Ragusa – Dal 30 giugno al 30 luglio 2017, in Sicilia, nella splendida cornice barocca di Ibla, si svolgerà la VI edizione di Ragusa Foto Festival, prodotto dall’associazione culturale “Antiruggine”, dedicato al linguaggio della fotografia che più di altri comunica e interpreta la complessità della società contemporanea. L’inaugurazione si terrà venerdì 30 giugno e sarà l’occasione per presentare i protagonisti e le novità dell’edizione 2017.
Durante le giornate inaugurali, da venerdì 30 giugno a domenica 2 luglio, si svolgeranno seminari, proiezioni, educational, premio portfolio, talk, animati da protagonisti della fotografia di primo piano che solleciteranno un confronto fra le differenti espressioni di creatività, promuovendo una riflessione attorno al tema di quest’anno, le metamorfosi del territorio.
Per l’edizione 2017, Ragusa Foto Festival volge lo sguardo oltre il Mediterraneo per dedicarsi ai cambiamenti del territorio provocate da comportamenti che mettono quotidianamente in pericolo il pianeta e l’umanità. Solo negli ultimi anni sta maturando una certa sensibilità rispetto alla necessità di una vera alleanza tra l’uomo e l’ambiente. In questo scenario la fotografia assume un ruolo centrale per denunciare i disastrosi effetti dei cambiamenti climatici e degli stili di vita contemporanei nel mondo, non solo nella dimensione del consumo delle risorse ma anche dei diritti umani e del poter fare. I progetti esposti in occasione della sesta edizione, mostrano quello che si sta già verificando, ponendo l’accento sull’urgenza di intervenire prima possibile.
Il festival è prodotto dall’associazione culturale Antiruggine, in collaborazione con il Comune di Ragusa, e patrocinato dal Libero Consorzio dei Comuni di Ragusa e dalla Camera di Commercio. Quest’anno la direzione artistica del festival si avvale di un comitato scientifico composto dai fotografi Fabio Florio, Roselena Ramistella, Javier Marcelo Cabrera e della fondatrice Stefania Paxhia, giornalista.
PREMIO MIGLIOR PORTFOLIO – Anche quest’anno, grazie al sostegno dei nostri sponsor, l’iscrizione alle letture portfolio rimane gratuita. Inoltre, chi partecipa alle letture, potrà candidarsi alla selezione per il Premio Miglior Portfolio 2017. Il festival garantirà al vincitore un premio di 500 euro e la produzione ed esposizione della mostra all’edizione 2018. La giuria, composta da tutti i lettori coinvolti, decreterà il migliore portfolio.
Per l’edizione 2017 i lettori sono Paola Binante, fotografa professionista, docente e coordinatrice del corso specialistico di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e del corso specialistico in Fotografia all’ISIA, (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Urbino; Enrico Bossan fotografo e scopritore di talenti, responsabile del dipartimento di Fotografia della scuola Fabrica del Gruppo Benetton, direttore editoriale di Colors magazine e responsabile dell’area Editorial; Benedetta Donato curatrice indipendente, collabora stabilmente con diverse realtà espositive ed editoriali italiane. Lettore portfolio e membro di giuria in note manifestazioni e festival di settore. E’ contributing editor per le riviste IL FOTOGRAFO e EYESOPEN!; infine Paolo Versone, fotografo e membro della Agence VU di Parigi, collabora con le principali riviste italiane e internazionali.
“COMUNCARE LE METAMORFOSI DEL TERRITORIO ATTRAVERSO IL FOTOREPORTAGE”. Sabato 1 luglio 2017, alle ore 18.30 presso l’auditorium San Vincenzo Ferreri, tra gli eventi in programma durante le giornate inaugurali, si tiene il seminario che varrà per la formazione obbligatoria dei giornalisti. Per iscriversi all’evento, promosso dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, basta accedere alla piattaforma SIGEF .
