Redazione Due, 8 luglio 2015.- La scelta di costruire il campo di aviazione di “Biscari”, non più nella cittadina iblea ma nei pressi della frazione calatina di Santo Pietro, fu determinata dal fatto che la piccola frazione disponeva già di numerose strutture che sarebbero servite da supporto all’aeroporto, realizzate negli anni venti quando si era pensato di edificare al suo posto una città -giardino denominata “Mussolinia”. L’idea di costruire “Mussolinia”, così chiamata in onore del duce, si deve all’allora Regio Commissario Prefettizio di Caltagirone, Benedetto Fragapane. Questi infatti, deciso ad ampliare la precedente quotizzazione del 1903 del Civico demanio di Santo Pietro, pensò di frazionare ulteriormente il territorio, portando le quote da 1200 a 2400 e di costruirvi quindi una città -giardino per accogliere stabilmente gli agricoltori della zona. Nell’estate del 1923 fù incaricato per la redazione del progetto, da sottoporre successivamente a Mussolini per l’assenso, l’architetto Saverio Fragapane, parente del Commissario. La città-giardino di “Mussolinia”, intesa come un centro intermedio ed autonomo tra i comuni di Biscari(Acate) e Caltagirone, doveva estendersi su di un’area di 400.000 mq., al centro del demanio Civico di S.Pietro. Su tale area vivevano già circa 100 abitanti mentre, nell’intero territorio dimoravano circa 400 famiglie di contadini. Il Fragapane come prima cosa pensò di realizzare una grande piazza centrale del diametro di 120 m., conservando le strade principali esistenti e le costruzioni realizzate dai primi coloni, come il “casamento centrale”, dove avevano sede l’Ufficio postale, la cabina telefonica, la caserma dei Regi carabinieri, la scuola Elementare con l’abitazione della maestra, l’ambulatorio medico con l’abitazione del medico condotto, la caserma delle Guardie Forestali e quella delle Guardie Campestri comunali; il ristorante; la chiesa di S.Paolo con la casa canonica, e lo “stallone”. Il 25 gennaio del 1924, il R.Commissario di Caltagirone e l’arch. Fragapane si recarono a Roma per illustrare a Mussolini il progetto (che fù ben accetto al duce) e per invitarlo a presenziare alla cerimonia della posa della prima pietra della costruenda piazza ” XXX Ottobre” di Mussolinia, evento questo che ebbe grande risalto su tutte le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali dell’epoca come il Corriere d’Italia, il Corriere Italiano, il Messaggero, l’Epoca, l’Impero, il Nuovo Paese e l’Idea Nazionale. Il 12 maggio del 1924 Mussolini si recò a Santo Pietro per la posa della prima pietra, e per l’occasione fu coniata e offerta al duce una medaglia ricordo che rappresentava la città così come l’aveva progettata l’arch. Fragapane. Ben presto però per la costruzione di Mussolinia sorsero notevoli difficoltà, sia pratiche che finanziarie, che ne misero in seria discussione la realizzazione. L’on. B. Fragapane, per salvaguardare la sua credibilità, assicurava periodicamente il duce, che aveva preso a cuore il progetto, sulla regolarità dei lavori e, per rendere più credibili i suoi aggiornamenti, gli inviava fotografie di case rurali del territorio di Caltagirone, spacciandole per nuovi edifici di Mussolinia. Ma l’inganno non durò a lungo e, grazie anche ad una denuncia del Conte Michele Gravina e del comm. Favitta, ben presto emerse la verità. A Mussolini infatti era stata inviata da Caltagirone anche una fotografia in cui la città appariva in riva al mare, con la scritta: “non solo Caltagirone ha la sua città satellite, la sua città giardino, ma anche il mare, che batte alle sue mura”. Il duce ordinò subito un’inchiesta, condotta dall’avvocato De Marsico, che portò alla destituzione del Fragapane dalla carica di Commissario, alle sue dimissioni da deputato ed all’espulsione dal partito fascista. Il progetto di Mussolinia fù ripreso dal Commissario Prefettizio di Caltagirone, S. Carboni, nel 1927, il quale propose ” una serie di direttive per riportare l’iniziativa sul terreno della serietà e della realtà”. Mussolini però indignato per l’affronto subito non solo negò ogni tipo di appoggio al nuovo progetto ma si rifiutò persino di promuovere Caltagirone capoluogo di provincia. Del faraonico progetto iniziale, le uniche opere effettivamente realizzate a Mussolinia furono: la casa del fascio, la sistemazione della piazza XXX Ottobre, la casa detta “le cascine”, che serviva da ricovero ai pastori che venivano a svernare a S.Pietro, l’asilo infantile, le case popolari, un serbatoio idrico, costruito grazie ad un contributo personale di 100.000 lire offerto dal duce, il vivaio comunale “Ficuzza”, la Stazione Zootecnica, capace di contenere più di 100 bovini, la Scuola di Meccanica Agraria, l’Istituto Antitubercolare “Vittorio Emanuele III “, il Convalescenziario della Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali e la Colonia Elioterapica Agricola “Pasquale Libertini”.