Indagine sulla didattica a distanza in Sicilia.
Vittoria. 19 gennaio 2021
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO.
La prima indagine ricerca sulla Dad in Sicilia ha interessato le scuole primarie, secondaria di primo e di secondo grado delle nove provincie isolane. Sono stati raggiunti ed intervistati 50 dirigenti scolastici. Ai quali è stato chiesto un parere sull’utilizzo della Dad quale mezzo sostitutivo e/o integrativo della didattica in presenza.
Il 48% dei presidi e dei dirigenti scolastici si è detto favorevole alla Dad perché per la gran parte dei docenti ha rappresentato una importante ed imperdibile occasione di crescita professionale e di più rapida acquisizione di nuove competenze digitali. Dad che dunque ha svolto la funzione di importante fonte di accelerazione relativamente l’aggiornamento e l’apprendimento delle nuove competenze digitali. Tutto questo è stato ottenuto tramite i sacrifici notevoli degli insegnanti e dei docenti, come ha dichiarato il 40% dei dirigenti scolastici siciliani. Per i quali la Dad, al 45% , ha contribuito a far fare un salto di qualità anche alla qualità dell’insegnamento, sempre dal punto di vista tecnologico. Una sorta di corso di aggiornamento full immersion e costante nel tempo, insomma. Sia per gli insegnanti, per il personale scolastico, che per gli stessi presidi. Alcuni dei quali, il 18%, hanno dichiarato che la Dad gli ha consentito di essere più presenti, anche se virtualmente, nel rapporto coi docenti e, soprattutto con gli alunni, che a loro dire sono ora più controllati, sia per le assenze che per il resto.
E passiamo agli studenti, le cui dolci note riguardano solo due punti, il crollo del bullismo scolastico, cioè le violenze fisiche e verbali in presenza, come ha dichiarato il 12% dei presidi, e il miglioramento delle prestazioni scolastiche da parte dei soggetti eccessivamente timidi, riservati e chiusi, che dietro un computer hanno inaspettatamente liberato le potenzialità prima represse, al 9%.
Per il resto la ricerca in oggetto ha fatto emergere solo aspetti negativi nel protrarsi del metodo di studio in remoto. Il 55% dei dirigenti scolastici ha rilevato l’accentuazione del fenomeno del digital divide, vuol dire che le fragilità emerse prima del Covid sono state acuite ed accentuate dalla pandemia e dal ricorso quasi esclusivo, comunque protratto nel tempo, della didattica a distanza. Il 43% dei presidi siciliani ha rilevato la sofferenza degli alunni e degli studenti relativamente la mancanza del contatto fisico con i compagni di scuola e con gli stessi insegnanti, insieme ad un crollo delle emozioni e dei sentimenti . E’ aumentata la dispersione scolastica, lo ha detto il 35% dei docenti, si tratterebbe di giovani che prima del Covid marinavano la scuola dal punto di vista fisico e materiale e che oggi, col sistema Dad, non si presentano alle lezioni lamentando problemi di mancata connessione, la mancata possibilità di acquistare un computer e scuse varie.
Il 54% dei presidi ha rilevato che per gli alunni della scuola elementare, e in parte della medie, la presenza dei genitori, molti dei quali hanno rinunciato al lavoro, ha fornito loro una grossa mano. Il 35% dei dirigenti si sono detti sicuri che i ragazzi sono stanchi della Dad, e vorrebbero a tutti i costi tornare alla normalità. Per il 45% dei presidi occorrono interventi individualizzati per recuperare i tanti alunni fragili e quelli che con la Dad sono rimasti indietro, rispetto agli altri.
Le note disciplinari sono crollate, lo dichiara il 60% dei presidi. Una piccola fetta di dirigenti, il 10%, ha lamentato il fatto che sono ancora tanti gli studenti che si presentano alle lezioni da casa in pigiama , in tuta, e/o con abiti non consoni per ciò che si apprestano a fare.
Per il 65% dei presidi la Dad non può sostituire del tutto la didattica in presenza.
In conclusione, la famigerata didattica distanza è stata ed è una importante opportunità di crescita professionale per gli adulti competenti, insegnanti, presidi, operatori scolastici. Un’occasione che la stragrande maggioranza ha accolto con sacrifici notevoli ma anche con piacere. Diverso è il discorso che riguarda i giovani, molti dei quali sono stanchi e stanno soffrendo la precoce digitalizzazione della scuola. Moltissimi lamentano problemi di concentrazione e d ‘attenzione, tanti si sono dispersi, altri confondono il virtuale col reale, tantissimi si sono chiusi nel digitale diventando novelli hikikomori. Occorre riaprire le scuole in sicurezza, o comunque mettere mano ad una didattica che sappia fondere il lavoro da remoto con quello in presenza. In attesa di tutto questo, che credo sia ancora lontano da venire, il mio invito, nelle vesti di pedagogista, è quello di mettere mano, sia a livello regionale che nazionale, ad un piano di studi che preveda la didattica a distanza in una versione riveduta e corretta. Mi riferisco al fatto che non è più possibile riversare nella Dad i metodi didattici ed educativi utilizzati in presenza, prima del Covid. La pandemia ha cambiato tutto, ha cambiato tanto. Anche i metodi di insegnamento, che devono essere rielaborati ed adottati alla Dad. Serve un nuovo metodo didattico, dunque, per venire incontro i giovani e alle loro esigenze. Urgono piani individualizzati per recuperare gli alunni che stiamo perdendo. Un nuovo impegno dei Governi e delle istituzioni competenti, un recovery fund per i ragazzi, che si ponga un solo obbiettivo, salvare una intera generazione che altrimenti rischia seriamente di perdersi e di non recuperare mai ciò che il Covid e le inefficienze degli adulti gli stanno portando via da sotto il naso.
Dr. Giuseppe Raffa, pedagogista