“Il sentiero dei nidi di ragno: la guerra vista attraverso lo sguardo di Pin” di Giovanna Carbonaro
Redazione Due, 17 giugno 2015.- Stamane l’attesa prima prova, la prova di italiano, ai maturandi italiani ha riservato la piacevole sorpresa di Italo Calvino, il cosiddetto “scoiattolo della letteratura” e l’analisi della sua opera di debutto (nel panorama della letteratura italiana di fine anni’ 40 del secolo scorso), “Il sentiero dei nidi di ragno”. Ma chi è Calvino? Calvino proveniva da una famiglia agiata ligure, figlio di un professore universitario di agraria. Il padre vorrebbe che seguisse le sue orme e per un anno Italo frequenta la facoltà di Agraria. Ma la passione per la letteratura prende il sopravvento, così si iscriverà alla facoltà di Lettere di Torino, nella quale conseguirà la laurea con un tesi in Letteratura inglese su Conrad. Tuttavia la seconda guerra mondiale infuria e, come molti giovani della sua età che poi diverranno anch’essi scrittori (ricordiamo Beppe Fenoglio ed Elio Vittorini), nel 1943 sceglierà la lotta partigiana. Finito il conflitto, troverà lavoro presso la casa editrice Einaudi di Torino. Nel 1947 debutto come scrittore con il romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno”. Di cosa parla quest’opera? ‘E la storia della guerra partigiana raccontata dal punto di vista di un ragazzino di Pin. Perché Calvino sceglie l’ottica di un bimbo e non quello di un adulto (come lui, che in prima persona aveva vissuto la guerra combattendo come partigiano)? Calvino lo sceglie per ottenere il più alto grado possibile di straniamento drammatico: la guerra è narrata attraverso uno sguardo straniato che non è in grado di capire. Pin vive la guerra partigiana senza capirne il limite e il significato. Tutto viene visto con occhio ingenuo, che però ci restituisce particolari che sarebbero difficili da percepire. La tecnica letteraria di raccontare eventi drammatici con l’ottica di sguardi innocenti è una tecnica già usata nella letteratura anglosassone come in Kipling (amato da Calvino). In particolare Pin si rifà al libro proprio di Kipling, “Kim”, storia di un orfano, che cerca di capire il mondo in cui vive e di trovare un maestro che possa aiutarlo a crescere. Pin è anch’egli un orfano. Vive con la sorella, la “nera” che si prostituisce con i soldati tedeschi. Il piccolo le trova i clienti. Nonostante la giovane età, Pin si comporta come un uomo, sia nel modo di agire che di parlare, anche se non capisce in toto la realtà in cui vive. Cresce in un mondo degradato, assiste a stragi, uccisioni, violenza. L’unico amore che conosce è quello brutale e carnale della sorella, che per soldi “si accoppia” con i tedeschi. ‘E un essere solo che cerca di sopravvivere in un mondo bestiale. Una notte, per vincere una scommessa con gli avventori del bar che frequenta, ruba una pistola ad un amante della sorella e la va a nascondere in un sentiero, dove i ragni nidificano. Questo atto provoca il suo arresto e una serie di vicissitudini che lo porteranno a vivere con i partigiani. Il romanzo si conclude con Pin che rimane con un partigiano, Cugino, che si prefigura come la guida che il protagonista di Kipling cerca. Si può affermare che “Il sentiero dei nidi di ragno” è un romanzo di formazione. Il vero tema non è la guerra partigiana ma la perdita dell’innocenza. Non solo quella di Pin ma anche dei partigiani, che per la maggior parte sono dei ragazzi adolescenti. Il sentiero dei nidi di ragno è metaforicamente il sentiero della morte per questi ragazzi impegnati nella resistenza e dove la formazione (causa appunto la morte) non avviene. L’infanzia negata è il tema portato dalla guerra.
Il romanzo viene presentato al premio Riccione. Venne ristampato nel 1953 e nel 1964. Si può ascrivere nel filone del Neorealismo. Bibliografia: lezione di Letteratura italiana moderna 2013-2014, Professor Bruno Basile, Italianistica, Università di Bologna.