La cresta a Coltello. Luglio 1943: un paese siciliano nella bufera della guerra
«Il paese è già sveglio e i contadini sono a trebbiare da un paio d’ore le spighe affastellate in covoni nei campi arsi dal sole e investiti da un vento caldo. Improvvisamente, alle 8 circa, si sentono suonare insistentemente e a più riprese le campane della Chiesa Madre: è il segnale dello stato d’emergenza.»
Iniziano così i giorni più tragici per una vetusta cittadina poggiata su tre colline dei Monti Iblei, attraversata dalla Yellow Line, una linea immaginaria che divide il settore d’invasione britannico da quello americano. Il 10 luglio 1943 gli anglo-americani sbarcavano in Sicilia trasportati da una flotta imponente e preceduti da una pioggia di bombe. Dopo tre anni gli Alleati rimettevano piede in un’Europa dominata dai nazi-fascisti. Era l’inizio della lunga e sanguinosa campagna d’Italia.
L’autore Domenico Anfora si cimenta, nel raccontare in maniera precisa le operazioni belliche, a inserire spezzoni di vita di civili coinvolti dalla bufera della guerra che danno un taglio di umanità alla vicenda narrata. Una rassegna degli avvenimenti che in sei giorni, dal 10 al 15 luglio 1943, hanno coinvolto quella cittadina e il territorio circostante, dove le truppe italo-tedesche cercavano di contrastare l’avanzata delle colonne britanniche e americane provenienti dalle teste di sbarco. Avvenimenti locali, forse non fondamentali, ma importanti per il loro valore analitico, che poi lo storico di professione può, se interessato, valutare e discriminare. La scrittura dell’Anfora è un’operazione storica frutto di un “affetto della memoria” che solo un appassionato cultore di cose storiche può gustare, e proprio per questo la offre al lettore nella speranza che si coltivi una memoria collettiva delle vicende della “battaglia di Vizzini”.
Le fonti di questa narrazione sono numerose, e vanno dalle testimonianze dirette, alle memorie, ai documenti militari. Tra questi ultimi, inediti, ci sono i Verbali interrogatori prigionieri Sicilia, resi disponibili al pubblico dall’Ufficio Storico dell’Esercito Italiano solo dal 2015.
L’autore narra al presente, assumendo le sembianza di un osservatore/narratore che guarda dall’alto le tragiche vicende della guerra che si stanno svolgendo. Gli avvenimenti sono descritti in ordine cronologico, come in un diario. Le descrizioni, i dialoghi, i soliloqui e le digressioni spezzano opportunamente l’esposizione delle operazioni militari che rischia di appesantire il racconto. Egli narra fatti ai lui raccontati da testimoni diretti o colti dai documenti e descrive luoghi che ben conosce, usando il verbo presente: è un modo di rivivere il passato e far partecipe il lettore di avvenimenti «a caldo», cioè come fosse presente al loro svolgersi. Un coinvolgimento totale per i lettori che volesse intraprendere la lettura di questo saggio storico anomalo.