“Il mistero del Tesoro del Castello dei Principi di Biscari di Acate”, tra leggenda e realtà.
Salvatore Cultraro, Acate (Rg), 18 febbraio 2019.- Sono numerose le leggende legate all’imponente maniero di Acate, il cui nucleo originario risale al 1494, con successivi ampliamenti del 1600 e 1700. Leggende sul Santo Martire Vincenzo, diacono di Saragozza, le cui spoglie mortali si conservano nell’omonima chiesa annessa al castello, leggende su episodi delittuosi attribuite a Principesse e leggende su un ipotetico “tesoro”. Un tesoro che, secondo qualcuno, sarebbe ancora nascosto in qualche angolo segreto del castello e mai rinvenuto nonostante i vari tentativi di qualche “audace cacciatore di tesori”. Una di queste leggende è stata anche riportata nel volumetto, “Itinerario storico, artistico e ambientale del territorio di Acate”, edito nel corso dell’anno scolastico 1997/1998 dagli alunni delle classi, quarta “C” e quinta “E”, del Circolo Didattico di Acate, coordinati dalle insegnanti Rita Galofaro, Giuseppa Mirabella, Giuseppa Vitaliti e Santa Vitale. “Secondo un’antica leggenda nei sotterranei del Castello di Biscari era custodito un tesoro ( a truvatura). Si trattava di monete d’oro sistemate in bauli che erano appartenuti ad uno dei principi di Biscari ma che misteriosamente erano scomparsi. A tal proposito raccontano che molti temerari hanno cercato invano questo tesoro che era legato ad un incantesimo. Pare che alcuni non siano più tornati perché non riuscirono a trovare la via del ritorno e che altri siano rimasti pietrificati non appena toccato il tesoro”. Quella del misterioso “tesoro” è, forse, la leggenda che ha maggiormente stuzzicato la fantasia, e non solo, di numerosi improvvisati cercatori, convinti, forse, che probabilmente di sola leggenda non si trattasse. In effetti ogni leggenda ha quasi sempre un pizzico di verità. Verità che nel tempo e nei vari passaggi della sua trasmissione orale viene poi ulteriormente alterata, arricchendola, sempre più, di fantastici particolari. Infatti, anche la leggenda del “tesoro nascosto nel castello” di Acate si baserebbe su di un fatto realmente accaduto, un vero tesoro accuratamente occultato. Verso la fine del 1699, Ignazio Paternò Castello III Principe di Biscari, la moglie donna Eleonora Paternò, il figlio di quattordici anni Vincenzo ed alcuni servi fidati, partirono da Biscari alla volta di Roma per partecipare al Giubileo indetto da Papa Innocenzo XII. A quei tempi certo non si viaggiava in aereo o con i Freccia Rossa, bensì in carrozza. Viaggi lunghissimi ed estenuanti, nonché pieni di pericoli. Pertanto si sapeva quando si partiva ma non certo quando si arrivava o peggio ancora quando si sarebbe potuto far ritorno a casa. Consapevole di questi potenziali rischi, il Principe Ignazio, pensò bene di portare con se per precauzione molti, “zicchini d’oro” ed allo stesso tempo si preoccupò di conservare bene, nascondendolo in un luogo sicuro del castello, il suo notevole patrimonio, come ci attestano dei documenti i quali riportano le testimonianze di alcuni servi, presenti ai preparativi per la partenza. Una di queste testimonianze dirette ci viene riferita da un bottegaio di Biscari, esperto in “statia”, chiamato in suo aiuto dal Principe e riportato in un passo del volume “Biscari e il suo Martire che sorride”, edito da don Rosario Di Martino. “Io Rosario Mazzone di questa terra del Biscari dichiaro e certifico…con giuramento…prima di partirsi di questa predetta terra…il Signor Principe D. Ignazio Paternò Castello con la Signora Principessa per andare a Roma…fui chiamato nel Palazzo… a pisare un sacco che fu di rotula sessantatre in circa…ed havendo dimandato che cosa vi era di dentro mi rispose detto Signor Principe, essere chiova, che avendolo toccato con le mani viddi e conobbi essere denari…10 novembre 1709” (Archivio di Stato di Catania-Fondo Biscari- n. provv 441). Un’altra conferma dell’esistenza del tesoro ci viene fornita da una simile testimonianza resa da un tale Giuseppe Ventura, Procuratore del Principe Ignazio. “Mentre si haveva deliberato di partire per il detto anno Santo, un giorno detto Signore Principe e la Signora Principessa mi fecero portare da sette a otto sacchi in circa di monete, che portai io stesso ed altri sette sacchi in circa li fecero portare da Bartolomeo Costantino, Paggio…quali sacchi li levarno detti Signori, Principe e Principessa, dalle stanze del Palazzo di sopra, e quelli collocarono nelle stanze di sotto in una cascia grande…si come ancora in detta stanza conservarono molta robba d’Argenteria ed Oro…” (Archivio di Stato di Catania- Fondo Biscari, n. provv. 441). Il tesoro quindi esisteva davvero ed era stato conservato accuratamente dal Principe e dalla Principessa in qualche ben nascosto sotterraneo del castello. Ma sembra del tutto improbabile che esso vi sia rimasto per tanti secoli. Il Principe Ignazio, infatti, era stato molto lungimirante e le sue preoccupazioni non erano state vane. La sua permanenza a Roma fu brevissima, egli, infatti, si ammalò gravemente e sembra che sia morto durante il viaggio di ritorno sulla nave, nei pressi di Milazzo, il 28 febbraio del 1700. La moglie Donna Eleonora Paternò, che secondo un’altra leggenda sarebbe la famigerata Principessa che avrebbe fatto morire nei sotterranei del Castello una serva, amante del marito, cospargendola di miele e facendola divorare dalle api, rimasta vedova alla giovane età di 25 anni, ben presto si risposò con Don Guglielmo Di Stefano di Scicli. Ed il tesoro nascosto che fine aveva fatto? Probabilmente fu subito recuperato, al suo rientro da Roma, da Donna Eleonora. Sempre nel suo libro, don Rosario Di Martino ci parla di una articolata lite tra il nuovo Principe, Vincenzo e la madre, Donna Eleonora, che ne era stata tutrice. Don Vincenzo, infatti, fece causa alla madre chiedendo conto e ragione di una, “ingente quantità di somma di denaro e robbe”. “L’Illustre Principe di Biscari- si legge in un documento conservato presso l’Archivio di Stato di Catania, Fondo notarile, II versamento- pretende da detta Donna Aleonora, sua madre, che debba restituire al medesimo Illustre Principe ereditario…una non indifferente e gran quantità e ingente somma di denaro e robbe, oggetti d’oro, di argento, stoffe di seta…che erano rimaste dopo la morte del fu Illustre Don Ignazio Principe…e pervenuti in potere di detta D. Leonora”. Il probabile tesoro di Don Ignazio, quindi, recuperato dalla moglie alla sua morte, ovvero il “misterioso tesoro del Castello di Biscari”, che poi tanto leggenda non era e che ormai è inutile che gli improvvisati, “cacciatori di tesori”, continuino a cercare in quanto, già da qualche secolo, mondanamente sperperato da Donna Eleonora Paternò.