Il consiglio dei ministri impugna la legge sui liberi consorzi: Le considerazioni dell’associazione dei comuni siciliani
Palermo, 5 ottobre 2015 – L’impugnativa non è più una minaccia, ma una realtà. Il Consiglio dei Ministri ha fatto scattare la mannaia sulla legge regionale 15/2015 che istituisce i “Liberi consorzi e le Città metropolitane in Sicilia”.
Già più volte l’AnciSicilia aveva espresso forti dubbi di legittimità costituzionale sulla legge e aveva sottolineato il rischio di caos e ingovernabilità che avrebbe potuto replicare la drammatica esperienza che vede tutt’oggi inapplicata la legge di riforma sulla gestione del sistema integrato dei rifiuti (9/2010).
La decisione del Consiglio dei Ministri arriva a due mesi di distanza dall’invio di una lettera dell’Associazione dei comuni siciliani indirizzata al Presidente Renzi, al ministro Alfano e al Presidente dell’Ars Ardizzone, in cui venivano sollecitati a valutare bene la coerenza della legge, approvata il 30 luglio scorso. Le osservazioni, evidenziate nella lettera del 4 agosto scorso, erano state autonomamente condivise da numerosi sindaci dell’Isola che si erano detti anche pronti a sostenere tutte le iniziative dell’ Associazione avverse alla legge. Da tempo l’AnciSicilia sosteneva l’incongruenza della riforma siciliana con quanto disposto su scala nazionale dalla riforma Delrio. L’assenza del voto ponderato, la mancata corrispondenza, in Sicilia, della figura del sindaco metropolitano con quella del sindaco del centro capoluogo, così come altre anomalie della legge 15/2015, non fanno altro che manifestare una volontà inaccettabile di tornare ad un sistema assai poco trasparente della governance territoriale”.
L’AnciSicilia evidenzia, infine, che senza lo stop a questa legge si sarebbe aggravato, senza ombra di dubbio, lo stato di calamità istituzionale in cui versa la nostra Regione che va di pari passo al disastro di una gestione affaristica di acqua e rifiuti. Si è trattato, quindi, dell’ennesimo scivolone amministrativo di questo governo che continua a non rispettare il patto coi siciliani, ovvero assicurar loro delle buone leggi lontane da inciuci e da mortificanti pasticci legislativi.