Palermo, 29 maggio 2020
Siamo quasi alla fine del primo semestre dell’anno in corso e la Guardia di Finanza, continua ad essere, se dovessimo fare una classifica giornalistica, la prima della classe per il contrasto alla criminalità organizzata, sin dal 2018. Ovviamente si tratta solo del giudizio di chi, come il sottoscritto, da decenni si occupa di cronaca nera e giudiziaria. L’ultima operazione in ordine di tempo, è quella denominata “mani in pasta”, disposta dalla DDA palermitana. Tra i “personaggi” destinatari di procedimenti restrittivi, anche Daniele Santoianni, noto in un certo mondo, per la sua partecipazione a Grande Fratello, e adesso accusato di essere prestanome di un boss.
Una operazione con un filo che unisce il Nord e il Sud, precisamente, Milano e Palermo. Un unico regista, stando a quanto accertato dalle indagini certosine svolte dalle fiamme gialle: un esponente della famiglia mafiosa palermitana Fontana, che ha trasferito a Milano il suo domicilio, per ripulire i soldi sporchi della mafia, derivanti da estorsioni, spaccio di droga e scommesse clandestine.
Novantuno i soggetti coinvolti e tratti in arresto oggi in tutta Italia, con il contestuale sequestro di beni per un valore di oltre 15 milioni di euro. Dopo mesi e mesi di intenso lavoro investigativo, sono stati così recisi i tentacoli di alcuni clan palermitani che operavano sia in Sicilia che in Lombardia. In particolare sono stati quasi del tutto “smantellati” i clan dell’Acquasanta e dell’Arenella, aderenti al mandamento mafioso di Resuttana.
Le indagini si sono avvalse anche delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, non ultimo, Vito Galatolo, nonchè del costante lavoro di riscontro delle dichiarazioni dei collaboratori, tramite le intercettazioni telefoniche, il capillare controllo del territorio, i pedinamenti, le foto e i video; tutto materiale prezioso di supporto, fornito dalla GdF ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia.
Le indagini, che come riferito sono state lunghe e laboriose, hanno accertato come nei territori palermitani dell’Arenella e dell’Acquasanta, la famiglia Fontana fosse diventata “riferimento” di primaria importanza, tanto è vero che per seguire gli “affari di famiglia”, alcuni esponenti si erano trasferiti già da anni a Milano. Nel capoluogo lombardo, venivano “investite” cospicue somme, provenienti dall’attività criminale commessa sul territorio di Palermo.
Determinanti, per la riuscita dell’operazione che ha impegnato moltissimi uomini e donne, i riscontri investigativi che hanno accertato la presenza della “famiglia” sul territorio lombardo, dove si muoveva con destrezza e conoscenza dei luoghi.
Gran parte del denaro ricavato dalla tradizionale attività mafiosa: estorsione, traffico di droga e gioco, veniva in parte utilizzata per il mantenimento dei familiari dei detenuti.
Il denaro riciclato è stato reimpiegato in vari settori economici della Lombardia e della Sicilia, soprattutto nei settori dell’ippica e quindi dei centri scommesse, nelle macchinette, nell’acquisto di preziosi, di società particolarmente redditizie, quali quelle delle cooperative, della produzione e commercializzazione del caffè e del commercio di materie alimentari di prima necessità.
Il patrimonio aziendale, composto da oltre 20 attività economiche, valutato oltre 15 milioni di euro, è stato posto sotto sequestro, così come si è proceduto al sequestro preventivo di cavalli da corsa, immobili, vari mezzi di trasporto di valore e conti correnti.
I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza, che ha messo in campo circa 500 militari, unità cinofile per la ricerca di armi ed esplosivi e sostanze stupefacenti con l’ausilio di mezzi aerei.
Una operazione quest’ultima, che ha reciso organi importanti dell’organizzazione mafiosa.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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