Raccontare, comunicare e informare tramite il linguaggio della fotografia per far conoscere i cambiamenti in atto e divulgare la necessità urgente di affrontare le giuste misure per proteggere il nostro pianeta, la società, i diritti umani e promuovere la giustizia sociale tra le popolazioni vulnerabili. La fotografia assume un ruolo centrale per denunciare le disastrose conseguenze dei cambiamenti climatici nel mondo e degli stili di vita contemporanei, non solo nella dimensione del consumo delle risorse ma anche del valore del tempo e del dover fare.
Saranno presenti: Francesco Zizola, fotogiornalista agenzia Noor, Amsterdam ; Hossein Farmani, fondatore premio Lucie Awards, Los Angeles, Paolo Verzone, fotoreporter membro Agence VU, Silvia Gaiani, ricercatrice in tematiche ambientali, Università di Bologna; Sandro Serenari presidente E-q o, associazione non profit rappresentata al Parlamento europeo.
SLIDELUCK GOES TO RAGUSA FOTO FESTIVAL. Tra le iniziative in programma, durante le giornate inaugurali, Ragusa Foto Festival 2017 è lieta di portare Slideluck un’organizzazione artistica, internazionale e no-profit, con sede a New York, che si dedica alla creazione e al rafforzamento del senso di aggregazione e di condivisione attraverso la fotografia.
L’evento prevede la proiezione di una selezione di lavori provenienti dall’archivio di Slideluck global, a cura di Maria Teresa Salvati responsabile europea di Slideluck, dedicata al tema dell’edizione 2017, le metamorfosi del territorio provocate da comportamenti che mettono quotidianamente in pericolo il pianeta e l’umanità.
Dal 2000 Slideluck organizza eventi in oltre 100 città in tutto il mondo mostrando i lavori di più di 10.000 artisti. L’organizzazione funge da vetrina per l’esposizione di progetti innovativi e si rivolge a fotografi, curatori, collezionisti ed editor, in un contesto creativo e conviviale.
AUTORI E MOSTRE. A Palazzo Cosentini dal 30 giugno al 30 luglio sono in mostra due collettive e quattro autori di fama internazionale che rivelano il rapporto fra l’uomo e l’habitat che gli è stato affidato. “Climate Change Evolution”, è stata realizzata per l’apertura della XXI Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (COP21) a Parigi. La collettiva comprende gli scatti di grandi autori contemporanei, alcuni dei quali hanno dedicato le proprie vite a documentare le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici, ed è curata da Hossein Farmani, fotografo e fondatore della Lucie Awards Foundation.
Tra le tragiche conseguenze dei cambiamenti climatici c’è l’innalzamento del livello dei mari. Quest’anno Francesco Zizola, fra i tanti reportage dedicati al mare, porta a Ragusa Foro Festival “The dark side of the (honey) moon” uno dei suoi progetti dedicati alle isole Maldive, paradiso in pericolo che rischia di scomparire sommerso dall’Oceano Indiano come conseguenza del riscaldamento globale.
Il fotogiornalista tedesco Peter Bauza, vincitore WPP 2017, con il suo racconto visivo “Copacabana Palace”, rivela la dura quotidianità di oltre 300 famiglie che occupano un complesso condominiale mai terminato, costruito oltre 30 anni fa, a circa 60 km dalla capitale carioca. Sono il volto scomodo delle Olimpiadi di Rio 2016.Quasi sempre accanto ai paesaggi del degrado ambientale, si trovano territori in stato di abbandono e rovina, caratterizzati da povertà, mancanza di lavoro ed emarginazione.
L’altra collettiva, “Territorio di formazione” curata dalla fotografa e docente Paola Binante, nasce dalla riflessione sulla portata metodologica dello studio della fotografia nelle istituzioni italiane di Alta Formazione Artistica (Accademia di Belle arti di Bologna e ISIA di Urbino); comprende i lavori di sette giovani autori italiani, e approfondisce l’uso della fotografia come strumento di ricerca sul territorio partendo dal presupposto che la comunicazione visiva è un mezzo per analizzare, una scrittura capace di diverse interpretazioni. A questa evidenza, nel lavoro di Piergiorgio Sorgetti e Mattia Parodi, si affiancano l’applicazione di un metodo in parte scientifico, il ricorso all’archivio come innesco di un processo di rilettura del territorio in quello di Caterina Iiriti, la combinazione tra realtà e visione nella sua possibile ambiguità per Vanesa Lucchetti e Andrea Lopetrone, fino alla riflessione del luogo traslata dal racconto per Raffaella Losito e Igor Londero.
