Restano i vincoli sull’installazione delle apparecchiature per controllare l’attività lavorativa. Ma arrivano nuove regole su telefonini e computer aziendali. Dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro una circolare per spiegare quali sono i limiti e le opportunità della recente legge attuativa del Jobs Act
Roma, 8 ottobre 2015 – Con la riforma dei controlli a distanza sarà possibile in azienda installare apparecchiature in grado di controllare i dipendenti? Oggi, come ieri, continua ad essere vietato e restano in vigore le specifiche procedure, legate ad accordi sindacali o autorizzazioni del Ministero, affinché possano essere installate apparecchiature “per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale” dalle quali derivi altresì la possibilità di un controllo a distanza. L’unica deroga è riferita agli strumenti (tipo telefonini e computer aziendali) utilizzati dal lavoratore per rendere la prestazione lavorativa e agli strumenti di registrazione degli accessi e delle presenze. Il dibattito intorno al nuovo impianto normativo voluto dalla Legge delega lavoro – che recentemente ha trovato tutte le specifiche nel Decreto Legislativo n. 151 del 14 settembre 2015 – negli ultimi mesi ha creato molte attese e preoccupazioni da parte di datori e lavoratori. Con la circolare n.20/2015 la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro fornisce tutti i chiarimenti necessari.
Che internet e la tecnologia abbiano cambiato il mondo è la storia vissuta giorno per giorno dalle nostre generazioni. Un nuovo modo di vivere, di relazionarsi, di interagire si è insinuato dentro e attorno a noi, mutando e influenzando usi e costumi, economia e società, valori e rapporti. Il sistema normativo generale ha stentato ad adeguarsi a questo nuovo scenario della comunicazione di massa, mostrando delle clamorose resistenze in fase di adattamento delle normative vigenti. A questo comune disagio non è sfuggito l’ambito lavoristico, ancora troppo infarcito in alcuni suoi attori da una visione fordista del mercato del lavoro e da un modello “antico” di prestazione lavorativa. Questa visione datata si è mostrata da subito refrattaria a qualsiasi adattamento alle nuove e mutate condizioni di lavoro contenute nella normativa vigente. E in questo spicca il segmento dei controlli a distanza che meritava più di altri un intervento innovatore, specie alla luce delle nuove tecnologie disponibili nel settore. “Sulla necessità di dare un restyling ad un impianto normativo legato ad altri tempi”, spiega il Presidente della Fondazione Studi Rosario De Luca, “non vi è alcun dubbio, specialmente per le aumentate necessità di sicurezza palesate da sempre più numerosi lavoratori. Anzi, essere intervenuti è assolutamente meritorio proprio per dare un segnale di modernità e utilità alla normativa vigente in materia. Ciò che invece appare assolutamente anacronistico è il continuare a pensare – nell’epoca dei social media e del Grande Fratello a cui nulla sfugge – di poter mantenere privilegi e impunità. L’Italia è tra i non molti Paesi membri UE ad avere una normativa sui controlli a distanza, normativa ora novellata e su cui pubblichiamo la circolare n.20/2015. Ma le polemiche non si placano; polemiche che si spegnerebbero subito rispondendo ad una semplice domanda: ma chi è contrario ai controlli necessari per la sicurezza o per svolgere la prestazione lavorativa? Non certo chi svolge con serietà e onestà il proprio lavoro”.
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