RAGUSA – Sono trascorsi ormai più di settant’anni da quando la Sicilia, e con essa la provincia di Ragusa, entrò nel vivo del Secondo Conflitto Mondiale. Era il 10 luglio del 1943, quando l’apocalisse si abbatté sulle nostre coste. In quella data infatti gli americani attuarono la più grande operazione anfibia mai tentata fino ad allora, ancora più imponente per numero di uomini e mezzi impiegati, di quella che verrà attuata quasi un anno dopo in Normandia. Morti e feriti, si contarono a centinaia anche nella nostra provincia, soprattutto lungo la costa tra Gela e Punta Braccetto, dove sbarcarono le truppe statunitensi, che si scontrarono in prima battuta contro i militari italiani delle unità costiere. I soldati delle Div. costiere, in gruppi di 30-35 dovevano controllare uno o due di chilometri di costa, e si trovarono a dover fronteggiare un dispiegamento di forze enormemente più grande di loro, basti pensare per esempio che la 1^ div. canadese, forte di 16.000 uomini sbarcò su un settore di spiaggia di soli 8 chilometri, che tra l’altro avevano il dominio incontrastato dell’aria e del mare. Ma molti di questi soldati, nonostante avessero un equipaggiamento inadeguato per fronteggiare l’offensiva alleata, nonostante avessero avuto la netta sensazione di aver perso ancora prima di iniziare a combattere, rimasero fedeli al giuramento prestato, difendere la patria anche a costo della propria vita. Così fecero i finanzieri Salvatore Tribastone e Antonino Carnemolla che si opposero al nemico e caddero sulle spiagge di Punta Braccetto, o il soldato di Acate Licitra Gaetano che parimenti fece sulle spiagge di Scoglitti, o il Ten. Giunio Sella con tutto il suo plotone che trovarono la morte nel caposaldo di Contrada Camemi, e potremmo andare avanti per ore a citare le centinaia di nomi di soldati morti affrontando con estremo coraggio le soverchianti forze nemiche. Uomini comuni, spesso appartenenti a classi anziane, che richiamati alle armi, nell’ora del dovere non si tirarono indietro, compiendo gesta da eroi, immolandosi per difendere la Patria.
Nei luoghi che allora videro le gesta di questi nostri soldati, rimangono tuttora visibili le fortificazioni costiere, costituite da casematte in cemento armato (bunker), che allora furono erette lungo tutte le coste della Sicilia per contrastare eventuali sbarchi nemici. Ebbene, avvicinandosi a questi bunker, nelle zone dove più aspri furono i combattimenti, come per esempio presso il bivio di Case Berdia, lungo la Vittoria – Scoglitti, si notano ancora sul cemento armato i segni della battaglia.
Tutti questi luoghi, costituiscono dei luoghi della memoria, che dovrebbero essere valorizzati, per tenere vivo il ricordo di quanti morirono in quei tragici frangenti. L’attenzione verso questi manufatti ha subito delle fasi alterne.
Già nel 1994 l’assessore ai Beni Culturali ed Ambientali della Regione Sicilia, visto la particolare importanza che queste costruzioni presentano a causa del loro riferimento alla storia militare della nazione, aveva posto sotto tutela una serie di gruppi di bunker dislocati nel territorio di Gela. Bunker che come purtroppo si potrà notare visitandoli, sono in completo stato di abbandono, spesso pieni di terra o di materiali di risulta. L’unico caso che fa eccezione è quello dei bunker situati vicino al ponte sul fiume Dirillo, lungo la statale 115, ripuliti e resi fruibili al pubblico dall’opera meritoria del Signor Giovanni Ventura.
Non che le cose siano andate molto meglio nella provincia di Ragusa. Solo recentemente si è cominciato a comprendere il valore simbolico di questi luoghi. L’Associazione storico culturale Lamba Doria, ormai presente in tutto il territorio della provincia di Ragusa, ha iniziato già da qualche anno un’opera di recupero di questi bunker, con l’intenzione di creare un “Percorso della memoria”, così come fatto in altre parti d’Europa, che possa costituire un itinerario turistico-culturale alternativo che potrebbe fornire un valore aggiunto alle potenzialità del nostro territorio. In alcuni casi le amministrazioni locali sono state lungimiranti, come è accaduto a Ragusa, dove nel 2010 grazie all’opera del nostro referente, Salvatore Marino, si è proceduto al recupero di parte dei bunker di Contrada Camemi, sulla strada Ragusa – Marina di Ragusa, dove il 10 luglio del 1943 trovarono la morte il Sottotenente Giunio Sella e alcuni uomini del suo plotone. Infatti recentemente il comune di Ragusa ha assunto degli impegni precisi circa la valorizzazione dei “Luoghi della memoria” situati sul proprio territorio (delibera del Consiglio Comunale sulla valorizzazione dei siti storici della Seconda Guerra Mondiale); inoltre anche la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Ragusa sta avviando un progetto per la valorizzazione dei siti di maggior interesse, che sono stati già individuati e mappati.
Tale esempio di lungimiranza non è stato però seguito da altre amministrazioni locali, come è accaduto a Vittoria. Nel 2011, infatti, allo scopo recuperare parte dei bunker che costituivano il posto di blocco all’incrocio di Case Berdia, lungo la strada Vittoria – Scoglitti, per la prima volta hanno operato con uno sforzo sinergico, diverse associazioni (Lamba Doria, Protezione Civile del “Gruppo Caruano” di Vittoria, protezione civile di Santa Croce Camerina “P.A. Associazione Volontari del Soccorso”) e ditte private (ditta “Massarotti Bonifiche” di Caltagirone e ditta “Albo” di Acate). Tuttavia, nonostante il lavoro svolto, il comune di Vittoria non ha mai dato segno di voler valorizzare tale luogo, che quindi è ritornato nuovamente in stato di abbandono.
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che la valorizzazione dei “Luoghi della memoria”, costituisce per tutti noi un duplice dovere morale, nei confronti di quegli uomini, finora dimenticati, che hanno combattuto e sono morti credendo nell’ideale di fedeltà alla Patria, e nei confronti delle nuove generazioni, perché è necessario ed importante riportare alla memoria quegli avvenimenti, per far sì che certi orrori non si ripetano mai più, perché soltanto ricordando si crea quella memoria storica che permette la crescita morale di una società.
A tal proposito mi sovviene una frase dettami durante un’intervista da un reduce che aveva combattuto a Gela, l’artigliere padovano Bruno Causin, classe 1922, che con veemenza mi disse :
“bisogna ricordarle queste cose. Io le dico una cosa sola, dopo la guerra, dovevano fare come hanno fatto con la guerra mondiale ‘15-’18, perché io mi ricordo che quando andavo a scuola leggevo la storia d’Italia, i nostri soldati come hanno combattuto dal Piave al Grappa ecc.., invece noi siamo stati dimenticati da tutti, nonostante avessimo fatto il nostro dovere di soldati fino in fondo”.
