Piano di Sorrento (Na), 15 luglio 2016 – Lino Banfi ha festeggiato il 9 luglio gli 80 anni. Una icona dello spettacolo, del cinema e della tv si è raccontato in occasione del Premio “Penisola Sorrentina Arturo Esposito”® che gli è stato assegnato per la sezione speciale Dino Verde, dedicata al grande autore televisivo che ha firmato il varietà “Scanzonatissimo” (con Pandolfi Noschese e Steni) e successi come le canzoni “Piove”, “Resta cu mme” ed altri.
Banfi ha rivelato il forte legame affettivo con Verde, l’importanza che per lui hanno da sempre rivestito i valori della famiglia, dei sentimenti, di pari passo con il successo e la notorietà.
Banfi, che valore ha per lei aver ricevuto il “Premio Penisola Sorrentina” consegnato a Piano di Sorrento con una sezione speciale dedicata a Dino Verde? Ha un valore bello, è un Premio molto importante, perché Dino Verde è stato un mio grande maestro. Abbiamo scritto insieme parecchie cose per lo spettacolo, per la radio e la televisione. Io poi ho cominciato alla radio con “Biblioteca Studio 1” dove scriveva solo lui delle straordinarie parodie. Quindi non potevo mancare ad un premio intitolato a lui, anzitutto perché Gustavo (il figlio) è mio grande amico e con cui scriviamo ancora molte cose. E poi l’altro motivo è che Esposito (ndr. Il cognome del direttore del Premio, Mario) , che non è un cognome di “Bolzeno” ma di Napoli è stato molto carino. Un martellino pneumatico, cordiale ma gentiluomo.
Banfi lei è un grande personaggio del cinema e col “Medico in famiglia” è diventato il “Nonno d’Italia”. Ricordiamo poi che è un forte sostenitore dell’Unicef. Quanto conta per Lei la famiglia e quanto conta per tutto, per la crescita del territorio, della società, della cultura?
Sarebbe banale, ma lo dico ugualmente: è basilare. Io sono sposato da qualche mese….sono cinquantacinque anni più dieci di fidanzamento: se uno non ama la famiglia dopo tutto questo tempo vuole dire che è un “disgrazieto”! Io la metto sempre al primo posto. E deve andare di pari passo col lavoro che fai, soprattutto quando (come nel mio caso) è un lavoro che ti piace. Una cosa mi diceva sempre Dino Verde: pensa la fortuna nostra, facciamo una cosa che ci piace e ci pagano pure! Continuiamo a farlo!
Quanto sono importanti le sue radici meridionali per la sua carriera e quanto è importante aver ricevuto da pugliese un premio a Piano di Sorrento, in Campania?
La Campania è importante per me, perché io ho cominciato la mia carriera proprio a Napoli: prima al Teatro2000, quindi al teatro Margherita. Poi pian piano sono passato all’Ambra Jovinelli e al Volturno di Roma: è stata una grande gavetta, una esperienza che tempra. Fa molto piacere aver ricevuto questo premio. Io devo dire che ho aperto la strada alla “pugliesità”, che prima non c’era. Mentre voi a Napoli siete avvantaggiati da tutti gli Scarpetta, i De Filippo, i Totò; i siciliani sono stati avvantaggiati dalla drammaturgia di Angelo Musco. Noi in Puglia, invece, non avevamo nessuno e quindi qualcuno doveva aprirla questa strada. Io l’ho aperta questa strada, che poi è diventata una autostrada. La Puglia ora è davvero una grande palestra.
Il medico in famiglia?
Siamo alla decima edizione. L’argomento del medico dura ormai da più di diciotto anni. Io vado subito per identificare l’età del “Medico in famiglia” all’età di Annuccia che è Eleonora Cadettu, che interpreta il ruolo di mia nipote. Aveva due anni e l’avevo in braccio, adesso ha più di 20 anni. Questa decima serie significherà tanto.
Un hobby, quando non lavora?
Restare a casa con i miei figli, i miei nipoti e scrivere tante poesie. Io le metto da parte e le conservo.