Il progetto di Andrea Alessio, “Un_Natural Bestiary”, denuncia come sia morta la nostra natura animale chiusa su sé stessa tra i propri artifici, quasi come un orso indotto tra le rocce finte in uno zoo o di un museo, dove capita di non distinguere un animale vivo, ferito nel suo istinto, da un animale imbalsamato, rigido e goffo allo stesso tempo.
Insomma affrontare le questioni ambientali nella loro diversità non è un compito facile e diventa sempre più allarmante. Guia Besana nel suo progetto dal titolo “Poison”, cerca di rappresentare visivamente la sua preoccupazione per i disastri causati da certi comportamenti umani sbagliati. Immagini di donne che si trovano, in maniera sentimentale, all’interno di scene di distruzione e corruzione compiuta o che definiscono candidamente l’inevitabile conseguenza. che non prendono in considerazione i rischi a cui il nostro pianeta e suoi abitanti stanno andando incontro.
IL FESTIVAL
Giunta alla sesta edizione, Ragusa Foto Festival è un’iniziativa culturale dedicata alla fotografia contemporanea, alla sua ricerca e alla sua capillare espansione come arte e come strumento di comunicazione. Un laboratorio di creatività che promuove un confronto sui codici della fotografia, sulla formazione e sulla professione insieme con autori, critici, docenti, photo editor. L’obiettivo è creare un circuito virtuoso tra professionisti e appassionati, giovani talenti e autori e addetti ai lavori di primo piano.
Dal 2012 mostre fotografiche ed eventi, dedicati ogni anno a un tema specifico, animano i palazzi storici di Ragusa Ibla, una delle città barocche più belle d’Italia, nel cuore del Mediterraneo, dando una forte visibilità alla bellezza di un territorio al confine sud dell’Europa e coinvolgendo un pubblico sempre crescente di appassionati e di visitatori.
Dal suo debutto hanno partecipato diversi artisti di fama internazionale e tantissimi giovani fotografi. Tra gli autori che hanno partecipato in questi anni: Enzo Sellerio, Giovanni Chiaramonte (direttore della seconda edizione), Mario Dondero, Gabriele Basilico, Giuseppe Leone, Fausto Giaccone, Letizia Battaglia, Mario Cresci, Ferdinando Scianna, Tano D’Amico, Nino Migliori, Ivo Saglietti, Shobha Battaglia, Olivo Barbieri, Maurizio Galimberti, Davide Monteleone, Francesco Zizola, Alessandro Penso, Umberto Agnello, Mimì Mollica, Alfredo D’Amato, Silvia Amodio, Filippo Romano, Gianni Cipriano, Carmen Mitrotta, Carlo Giunta, Silvia Morara, Nikolas Ventouralis, Moira Ricci, Alterazioni Video.
La manifestazione ha conquistato la fiducia di realtà private quali Banca Agricola Popolare di Ragusa, De Stefano Palace, Ottica Spoto, CoraBanche, Gruppo Fiat SCAR, Despar, Galleria Soquadro, Leggio Ferramenta, Siet Di Pasquale, che credono nella valorizzazione dei nostri luoghi attraverso eventi ad alto contenuto di cultura, professionalità e competenza.
EDIZIONE 2017
Le metamorfosi del territorio
30 giugno – 30 luglio
PROGRAMMA GIORNATE INAUGURALI
Venerdì 30 giugno
Ore 18:00 – Auditorium San Vincenzo Ferreri
Apertura Festival, presentazione ospiti ed eventi in programma
Ore 20:00 – Palazzo Cosentini
Visita mostre e aperitivo opening sul terrazzo di piazza Repubblica
Sabato 1 luglio
Ore 10:00 – 13:00 Terrazzo in Piazza Repubblica
Letture Portfolio, giovani fotografi e amanti della fotografia potranno far visionari i loro
lavori dai seguenti critici:
Enrico Bossan, fotografo e direttore di Fabrica, centro di ricerca sulla comunicazione fondato da Benetton Group con una gamma di discipline varia che include design, grafica, fotografia, interaction, video, musica e giornalismo.
