A novembre avremo i nuovi presidenti e i nuovi consigli degli enti intermedi, un tempo noti come Province e oggi Liberi consorzi dei comuni. La differenza non è da poco perché in teoria ogni comune può scegliere a quale consorzio aderire, fuori dai vincoli di appartenenza territoriale.
Gli uni e gli altri non saranno eletti direttamente dai cittadini ma dai sindaci – i primi – e dai consigli comunali – i secondi – al loro interno.
Così ormai da anni si fa nel resto d’Italia, mentre in Sicilia agli ultimi presidenti e consigli eletti sono seguiti solo commissari in attesa di una legge che, quando è stata approvata, ha trovato lo stop della Corte Costituzionale: quindi niente elezione diretta neanche in Sicilia.
E così, a novembre, uno dei sindaci del consorzio ex provinciale, ne sarà anche il presidente, con il meccanismo del voto ponderato, come nelle società per azioni. Il voto di ogni sindaco vale in rapporto al numero di abitanti.
Come un sindaco in carica possa guidare anche un ente intermedio che in alcuni casi ha un territorio pari a dieci volte quello comunale ed una popolazione cinque o sei volte più vasta, è un mistero che qualcuno dovrebbe chiarire.
In effetti in Sicilia in molti non si rassegnano a questa morte assistita dell’ente che, comunque, continua a vivere per i costi del personale e della sua privilegiata burocrazia, la più pagata della pubblica amministrazione.
Il governo regionale ha gridato allo scandalo per la sentenza della Corte costituzionale che calpesterebbe l’autonomia statutaria e ha annunciato ricorso anche alla Corte europea.
E intanto un tentativo, per vie interne, è stato avviato anche attraverso le mille pieghe del decreto, appunto, “milleproroghe”: un emendamento che impegna il governo a valutare iniziative per il ritorno all’elezione diretta.
E a Palermo, disegno di legge dell’ex assessore Figuccia, con lo stesso obiettivo.
Ma intanto, a novembre la scadenza è segnata.
I sindaci e i consiglieri comunali dovranno essere elettori di se stessi. Per il loro secondo lavoro: da prestare però gratuitamente.