Il “caso Manduria” fenomeno che merita molta attenzione.
Vittoria 05/05/2019
Il caso “Manduria” visto e trattato da un “genitore-docente”. Riflessioni, considerazioni e malessere sociale di scottante attualità.
Di FRANCA PRIVITELLI
Il caso di Manduria che in questi giorni sta rimbalzando tra i TG e vari programmi tv di talk show e di dibattito sociale, ha indignato davvero tutti, ma soprattutto noi genitori. Nel caso fosse sfuggito a qualcuno, il caso riguarda le reiterate forme di violenza e maltrattamenti fisici e psicologici, da parte di una baby gang di ragazzi in età adolescenziali perpetrato per 6 anni (alla luce delle attuali indagini )nei confronti di un pensionato affetto da problemi psichici, e morto in condizioni disumane. Purtroppo il caso di Manduria non è che la punta di un iceberg ,di diversi casi simili che finora sono stati sottovalutati e dalla cronaca e da quelle agenzie educative come la famiglia e la Scuola; ed è forse per questo che fino a poco tempo fa la stampa e altri mezzi mediatici, non avevano dato grande risalto a questo tipo di notizie, ma ne hanno dato parecchie sui casi di maltrattamenti di minori da parte dei docenti, da condannare sempre e comunque, che sono un fenomeno di minoranza rispetto ai casi di bullismo e di violenza tra i giovani, ma che entrambi affondano comunque le loro radici in un malessere sociale comune. Purtroppo i casi di violenza , di bullismo e delinquenza giovanile si moltiplicano e si diffondono in modo epidemico, tanto da diventare un fenomeno sociale diffuso, trasversale a tutte le fasce sociali e senza distinzione geografica. Persino nella nostra vicina Modica si è verificato un caso simile a quello di Manduria. Personalmente da genitore rimango allibita quando leggo o vedo in tv , casi come questi, e i sentimenti che provo in , sono la rabbia e l’indignazione. Come docente, professione che svolgo, mi trovo in grande difficoltà, non perché non abbia competenze professionali, ma perché vivo in un momento storico difficile, dove i rapporti tra Scuola e Famiglie, sono ai minimi termini, dove vi è una dicotomia , tra l’intenzionalità e le linee pedagogiche educativo-formative e i valori della Scuola e lo stile educativo-formativo e valoriale di tante famiglie, che sono in totale dissonanza. Allora mi rendo conto che siamo sempre più in emergenza educativa, e come possiamo risolvere il problema? Come ricucire lo strappo tra Istituzione scolastica e famiglie? E’ un percorso difficile, ma non credo impossibile. La Scuola nel suo mandato istituzionale, predispone una serie di offerte formative e predispone una serie di proposte educative collocando il fondamento dell’educazione nella pedagogia della persona umana, rispettandone la sue peculiari caratteristiche identitarie della “singolarità”, ma che si colloca ed entra in relazione tra “societas” e “comunitas”, tra cui intercorrono rapporti dialettici di sussidiarietà. Parte attiva di questo processo educativo sono :l’alunno (l’educando) i genitori e i docenti, educatori entrambi, ciascuno con compiti e ruoli diversi specifici e ben definiti. L’azione educativa deve transitare nell’educando attraverso l’appropriazione dell’esperienza e dei modelli educativi, culturali e valoriali, della vita scolastica e del mondo extrascolastico (famiglia in primis), ed insieme in sinergia concorrono nella formazione dell’educando. Purtroppo oggi si assiste sempre più ad una delegittimazione della Scuola Pubblica e dei docenti, figure preposte al ruolo di educatori , ma le divergenze sull’ intenzionalità educativa , pone la Scuola e i docenti , in una situazione in cui la “dimensione Scuola” non trova corrispondenza nella “dimensione sociale”, e sembra aver perso il focus della sua “mission”. I mutamenti sociali degli ultimi anni, visti attraverso una cornice concettuale : socioeconomica, socioculturale, socioantropologica , il progresso e l’innovazione tecnologica con l’avvento della digitalizzazione e del web che hanno cambiato i rapporti, la comunicazione e le relazioni interpersonali ed umane, hanno reso inefficiente il “Sistema di Qualità” dell’attuale Scuola Pubblica che sembra certificare soltanto un ripiegamento su se stesso. Cosa fare? Se rileggiamo gli studi di alcuni sociologi come George Simmel o Durkheim, che parlano di “differenziazione” sociale e che sotto il termine “differenziazione” Simmel mette a fuoco, l’aumento della complessità sociale : dai fenomeni apparentemente secondari (come la moda, enorme serbatoio di differenze e connessioni tra i gruppi sociali, che proprio nel loro distinguersi si relazionano all’insieme della società),oppure Hegel e Marx che incenatano una teoria, secondo cui vi è una fase (cioè al dominio di un modo di produzione, di