Paola Binante, docente Isia di Urbino e Coordinatrice Corso Fotografia, Accademia Belle Arti di Bologna;
Benedetta Donato, curatrice indipendente, presidente di “PianoB”;
Paolo Verzone fotografo dell’agenzia VU, Parigi;
Ore 16:00 – 18:00 – Sala Antico Convento
Seminario Personal branding for photographers a cura di Maria Teresa Salvati
Ore 18:30 – 20.30 – Auditorium San Vincenzo Ferreri
Seminario “COMUNCARE LE METAMORFOSI DEL TERRITORIO ATTRAVERSO IL FOTOREPORTAGE
Sabato 1 luglio 2017, alle ore 18.30 presso l’auditorium San Vincenzo Ferreri, tra gli eventi in programma durante le giornate inaugurali, si tiene il seminario che varrà per la formazione obbligatoria dei giornalisti. Per iscriversi all’evento, promosso dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, basta accedere alla piattaforma SIGEF.
Raccontare, comunicare e informare tramite il linguaggio della fotografia per far conoscere i cambiamenti in atto e divulgare la necessità urgente di affrontare le giuste misure per proteggere il nostro pianeta, la società, i diritti umani e promuovere la giustizia sociale tra le popolazioni vulnerabili. La fotografia assume un ruolo centrale per denunciare le disastrose conseguenze dei cambiamenti climatici nel mondo e degli stili di vita contemporanei, non solo nella dimensione del consumo delle risorse ma anche del valore del tempo e del dover fare.
Ospiti:
Hossein Farmani, fotografo internazionale, curatore di esposizioni e gallerie d’arte, filantropo, fondatore e Presidente di Lucie Awards (New York)
Silvia Gaiani, ricercatrice ambiente, università Bologna
Paolo Verzone, fotoreporter agenzia VU, Parigi
Francesco Zizola – fotoreporter agenzia Noor, Amsterdam
Sandro Serenari – presidente di E-qo, (http://e-qo.eu) organizzazione non profit rappresentata al Parmamento UE
Andrea Alessio – Fotografo e artista ambientalista
Ore 21:00 – Auditorium San Vincenzo Ferreri
Proiezioni Slideluck, piattaforma internazionale di fotografia con sede a New York.
Dal 2000 Slideluck ha organizzato eventi in oltre 100 città in tutto il mondo.
L’organizzazione funge da vetrina per l’esposizione di progetti innovativi e si rivolge a
fotografi, appassionati, curatori, collezionisti ed editor, in un contesto creativo.
Domenica 2 luglio
ore 10:00 – 13:00 – terrazzo piazza Repubblica
Letture Portfolio
Ore 17.30 – 19.00 Auditorium San Vincenzo Ferreri
Talk “Reportage e Socialmedia, come i socialmedia possano amplificare il
messaggio” con Peter Bauza, Paolo Verzone, Enrico Bossan e Benedetta Donato
A seguire premiazione vincitore Letture Portfolio e chiusura della VI edizione
MOSTRE
Climate Change Transition
Collettiva a cura di Hossein Farmani
E’ un progetto divulgativo curato da Hossein Farmani, noto esperto di fotografia e curatore di fama internazionale, e Silvia Gaiani ricercatrice in tematiche ambientali, università di Bologna. Il progetto raccoglie una selezione di 40 scatti realizzati dai più importanti fotografi a livello mondiale, alcuni dei quali hanno dedicato le proprie vite a documentare le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici. Tra questi Steve McCurry, Sebastiao Salgado, Colin Finlay, Brent Lewin, David Burdeny, Alixandra Fazzina, Jesper Anhede, Valerie Leonard, Maysun, Johannes Frank, Yosuke Kashiwakura, Kensuke Suzuki, Rudi Dundas, Gerd Ludwig, Simon Harsent, Matthew Turley, James Balog, Paul Souders, Theodore Lophier, Miti Ruangkritya, Andy Anderson, Aristide Economopoulos, Wangling, Jose Francisco Mingorance, Emmanuel Coupe, Jesper Anhede, Valerie Leonard, Maysun, Johannes Frank, Yosuke Kashiwakura, Kensuke Suzuki, Rudi Dundas. La collettiva è stata presentata per la prima volta a Parigi, in occasione della XXI Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (COP21). La riunione più importante degli ultimi anni che ha riunito oltre 170 Capi di Stato per decidere come rallentare – e se possibile fermare – l’aumento della temperatura a livello globale nei prossimi decenni.
