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Jobs Act. Cgil: “Con tutele crescenti si liberalizzano licenziamenti”

In decreto eccesso di delega su collettivi e illegittimi, su ammortizzatori sociali nessuna universalizzazione e danno previdenziale

Roma, 27 gennaio – Un decreto, quello relativo al contratto a tutele crescenti, “sbagliato e inemendabile, non equilibrato e non corrispondente al mandato della delega”, che ha come solo effetto quello di “liberalizzare i licenziamenti e rendere precario il contratto a tempo indeterminato”. L’altro, sul riordino della normativa degli ammortizzatori sociali, che “non assolve alla funzione di rendere le misure veramente universali, così come da tempo pronunciato e sostenuto da parte del Governo”. È la posizione della Cgil, nelle parole del segretario confederale, Serena Sorrentino, oggi in commissione Lavoro della Camera sui due decreti attuativi della legge cosiddetta Jobs Act.
Per quanto riguarda il decreto attuativo ‘recante disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti’, la Cgil ha deciso di non presentare ipotesi di emendamenti visto che il provvedimento ridefinisce “la regolamentazione dei licenziamenti e non l’introduzione di una fattispecie contrattuale definita ‘a tutele crescenti’ ancorché a tempo indeterminato”. Per questa ragione preliminare, “che traduce in una secca monetizzazione il diritto alla tutela in caso di licenziamento senza giusta causa, oggettivo o soggettivo, individuale e collettivo”, Sorrentino valuta “sbagliato ed inemendabile il testo. Abbiamo indicato quali sono i temi trattati dall’atto 134 che esulano la delega assegnata dalla legge 183/14 (‘Jobs Act’) in particolare : appalti, licenziamenti collettivi e quelli su cui viene cancellata ogni proporzionalità rispetto alla sanzione e agli effetti sanzionatori nei confronti dei comportamenti irregolari delle imprese, cioè i licenziamenti illeggittimi. A differenza di quanto sostenuto dalla Cisl, non riteniamo che facilitare i licenziamenti sia utile a far aumentare l’occupazione”.
Il provvedimento, di fatto, prosegue la segretaria confederale della Cgil, “non si attiene al mandato della delega, registrando al contrario un eccesso di quest’ultima: liberalizza i licenziamenti senza che ci siano tracce delle ‘tutele progressive’ o della volontà di generare un aumento dell’occupazione, poiché gli incentivi previsti dalla legge di Stabilità non prevedono che siano addizzionali né tanto meno che l’imprenditore, nel caso in cui licenzi alla fine dell’incentivo sulle tutele crescenti, restituisca l’incentivo venendo meno il contratto“. Tra i diversi rilievi, già sottoposti alla commissione Lavoro del Senato, da sottolineare il punto relativo agli appalti. Sorrentino ha infatti affermato che andrebbe “cancellato l’articolo 7 del decreto e ridisciplinata prima la clausola sociale all’interno del Codice Appalti in discussione. Così com’è la norma, nei processi di subentro negli appalti, si determinerebbe per i lavoratori una discriminazione intollerabile, in palese contrasto con i diritti maturati e conseguiti da quei lavoratori. Come sempre sull’anello più debole si producono gli effetti più regressivi delle norme ingiuste“.
Infine, sul decreto di ‘riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati’, la dirigente sindacale ha rilevato come “la Cgil ha sempre sostenuto la necessità di una riforma universale degli ammortizzatori sociali ma il provvedimento in questione non assolve alla funzione di rendere le misure veramente universali, così come da tempo pronunciato e sostenuto da parte del Governo”. Questo provvedimento, infatti, ha osservato Sorrentino, “nasce per universalizzare l’Aspi ma non assolve a questo obiettivo. Tra i tanti casi emblematici c’è quello degli stagionali, per non parlare dell’assenza di contribuzione per Dis-coll e Asdi che ammazzeranno la carriera previdenziale dei lavoratori discontinui in un sistema tutto contributivo, a cui si aggiunge la cancellazione della contribuzione sulla parte eccedente il massimale dell’indennità Naspi che riguarda tutti i percettori. La Naspi parte in un modo e finisce in un altro, tant’è che dal 2017 durerà solo 78 settimane e non 104, guarda caso proprio quando scomparirà la mobilità”. Infine, ha concluso Sorrentino, “una domanda : perché chi è vittima di un licenziamento illegittimo non può avere un contratto di ricollocazione? Il Presidente del consiglio ha una strana concezione della serie A, sembra più la serie Z”.

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