una formazione economico-sociale) ci accorgiamo come un processo di differenziazione dei sistemi sociali in un susseguirsi di fasi storiche diverse, anche il concetto di cultura e di educazione acquistano quel grado di differenziazione sociale che ha ricadute nell’attuale società post moderna, dove i cambiamenti congiunturali hanno determinato al cambiamento di : usi ,costumi, valori , sino ad incorporare nuovi schemi , a cui nessuna forma di organizzazione sociale può sottrarsi. Tra i fenomeni più negativi della differenziazione sociale , vi è il fenomeno dell’”individualismo sociale”, che ultimamente, si è trasformato in una straripante espansione dell’ego. E tornando a Simmel che all’epoca e nel suo contesto storico, rilevava che il socialismo non avrebbe abolito le differenze – ormai un dato acquisito nella modernità –, ma le avrebbe spostate da un ambito a un altro, dallo status economico al prestigio sociale, non sbagliava affatto, poiché oggi possiamo traslare lo stesso concetto applicandolo al mondo dei social , dove l’apparire in prima persona , dove il culto della propria immagine e l’edonismo come valore unico ed essenziale di vita, ha dato origine alle attuali figure di “Influencer” che fondano la loro esistenza , soprattutto sul loro prestigio sociale, attraverso il quale ottengono uno status economico , non conquistato con il sudore e per frutto di un duro lavoro e di una consolidata cultura che gli ha permesso di sviluppare precise competenze professionali. Ecco queste nuove figure, viste oggi dalla maggior parte delle giovani generazioni, come dei guru ,o delle icone da emulare, svolgono una funzione di trasmissione di modelli” diseducativi” , paradossalmente con una efficacia maggiore e vincente, rispetto al lavoro sei docenti e alla funzione del sistema di istruzione pubblica. Un danno incalcolabile se si considera non solo la scarsa qualità dei valori etico-morali e dei modelli di vita, che non sono realmente praticabili, raggiungibili e sostenibili dalla massa, ma si tratta soprattutto di un sistema di comunicazione e di informazione dominante che esercitano una pressione e un sovvertimento di norme, regole e schemi. Se osserviamo i nuovi schemi educativi , (riporto da: La famiglia come primo contesto educativo: limiti e possibilità di fronte a un compito irrinunciabile. Di Paola Milani )si vede come sia cambiato anche lo statuto delle persone all’interno della famiglia : si passa dalla predominanza del genitore a quella del figlio. I bambini occupano una posizione dominante nell’ambiente familiare, mentre nella generazione precedente erano i genitori gli attori principali, che insegnavano e gestivano le relazioni. Oggi sono i bambini che prendono le iniziative e le impongono agli adulti che investono, a livello affettivo, sempre più intensamente sui bambini. La pedagogia operativa e razionale delle famiglie moderne ha lasciato il posto a una pedagogia relazionale e emozionale della generazione postmoderna. La dimensione esperienziale è stata sostituita dalla dimensione affettiva che mira innanzitutto alla felicità individuale, alla ricerca del piacere, conta di più ciò che si prova, rispetto a ciò che si produce. I rapporti di potere si trasformano in rapporti di persuasione. e. La modernità difendeva un modello familiare gerarchizzato nel quale l’autorità adulta era incontestabile: era l’adulto che deteneva il potere, il sapere e la ragione, mostrava la strada da perseguire, sapeva ciò che era buono e giusto. Le attuali famiglie optano per uno stile egualitario, favoriscono una prossimità tra genitore e figlio, si sentono in dovere di garantire la libera espressione del figlio, non impongono le regole, ma le negoziano in nome di una libertà condivisa. Ma se, da un lato, ciò rivela un sano puerocentrismo che mette finalmente al primo posto i diritti dei bambini, dall’altro ciò sembra essere sintomo della difficoltà dell’attuale generazione di genitori, sempre più indaffarati e di fretta sembrano in difficoltà ad assecondare il ritmo vero dell’educazione; il tempo lungo della volontà che opera per farsi realtà tende a essere sostituito dal tempo del tutto e subito, della voglia. Non a caso si parla di “bambini Re”. Inoltre, è sempre più difficile definire cos’è una famiglia «normale», soprattutto a fronte di un aumento continuo di famiglie vulnerabili o che comunque vivono situazioni difficili o perlomeno «delicate»: ci sono famiglie con figli disabili, famiglie in cui i genitori soffrono di problemi psicologici, psichiatrici, legati all’alcool-dipendenza o alla tossicodipendenza, famiglie in situazione di povertà economica o socioculturale. Molti genitori sono stanchi, sfiniti , catturati dentro il vortice della vita quotidiana , incapaci di staccarsi dalla loro dipendenza a un sistema di costrizioni e regole che hanno implicitamente incorporato, a un sistema di habitus antichi e quindi non più adeguati a questa nuova società e soprattutto incorporati, ossia che essendo impliciti, non si riesce a «portare a galla» , allora bisogna che intervengano le ISTITUZIONI. Ritorna perciò indispensabile che le istituzioni e noi ci reinterroghiamo sul rapporto tra individuo e società, e se il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti, e viceversa, la Scuola e la famiglia devono ritornare a creare le giuste premesse affinchè queste condizioni affondino le radici in una sana pedagogia educativa, e in quei valori umani ed etici imprenscindibili, che se non trova la cooperazione di tipo strategica da parte delle famiglie , DEVE trovarle nel mandato istituzionale del governo di uno Stato e dei suoi apparati preposti a tali compiti. E dato che la legge sull’autonomia scolastica ha trasformato la Scuola Pubblica , in un’azienda che eroga servizi, o una impresa che si occupa di capitale umano, allora è necessario un nuovo Project management, ossia una nuova gestione di progetto educativo, dove si intende l’insieme delle attività , svolte tipicamente da una o più figure dedicate e specializzate dette project manager( ministri, dirigenti, specialisti del settore : sociologi, psicologi, pedagogisti e docenti in questo caso), volte all’analisi, progettazione, pianificazione e realizzazione degli obiettivi di un progetto, gestendolo in tutte le sue caratteristiche e fasi evolutive, nel rispetto di precisi vincoli, attraverso l’applicazione di conoscenze, attitudini, strumenti e tecniche alle attività di un progetto al fine di conseguirne gli obiettivi. In pratica , questo dovrebbe tradursi nel conseguimento di due obiettivi ben precisi:
1) Trovare nuove modalità di gestione della Scuola, con maggiori investimenti finanziari sia in strumenti e spazi adeguati ( tempi scuola allungati-aule a norma, laboratori vari, campi sportivi, piscine ) e docenti più formati e valutati annualmente con test psico-attitudinali e culturali, con retribuzioni,tutele e garanzie adeguate all’impegno e alle responsabilità. 2) Ampliamento delle funzioni e dei poteri dei docenti. E nel caso di genitori che presentino mancanza di strumenti cognitivi, culturali e valoriali , i quali non percepiscono, celano o sottovalutano i problemi dei figli , per darsi o rientrare in un ‘ immagine di ” normalità”, è necessario rivedere la legge e dare potere e facoltà ai docenti , di poter intervenire con strumenti e misure educativo-formative ad hoc necessarie , per migliorare la qualità di vita del minore e favorire lo sviluppo di competenze , necessarie al minore , che gli permettano durante la sua crescita e da adulto di autodeterminarsi in piena autonomia e consapevolezza. Finora invece si assiste all’impotenza dei docenti davanti a casi di bambini che presentano forme di disagi o di svantaggi per motivi socio-economici e per motivi di handicap, e nonostante le segnalazioni e le relazioni redatte dagli insegnanti, queste non trovano né seguito né applicazioni. Tutto questo comporta non solo una inefficienza del sistema , ma soprattutto comporta un danno e una lesione dei diritti dei minori. Chi li risarcirà ? Chi da il diritto ai genitori di poter scegliere arbitrariamente il futuro dei loro figli, privandoli di misure e strumenti educativi adeguati ,che loro non sanno o non possono offrire e non sono in grado di stabilire, per mancanza di conoscenze? Chi gli da il diritto di interferire e limitare l’introduzione e l’ ausilio di strumenti educativi complementare ai tradizionali , per poter esser in grado in futuro di poter esercitare il proprio diritto di autodeterminarsi? Se lo Stato è l’organizzazione che i cittadini aventi una stessa lingua e una stessa cultura si sono dati tutti, stabilendosi su un territorio comune, e allo Stato viene riconosciuta la superiorità di una legittima autorità, competente a stabilire e darsi leggi, ordinamenti, norme e regole, atte a regolamentare la comune e civile convivenza di tutti , nel riconoscimento di diritti e doveri uguali per tutti, allora tutti abbiamo l’obbligo di sottostare ad un insieme di norme, comprese quelle della formazione e dall’istruzione obbligatoria ,da parte dello Stato ,attraverso l’Istituzione della Scuola Pubblica. Partendo da tale premessa, Io personalmente , da mamma e da docente auspico in una presa di coscienza della società tutta, delle istituzioni tutte e soprattutto in una revisione di alcune leggi afferenti la funzione e i compiti dei docenti, e soprattutto auspico una nuova e vera Riforma della Scuola, dove lo Stato faccia sentire la sua AUTORITA’.