Tra le tragiche conseguenze dei cambiamenti climatici c’è l’innalzamento del livello dei mari. Quest’anno Francesco Zizola, fra i tanti reportage dedicati al mare, porta a Ragusa Foro Festival uno dei suoi progetti dedicato alle isole Maldive, paradiso in pericolo che rischia di scomparire sommerso dall’Oceano Indiano come conseguenza del riscaldamento globale.
The dark side of the (honey) moon di Francesco Zizola
Tra le tragiche conseguenze dei cambiamenti climatici c’è l’innalzamento del livello dei mari. Francesco Zizola, quest’anno fra i tanti reportage dedicati al mare, porta a Ragusa Foro Festival uno dei suoi progetti dedicato alle isole Maldive, che rischiano di scomparire sommerso dall’Oceano Indiano come conseguenza del riscaldamento globale.
Le Maldive, angolo di “paradiso” dell’Oceano Indiano, conosciute come luogo ideale di villeggiatura e romantica occasione per celebrare la luna di miele, hanno un lato nascosto. Sono un regime islamico oppressivo guidato da un presidente non eletto, dove la vendita di alcolici è proibita, dove sempre più donne sono costrette ad indossare il velo e dove la libertà di stampa, così come i diritti umani, sono una chimera. Gli atolli in cui sorgono i resort, posseduti solitamente dai politici locali che impiegano per lavorare immigrati bengalesi e indiani, sono di fatto disabitati. Gli abitanti sono stati costretti a spostarsi o deportati in nome della religione e delle entrate garantite dal turismo.
L’atollo di Malé che ospita la capitale, è invece una delle città più densamente abitate al mondo. I suoi abitanti aumentano di anno in anno e la città viene sempre più sviluppata in altezza non avendo altro territorio da sfruttare. L’unica spiaggia della capitale dove le famiglie maldiviane al crepuscolo si avviano a cercare rinfresco tra le barriere di cemento, è artificiale.
Il racconto dell’altra faccia della luna (di miele) non si ferma qui. Alle Maldive, che si elevano mediamente un metro sopra il livello del mare, gli effetti dell’innalzamento del livello del mare sono già visibili in molti atolli, alcuni dei quali già abbandonati dagli abitanti locali. E nel giro di pochi decenni le Maldive rischiano di scomparire sotto i flutti delle acque cristalline che le hanno rese famose in tutto il mondo.
Francesco Zizola Ha vinto nove volte il World press photo incluso, e quattro Picture of the Year International. È uno dei cofondatori dell’agenzia fotografica Noor la cui sede è ad Amsterdam. Ha fotografato le principali crisi e conflitti che si sono succeduti nel mondo negli ultimi 25 anni. Un forte impegno etico e una personale cifra stilistica caratterizzano la sua produzione fotografica. I suoi progetti e gli assignment per numerose testate italiane e internazionali lo hanno portato in tutto il modo, dandogli l’occasione di ritrarre crisi umanitarie spesso rimaste ai margini della notizia. Francesco ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui dieci World Press Photo e sei Picture of the Year International. Sette sono i libri che ha pubblicato, tra cui “Uno sguardo inadeguato” (2013), “Iraq” (2007) e “Born Somewhere” (2004) dedicato alla condizione dell’infanzia in 27 paesi del mondo. Nel 2003 Henri Cartier Bresson include una fotografia di Francesco tra le sue 100 preferite. Da questa collezione nasce una mostra, ‘Les Choix d’Henri Cartier Bresson’ e un libro. Nel 2008 è tra i fondatori del 10b Photography di Roma, un centro polifunzionale dedicato alla fotografia professionale. E’ stato membro della giuria del World Press Photo per l’edizione 2014 e nel 2017 ha vinto il National Magazine Award for Feature Photography per il suo lavoro sui migranti. Francesco vive a Roma.
