWI (Computer AidedWeb Interview) ad un campione di italiani dai 18 ai 70 anni rappresentativo della popolazione per età, per aree geografiche e ampiezza centri dei comuni italiani.
Per il 56% del campione, gli impegni dei partiti politici sulla tutela dell’ambiente incideranno molto/abbastanza sulla scelta del voto.
Per questo, il 54% degli italiani ritiene che i partiti del nostro Paese dedicheranno molto/abbastanza impegno all’ambiente nella campagna elettorale europea.
Il 51% degli italiani (molto 8% e abbastanza 43%) reputa utile la strategia dell’Unione Europea per ridurre gli effetti del cambiamento climatico, mentre il 60% degli italiani (molto 16% e abbastanza 44%) reputa utile la strategia di proteggere il 30% di terra e mare europei entro il 2030 al fine di migliorare la salute del nostro Paese.
Per gli italiani la nostra salute (84% molto + abbastanza) e le generazioni future (82% molto + abbastanza) sono i motivi più importanti per cui occorre tutelare il territorio e il mare, seguiti dal benessere economico (77% molto + abbastanza).
Più preoccupante il grado di conoscenza degli italiani sulle iniziative intraprese dall’Unione Europea per contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità: solo il 45% del campione è a conoscenza del fatto che gli Stati membri dell’Unione Europea hanno concordato l’obiettivo carbonio zero al 2050 puntando sulle energie rinnovabili, mentre solo il 25% del campione dichiara di essere a conoscenza della strategia europea per tutelare entro il 2030 il 30% dei territori e dei mari europei.
“Questi ultimi dati”, conclude Luciano Di Tizio “devono spingere tutti – istituzioni, partiti, imprese e associazioni – ad un maggior impegno nel campo della divulgazione e della condivisione delle informazioni. Dobbiamo anche contrastare il diffondersi di fake-news sulla transizione ecologica. Specialmente negli ultimi anni stiamo assistendo alla circolazione di notizie false che non hanno alcuna base scientifica e che il più delle volte hanno dietro interessi economici ben definiti. Come WWF auspichiamo che il confronto tra le forze politiche e sociali si svolga sempre partendo dall’analisi dei migliori dati scientifici disponibili, perché solo così si possono compiere delle scelte utili. È importante che il voto sia informato e consapevole, in particolare quello dei 2,7 milioni di giovani italiani che l’8 e il 9 giugno per la prima volta saranno chiamati a votare alle elezioni europee”.