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Ragusa, 12 dicembre 2014 Quarant’anni sul palcoscenico. Un traguardo storico per una compagnia amatoriale altrettanto storica dell’area iblea. I festeggiamenti del Piccolo Teatro Popolare di Ragusa, nato nel 1973 e costituito formalmente l’anno dopo, inizieranno nella seconda metà del mese di dicembre per concludersi a marzo del prossimo anno. Un gruppo che, attraverso le sue rappresentazioni, ha scandito la storia della città. “A quel tempo – raccontano Antonino Marù e Gianni Ancione, rispettivamente presidente e vicepresidente dall’associazione – il luogo d’incontro dei giovani ragusani era il bar Mediterraneo di via Roma. Noi, invece, abbiamo voluto fare scelta diversa. Cominciò, così, quasi per caso la lettura e poi la messa in scena di alcuni copioni, scritti da quel grande catalizzatore di giovani che è stato padre Adalberto Togni, nel salone teatrale della chiesa del Carmine”. Successivamente, il gruppo sperimenta la possibilità di proporre sul palcoscenico i classici delle commedie dialettali, da Fiat Voluntas Dei all’Eredità dello Zio Canonico, da Gatta ci Cova a San Giovanni Decollato, dall’Aria del Continente all’Altalena. “Era un buon periodo per il teatro amatoriale a Ragusa – dice Antonino Marù – i due gruppi storici eravamo noi e “La Piccola Accademia”: loro con la proposta di lavori in lingua italiana e noi con opere dialettali, integravamo e completavamo l’offerta di teatro amatoriale in città”. Nel 1993 la compagnia decide di abbandonare il dialettale puro e di sperimentare altre formule teatrali, prima con “La Scatola di Marlene” appositamente scritta dal compianto Nino Criscione, fondatore del teatro “La Mongolfiera”, oggi cinema Lumiere, proprio per gli amici Piccolo Teatro Popolare. “Abbiamo inizialmente utilizzato un linguaggio misto italiano-siciliano – dice Gianni Ancione – poi con le “Le Sorprese del divorzio”, la sperimentazione si è orientata verso una forma italiana intercalata dal dialetto siciliano, con frasi appositamente studiate, tali da dare enfasi e forza espressiva alla recitazione, un po’ quello che sarà poi il linguaggio utilizzato dal televisivo commissario Montalbano”. Il cammino del Piccolo Teatro Popolare prosegue con: “Niente da dichiarare”, una classica commedia degli equivoci, ambientata nella Parigi di fine Ottocento e recitata interamente in lingua italiana, poi “Ora no, tesoro” , “Il penultimo scalino”, e “Tre padri, tre mariti e un figlio”. Tutte le opere portate in scena sono state ridotte ed adattate dal regista del gruppo Giovanni Dimartino. “Per celebrare in maniera degna questo anniversario – dicono ancora Marù e Ancione – come gruppo teatrale, che è poi diventato, negli anni, una vera e propria comitiva di amici, abbiamo deciso di mettere in scena, da qui sino alla fine di marzo, due commedie significative del nostro repertorio e un lavoro, per noi, inedito. Iniziamo con l’atteso nostro cavallo di battaglia, “U Truonu ri Marzu” di Vincenzo Scarpetta, con un attivo, per quanto ci riguarda, di circa 150 repliche. Proseguiremo con “Il Penultimo Scalino” divertentissima commedia noir, che invita alla riflessione sui complessi rapporti uomo-donna. Concluderemo questa minirassegna con la nuova commedia “Lepri, Conigli e Amanti”, il cui tema conduttore è la seduzione, le occasioni mancate, i tradimenti svelati. “Ci preme ricordare – conclude Marù – la preziosa collaborazione dello scenografo Giorgio Battaglia e della costumista Giovanna Raniolo”.