Poison di Guia Besana
Affrontare le questioni ambientali nella loro diversità non è un compito facile. Si potrebbe dare per scontato la consapevolezza globale riguardo alla distruzione della biodiversità come conseguenza delle attività umane, tuttavia nella nostra vita quotidiana dobbiamo affrontare situazioni che ci lasciano impotenti o che scegliamo di ignorare. Questa sensazione di impotenza è il punto di partenza della serie ‘Poison’, nata dalla mia necessità di dare una forma alle domande che dobbiamo affrontare giorno dopo giorno.
Negli ultimi 35 anni la biodiversità è diminuita di oltre un quarto a causa della crescita della popolazione e dei nostri consumi. Sottovalutare il problema sta diventando insostenibile perché la distruzione degli habitat sta provocando una diminuzione delle specie. Alla complessità di queste problematiche si devono aggiungere le conseguenze dei cambiamenti climatici. Attraverso le immagini di ‘Poison’, Guia Besana cerca di rappresentare visivamente la sua preoccupazione per le devastazioni in atto provocate dai certi comportamenti umani sbagliati che non prendono in considerazione i rischi a cui il nostro pianeta e suoi abitanti stanno andando incontro. In solitudine queste donne si trovano all’interno di scene di distruzione e corruzione compiuta o definiscono candidamente l’inevitabile conseguenza.
Guia Besana (1972), fotografa torinese che vive e lavora tra Parigi e Barcellona.
Con una particolare attenzione ai soggetti femminili viaggia in paesi diversi e nel 2005 diventa membro di Anzenberger Agency e nel 2013 della Galleria. Dal 2016 collabora con “1968”, una galleria on line dedicata alla fotografia contemporanea con sede a Londra.
Il suo lavoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali fra cui Los Angeles LADCA, MIFA, Marie Claire premio Internazionale, AI AP, PWP – Professional Women Photographers, finalista al Julia Margaret Cameron, finalista al Premio Leica Oskar Barnack. Con il progetto personale Baby Blues ha vinto il premio Amilcare Ponchielli Grin 2012. Con una particolare attenzione ai soggetti femminili viaggia in paesi diversi e diventa membro di Anzenberger Agency nel 2005 e della Galleria nel 2013.
Si avvicina alla fotografia dopo aver concluso i suoi studi in comunicazione a Torino. Con il suo primo lavoro personale viene selezionata come finalista al premio Leica Oskar Barnack e come menzione speciale al premio FNAC. Nel 2005 ha documentato l’Aids in Swaziland, Sud Africa, con il progetto Traces, pubblicato come portfolio su Courrier International.
Le sue immagini sono regolarmente pubblicate su riviste e blog internazionali come Imprints, Leica World Magazine, Le Monde e M Le Monde Magazine, Courrier International, Vanity Fair, Huffington Post, D di Repubblica e Marie Claire.
Copacabana Palace di Peter Bauza
Una mostra prestigiosa, arrivata dal Festival di Perpignan, il più importante evento di fotografia a livello mondiale. Il progetto racconta del buco nero che inghiotte le luci sfavillanti di Rio. Ne hanno parlato media nazionali e internazionali.
In un percorso narrativo pieno di colori si rappresenta la storia di oltre 300 famiglie che hanno trovato rifugio in una vita di condivisione in un luogo che è ironicamente chiamato anche “Copacabana Palace”: un complesso condominiale costruito oltre 30 anni fa ma che non è mai stato terminato ed è stato occupato. Si rivela la loro vita quotidiana: la loro felicità, la tristezza, le esigenze, le illusioni, le comunità e i loro punti di forza. La vita qui è dura.
