L’attuale sistema di produzione sta avviando l’umanità verso l’estinzione mentre l’ambientalismo oltre a salvare l’umanità conviene anche economicamente alle imprese
Roma, 26 luglio 2016 – Roberto Della Seta, già presidente nazionale di Legambiente, ora presidente della Fondazione “Europa Ecologia”, e Gianfranco Marrone, professore di Semiotica all’Università di Palermo, autore del saggio Politiche della natura/nature della politica (in Testi e memoria. Semiotica e costruzione politica dei fatti, Il Mulino, 2010), intervistati dalla piattaforma Pro\Versi (www.proversi.it), si confrontano su alcuni tra i più controversi aspetti dell’ambientalismo, dagli allarmi catastrofistici alle implicazioni economiche e di mercato della tutela ambientale, spesso sfatando luoghi comuni ed esagerazioni.
Per Roberto Della Seta, studi scientifici e cambiamenti climatici provano la necessità di abbandonare l’attuale modello di produzione: “Non è un problema ambientale”, afferma il presidente di “Europa Ecologia”, ma un problema legato alla sopravvivenza e alla soddisfazione dei bisogni dell’essere umano, “è un atto di sano e virtuoso egoismo da parte della nostra specie”.
Per quanto riguarda la sostenibilità economica dell’ambientalismo, da molti considerato un freno alla crescita, il dott. Della Seta evidenzia come proprio la cosiddetta “Green economy” sia carica di vantaggi e opportunità da un punto di vista imprenditoriale: “oggi, chi fa economia puntando sulla sostenibilità ambientale fa profitto: non è soltanto una scelta che conviene alla salvezza dell’umanità, ma […] conviene anche a chi la compie nel proprio interesse di imprenditore”.
Tuttavia, dichiara ancora Roberto Della Seta, è in atto una sorta di guerra economica “tra chi è il custode degli interessi economici del Novecento e chi sta provando a costruire un economia di tipo nuovo, un’economia fondata anche molto sulla sostenibilità ambientale” e “il campo dell’energia è il campo su cui questa guerra, questo scontro, è più visibile”.
“So che […] se si accelera sulla via della fuoriuscita dal petrolio bisogna trovare delle alternative di lavoro per tutti coloro che di petrolio e sul petrolio oggi vivono con il proprio lavoro”, ma è necessario che i governi facciano una scelta chiara: pro o contro l’innovazione in ambito energetico.
La tutela ambientale non deve in alcun modo dimenticare l’uomo e le sue esigenze: “l’ambientalismo nel quale credo”, sostiene il presidente di “Europa Ecologia”, “non deve e non può in alcun modo mettere da parte le questioni sociali. E’ vero, esistono e soprattutto esistevano nel passato nel movimento ambientalista anche forze, realtà, pensieri che tendevano a relegare l’uomo in secondo piano”, ma è oggi necessario “mettere in atto grandi cambiamenti, anche culturali, persino antropologici, da cui può venire un ulteriore miglioramento del benessere”.
Per quanto profondamente partecipe alle problematiche legate all’ambiente, il prof. Gianfranco Marrone appare meno allarmato dall’attuale situazione ambientale.
Rispetto all’affermazione secondo cui l’attuale sistema di produzione sta avviando l’umanità verso l’estinzione, afferma: “quando sento queste parole, come ‘estinzione’, mi preoccupo sempre… Diciamo che forse sta portando l’umanità verso un cambiamento, il che mi sembra anche del resto abbastanza normale”.
“Ci sono dei problemi come ci sono sempre stati. Ma non credo che valga la pena assumere questi atteggiamenti così apocalittici”. Tuttavia, il prof. Marrone non nega la necessità di rivedere in senso critico il nostro modello economico: “Credo che forse sia arrivato il momento di mettere in discussione, di rendere un po’ più problematico il concetto di progresso, e quindi di crescita […] La decrescita economica e industriale soprattutto, ci porta probabilmente ad un miglioramento della nostra qualità della vita, non a un peggioramento”.
Anche se non risparmia critiche a certa parte del movimento ambientalista, poiché spesso “non ha un’idea chiara di cosa sia la natura”, questo “E’ uno di quei concetti di cui tutti abbiamo chiaro cosa significa ma appena ci chiedono di definirla, entriamo in crisi. E’ curioso che proprio gli ambientalisti, cioè coloro i quali portano avanti il valore della natura, probabilmente sono quelli che meno hanno idea di cosa si tratti”. In tal senso, il prof. Marrone insiste sulla necessità di parlare di ambientalismo al plurale: “C’è un ambientalismo cosiddetto light, che si preoccupa di salvaguardare la natura perché la natura è in qualche modo […] un dono che Dio ha fatto all’uomo. Poi invece c’è un altro tipo di ambientalismo […] cosiddetto deep, cioè l’ambientalismo radicale. Il quale sostiene che tutti gli esseri viventi hanno eguali diritti, a prescindere dal ruolo dell’uomo all’interno del pianeta. Ecco, questi qui non è che trascurino alcuni problemi dell’umanità. Trascurano completamente la specie umana”.