Ferrovie: In sicilia andiamo verso l’alta lentezza. La Rosa: Guasti e disagi all’ordine del giorno, progetti al palo
Mentre il Ministro delle Infrastrutture parla da mesi di tempi di percorrenza “impensabili” per le linee ferroviarie siciliane e della necessità di attivare la “cura del ferro” anche nella nostra Regione, la politica dell’Isola continua ad accumulare ritardi.
Il governo nazionale ha annunciato un piano che vale oltre nove miliardi di euro in dieci anni e occuperà mediamente fra 1.500 e 2.000 persone al mese fra maestranze dirette e indotto. La spesa sale a dieci miliardi tenendo anche conto degli interventi minori che Rete Ferroviaria Italiana (RFI), Gruppo FS Italiane che gestisce la rete infrastrutturale, ha già avviato e sta completando nella Regione.
Il collegamento veloce Palermo-Catania-Messina è un pezzo di un percorso infrastrutturale europeo: il corridoio ferroviario Scandinavia-Mediterraneo che, partendo da Helsinki, arriverà in Sicilia proseguendo via mare fino a Malta. La fine dei lavori è prevista per il 2027, data entro la scadenza fissata (2030) nella quale dovranno essere completati i nuovi collegamenti veloci ferroviari in Europa.
Dopo molti annunci e qualche falsa partenza questo itinerario “di alta velocità blanda” (inserito nella legge “Sblocca Italia” del 2014) è appena iniziato attraverso la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, avvenuta lo scorso 14 aprile, del bando di gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione lavori del lotto da 37 km fra Bicocca e Catenanuova, parte della linea Palermo-Catania.
L’alta velocità in Italia è così organizzata: 171 sono i collegamenti giornalieri garantiti dai treni “Frecciarossa” che raggiungono la velocità di 300 km/h (nel tratto Bicocca-Catenanuova si prevede una velocità massima commerciale fino a 200 km/h), sono presenti nelle principali città del settentrione e si spingono al sud soltanto fino a Napoli, Salerno, Foggia e Bari. Ci sono, inoltre, 44 collegamenti giornalieri dei treni “Frecciargento” (250 km/h) che si spingono fino in Calabria. Stesso discorso vale con i treni “Frecciabianca” che arrivano fino a Reggio Calabria.
Per la realizzazione del tratto Bicocca-Catenanuova si prevede che ci vorranno 5 anni. Il resto degli interventi sono ancora allo stato di pre-progettazione. Destano quindi preoccupazione i tempi dei lavori siciliani: con i ritmi attuali i siciliani potranno utilizzare per intero la “tav light” non prima del 2050.
Intanto, si ripetono continuamente i disagi per i passeggeri ferroviari: guasti e inconvenienti rendono ancora più disagevoli tutte le tratte della Sicilia a danno dei cittadini, soprattutto i pendolari, che sono letteralmente massacrati, e dei turisti, come risulta dalle numerose segnalazioni pervenute alle nostre sedi e a quelle dei diversi Comitati. In ultimo, in ordine temporale, la denuncia di Federconsumatori Palermo relativamente alla tratta Cefalù-Palermo, dove il treno regionale si è trasformato in un vero “pollaio”, tanto che diversi passeggeri non sono potuti salire.
Da sempre denunciamo uno stato della rete e delle vetture scadente ed arretrato dove non è raro imbattersi in carrozze vetuste, spesso sporche, con porte, toilettes e sistema di riscaldamento/aria condizionata fuori uso.
È evidente l’esigenza di un piano di ammodernamento, bisogna necessariamente migliorare la sicurezza della rete eliminando le tratte a binario unico, implementando le reti elettrificate e installando i migliori dispositivi di sicurezza.
Al contrario, invece, il futuro del Contratto di Servizio (CdS) Siciliano tra Trenitalia e Regione che dovrebbe definire la qualità dei servizi del trasporto ferroviario siciliano nel periodo compreso tra il 2017 e il 2026 resta ancora un’incognita nei tempi e nei contenuti che si andranno a definire. L’ultimo Contratto, è scaduto lo scorso 31 dicembre ed era stato definito e firmato tra la fine del 2015 e il 2016 con la promessa che sarebbe stato soltanto un contratto ponte in vista del contratto decennale.
Senza la firma del CdS ci sono a rischio gli investimenti già fatti in Sicilia visto che Trenitalia ha “minacciato” di ritirare dall’Isola i sei treni “jazz”, giunti solo lo scorso anno: l’azienda li aveva acquistati anticipando circa 40 milioni del nuovo contratto di servizio. Potrebbero saltare anche i treni diesel, in arrivo dal 2020: sono previsti 1,6 miliardi di euro per l’acquisto di 135 nuovi treni diesel e la Sicilia è tra le prime Regioni destinatarie dei mezzi.
Altrettanto scandaloso è quello che sta accadendo all’Assemblea Regionale Siciliana che non ha votato due emendamenti necessari a consentire la stipula del Contratto di Servizio decennale incrementando le cifre economiche che sono tra le più basse d’Italia. Ciò consentirà di non penalizzare ulteriormente i pendolari e gli utenti regionali attraverso nuovi tagli dei servizi ed aumenti delle tariffe.
Il primo emendamento stanzierebbe 83 milioni di euro in 7 anni tra il 2020 e il 2026 che garantirebbero 113 milioni circa di euro all’anno, rispetto ai 111 milioni attuali, a partire appunto dal 2020, con una di “maxirata” nel 2026, ultimo anno di contratto, quando i milioni di euro diventerebbero 128.
Il secondo emendamento riguarda la possibilità di acquisto in proprio, da parte della Regione, di nuovi treni e di materiale rotabile, in modo da “liberare risorse” per avere un numero più cospicuo di corse e un incremento dei servizi offerti.
Se questi due emendamenti non passano o vanno per le lunghe diventerà sempre più concreto il rischio paralisi per il trasporto ferroviario in Sicilia.
“Rinnoviamo il nostro richiamo ad un forte senso di responsabilità a tutti i soggetti nei confronti dei cittadini – commenta il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa – a partire dalla politica: Governo regionale, Parlamento ed Enti locali, RFI e Trenitalia mettano al primo posto i diritti e le tutele degli utenti siciliani. Ancora una volta – conclude La Rosa – chiediamo l’avvio del confronto con la Regione e le aziende interessate affinché si avvii al più presto il confronto con le associazioni dei consumatori e i Comitati dei pendolari per definire standard quantitativi e qualitativi e strumenti di tutela dei cittadini utenti efficaci, nel rispetto dei criteri definiti dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti”.