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“L’amore geloso (seconda parte)”, della psicologa Sabrina D’Amanti

Redazione Due, 19 luglio 2015.- La caratteristica fondamentale dell’amore geloso è di essere portatore di un antico desiderio impossibile da realizzare: avere stabilmente il possesso totale ed esclusivo, fisico e mentale, dell’altro, per essere amato incondizionatamente. Fissato a questo tipo di relazione primitiva, il geloso soffre di una menomazione nella capacità di amare. Poco capace di amare, dà vita ad un rapporto di coppia in cui il partner esiste non tanto per donargli amare riconoscendone le qualità reali, quanto perché, idealizzandolo, ne può ricevere sicurezza per sé e il sentimento di essere amato. E’ evidente che, in un rapporto di questo genere, in cui il partner esiste solo per rispondere alle necessità infantili secondo il modello di un’antica madre ideale, i problemi sorgeranno ogni volta che si renderà più acuto il divario tra l’enormità dei bisogni della persona gelosa e la risposta che può dare la realtà. Tutta la fedeltà e l’affetto del partner saranno sempre insufficienti rispetto al proprio bisogno. Il geloso, per quanto faccia, non riuscirà mai a farsi amare quanto vorrebbe, la delusione sarà sempre presente. Tanto più si espone alla delusione, tanto più sarà costretto a proiettare indifferenza e freddezza o addirittura intenzioni malevole vere e proprie. La posizione del partner è altrettanto precaria: ogni volta che propone i propri bisogni e desideri, compie un tradimento: permette alla realtà di irrompere nella relazione. Quando ciò accade, il partner del soggetto geloso si espone alla terribile rabbia che ne seguirà. Per l’amore geloso infatti il problema dell’infedeltà del partner ha un senso particolare, basta che abbia un altro pensiero, una non disponibilità immediata, una sessualità poco partecipativa e il tradimento è avvenuto. Che ci sia o meno l’infedeltà, la gelosia è già determinata dal conflitto instabile tra il bisogno e la realtà. La gelosia non proviene dall’amore, essa è un processo legato all’angoscia, all’ansia, alla solitudine. L’amore implica il bisogno di comunicazione, il desiderio di mostrarsi all’altro e il piacere di donarsi all’altro, la cura dell’altro e il non trascurare l’altro. L’amore non deve essere pensato in termini di assenza, di annientamento di qualcosa che c’era e adesso non c’è più, ma piuttosto in termini di “presenza”, di qualcosa che c’è anche quanto l’altro è momentaneamente assente. La gelosia invece è legata al possesso. Nella possessività si ha la pretesa del possesso esclusivo, quindi, per la persona gelosa, il partner diviene solo un oggetto, (non è un soggetto, una persona amata per quello che è veramente) per questo, dove impera la gelosia non c’è amore vero. L’amore presuppone che l’altro possa amare e odiare, ma con assoluta libertà. Il partner che si cerca di possedere non è amato, ma spesso temuto o addirittura odiato, un nemico, un non-amato che bisogna “possedere” per imprigionarlo, controllarlo e renderlo innocuo. L’amore è amore in quanto tiene conto dell’altro. L’amore  va abbinato alla libertà, dove libertà vuol dire: “Tu, che io amo, sei tuo non mio”. Chi ama, se viene abbandonato, soffre per la solitudine in cui si trova, ed è lecito e legittimo il dolore per la perdita e per il vuoto che lascia chi va via. Il geloso, invece, tenta di opporsi con odio alla decisione del partner di separarsi poiché forte è il desiderio di impedire che il proprio partner stia bene senza lui. E’ vero che chi ama non può tollerare la presenza di una terza persona nella coppia, ma non ha il pensiero ossessivo di controllare se questo sta accadendo impedendo alla coppia di vivere serenamente il naturale corso della sua esistenza. Nei casi in cui la gelosia diventa un disagio insopportabile, è importante che il geloso faccia un lavoro di autocritica, di ripensamento delle proprie crisi di gelosia e cerchi di comprendere la natura irreale dell’esperienza vissuta. Prendere coscienza del proprio lato fragile, potrebbe consentire di cambiare a poco a poco il proprio atteggiamento verso il mondo e verso se stesso. In questo modo, il geloso potrebbe cominciare a volersi bene e a prendersi cura di sé. Sarà necessario che egli comprenda il significato della propria possessività e che maturi la capacità di concepire l’altro come una persona con una esistenza indipendente ed una struttura propria e non come un semplice supporto su cui proiettare un personaggio ideale costruito in base ai propri bisogni e desideri. Questo sarà un traguardo fondamentale, indispensabile per tenere unita una coppia che, desidera crescere insieme e migliorarsi. Se tale processo di cambiamento risulta difficile compierlo in autonomia, può essere utile avviare un percorso di analisi.

 Buona estate, arrivederci a settembre.

 

 

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