Al buio, senza acqua, elettricità e sistema fognario, gli “squatters” sono il volto scomodo delle Olimpiadi di Rio 2016, focolaio di malattie come dengue, tubercolosi, meningite, gastroenterite e malattie della pelle, provocate da condizioni igieniche precarie. Chi abita nel “resort” di Copacabana è tecnicamente un sopravvissuto che si arrabatta con un reddito mensile tra gli 80 e i 250 dollari, o tira avanti grazie al “Family Basket”, un sussidio governativo che va dai 15 ai 100 dollari. Questa è la vita di milioni di brasiliani ma nessuno parla di loro. Una storia lontana dalle grandi narrazioni dei media: piccole vite fatte non solo di sofferenze, debolezze e fallimenti ma anche del loro superamento grazie a forza e tenacia. Perchè “il paradiso è qui, l’inferno è qui, la follia è qui, la passione è qui” (Francis Hime).
L’Onu ha riferito che più di un miliardo di persone dei residenti di tutto il mondo vivono in alloggi inadeguati, per lo più nei bassifondi e insediamenti abusivi dei paesi in via di sviluppo. Il popolo di “Copacabana Palace” sono i “sem Tetos, terras sem”. Generalmente nascosti, essi rappresentano il lato oscuro della brasiliana multimiliardaria che fa spese folli per eventi sportivi globali come i Giochi Panamericani del 2007, la Coppa del Mondo FIFA 2014 e le Olimpiadi del 2016. In Brasile i senza tetto stabile (Moradias, SEM) sono milioni, e il numero è in aumento.
Una mostra prestigiosa, arrivata dal Festival di Perpignan, il più importante evento di fotografia a livello mondiale.
Peter Bauza (Monaco, 1967) Fotografo documentarista tedesco. Vive tra il Sud America e l’Europa, spesso anche in Africa e ha ottenuto il World Press Photo 2017 per storie contemporanee, così come la Visa D’or 2016. Inoltre, ha ricevuto numerosi premi e menzioni da American Photography, Hansel-Mieth, Latino-americano Fotografia, Los DIEZ da Epson, Px3 Prix de la Photographie di Parigi, Days Japan, MIFA-Moscow International Photo Awards, IPA International Photo Award, tra altri premi internazionali.
Dopo la laurea in commercio internazionale comincia a lavorare in diverse organizzazioni internazionali in giro per il mondo dove ha anche sviluppato e approfondito il suo linguaggio visivo. Parla cinque lingue ed è molto impegnato per questioni sociali e geopolitiche legate alla conservazione del pianeta, alla salute globale, alle culture decrescenti, alla sostenibilità e all’ambiente. Determinante il suo rispetto per la qualità dell’ambiente e per i diversi punti di vista multiculturali.
Un-Natural Bestiary di Andrea Alessio
La foresta da tempo non inquieta più l’uomo contemporaneo. I suoi versi notturni non echeggiano più sinistri nella fantasia dei piccoli. Ci resta poco di soprannaturale e il selvaggio non è più una suggestione. E allora ci capita di non distinguere un animale vivo, ferito nel suo istinto, da un animale imbalsamato, rigido e goffo allo stesso tempo. Non è più importante se ci troviamo in un museo di New York o allo zoo di Parigi.
In questo mondo disincantato, Andrea Alessio intraprende il suo viaggio, nutrito dal bisogno di un confronto attraverso lo sguardo. Una caccia alla ricerca di ciò che resta di animale. Uno sguardo a volte vitreo, a volte sfuggente e quasi sempre morto. Come è morta la nostra natura animale, chiusa su sé stessa tra i propri artifici, quasi come un orso indotto tra le rocce finte.
