E’ quanto ha chiesto la Cia oggi nel corso dell’audizione informale sul tema presso l’Ufficio di Presidenza della commissione Finanze del Senato.
Cancellazione o modifica sostanziale della norma che riduce sensibilmente i territori esenti da Imu, anche dopo l’approvazione del decreto legge n.4 del 24 gennaio: lo ha chiesto la Cia-Confederazione italiana agricoltori nel corso dell’audizione informale sul tema che si è tenuta oggi presso l’Ufficio di Presidenza della commissione Finanze del Senato.
La Cia ha sottolineato come, a differenza di quanto chiesto da tempo, anche con il nuovo provvedimento non sono state affrontate le problematiche strutturali della tassazione immobiliare dei terreni agricoli e in generale dei terreni utilizzati quali beni strumentali dalle imprese agricole, ma ci si è limitati a una valutazione di carattere esclusivamente finanziario.
Ma gli agricoltori, pur con il senso di responsabilità che li ha sempre caratterizzati, considerano assolutamente ingiusta questa nuova imposta e trovano insostenibile l’aggravio tributario che devono sopportare -ha spiegato la Cia-. In molti casi si tratta di pensionati che percepiscono meno di 500 euro al mese e sono costretti a pagare migliaia di euro di Imu, con l’aggravante che spesso il valore aggiunto ottenuto dall’attività agricola non copre l’ammontare dell’Imu dovuta.
Con questi criteri di esenzione, e alla luce della posizione assunta dal Dipartimento delle Finanze, vengono oltretutto penalizzate le imprese familiari e tutte le iniziative finalizzate al ricambio generazionale -ha aggiunto la Cia- dove frequentemente il genitore concede in affitto o in comodato il proprio terreno agricolo ai figli affinché proseguano l’attività agricola. L’esclusione di questi terreni, ubicati in comuni parzialmente montani, dalla possibilità di beneficiare dall’esenzione Imu, rappresenta una incomprensibile limitazione all’utilizzo di queste forme di utilizzo del fattore terra.
La Cia ha poi ribadito la sua netta contrarietà in merito all’abrogazione delle norme previste dal Dl competitività e dalla legge di Stabilità a favore delle imprese agricole finalizzate alla riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori agricoli dipendenti assunti a tempo determinato per coprire il minor gettito atteso dall’Imu sui terreni agricoli.
Per tutti questi motivi, c’è bisogno di un intervento di revisione strutturale del testo contenuto nel decreto legge -ha evidenziato la Confederazione- che tenga conto, tra l’altro, della condizione in cui versa il settore agricolo stretto tra crisi di mercato, taglio dei consumi e crolli della produzione, e soprattutto consideri la funzione essenziale e prioritaria degli agricoltori nella tutela e presidio del territorio, in particolare nelle aree marginali di montagna, di cui beneficia l’intera collettività.