Tuttavia gli animali possono apparire ancora comunicanti tra loro, capaci di osservare e osservarci. Per un attimo fuggente possiamo illuderci di non aver smarrito del tutto la fantasia. Tra questi diorami, Andrea Alessio si muove, da oltre 20 anni, senza pregiudizi e con la determinata e rigorosa intenzione di ingaggiare la percezione e i suoi confini.
La geografia non è altro che una riproduzione scenografica all’interno della quale l’animale è costretto ad estinguere il proprio tempo. E noi con lui, dal momento che il modo di guardare può diventare una prigione, quanto la gabbia per un leone. Ed è questo un messaggio, quasi subconscio, che si respira guardando le immagini di questo bestiario. Tuttavia una lettura trasversale delle immagini di Andrea Alessio può ancora sorprenderci con nuove dimensioni di significato, combinazioni di senso che trascendono lo spazio e il tempo dello sguardo.
Andrea Alessio (Venezia, 1966) Fotografo italiano, lavora tra Pordenone, Treviso e Venezia.
Ha studiato letteratura e cinema all’Università Ca’ Foscari di Venezia e ha continuato gli studi di fotografia con importanti autori tra cui Gabriele Basilico, Guido Guidi, Silvia Camporesi, Joakim Eskildsen, Machiel Botman, Marco Zanta, Todd Hido, Pino Musi, Mark Steinmetz, Jason Fulford. “Il confronto con gli autori – sostiene Andrea – permette di entrare nel loro ‘mondo’. Nel sentire e vedere le loro foto con occhi diversi, ti appopri, parlandoci assieme, della loro ‘visione’: un’esperienza fortissima che ti porta poi a confrontarti con te steso per trovare la tua strada”.
I suoi lavori sono stati esposti, tra gli altri, dalla galleria Diaframma per il suo 25° anniversario, prima galleria d’arte privata dedicata esclusivamente alla fotografia, dal Museo d’Arte Contemporanea di Bergamo e dal Museo della Scienza di Milano, e più recentemente da gallerie private di New York e San Francisco.
Dopo una pausa nella sua carriera artistica, ha ricominciato nel 2011 concentrandosi più su un lavoro personale, anche grazie all’incontro con Micamera, associazione culturale e bookstore, dedicata alla fotografia e alle forme di arte contemporanea lens-based.
Alessio è stato il primo fotografo italiano che ha pubblicato con la prestigiosa casa editrice americana Nazraeli Press, con il progetto “Before You, Santa Claus, Life Was Like a Moonless Night”, con le immagini di un Nord Est italiano illuminato dalle sole luci natalizie che emanano un fascino quasi lunare.
Territori di Formazione
Collettiva a cura di Paola Binante
In un percorso che comprende i lavori di 7 giovani autori italiani, il progetto esplora l’uso della fotografia come indagine sul territorio partendo dal presupposto che la comunicazione visiva, e la fotografia in particolare, siano uno strumento di analisi, una scrittura capace di diverse interpretazioni.
Territori di Formazione, nasce dalla riflessione sulla portata metodologica dello studio della fotografia nelle istituzioni italiane di Alta Formazione Artistica (Accademia di Belle arti di Bologna e ISIA di Urbino). Fotografare significa progettare. E progettare la fotografia diventa un atto di consapevolezza critica verso la realtà e verso sé stessi. I lavori sono complessi e articolati, nei quali l’aspetto progettuale si afferma come una delle caratteristiche chiave della ricerca.
A questa evidenza, nel lavoro di Piergiorgio Sorgetti e Mattia Parodi, si affiancano l’applicazione di un metodo in parte scientifico; il ricorso all’archivio come innesco di un processo di rilettura del territorio in quello di Caterina Iiriti; la combinazione tra realtà e visione nella sua possibile ambiguità per Vanessa Lucchetti e Andrea Lopetrone; fino alla riflessione del luogo traslata dal racconto per Raffaella Losito e Igor Londero.
INTERVENTI MULTIMEDIALI
“Spitzberg, sentinel du réchauffement climatique” webdocumentario di Paolo Verzone, realizzato per Le Monde, Parigi
Proiezioni Slideluck, circuito internazionale di fotografia, New York