gianni di gennaro
Vittoria (RG) 11 gennaio 2015 – Memorie di un ottuagenario è il titolo del “diario” che ha scritto il dottore Salvatore Francesco Carfì Pavia, prima della sua scomparsa. Il figlio, il dottore Salvatore Pavia, lo ha pubblicato in occasione del trentesimo della scomparsa del grande medico che ha fatto e che continua a fare parlare, della sua genialità, della sua intuizione e della sua indiscutibile e indiscussa professionalità.
Quando Turuzzu Pavia mi ha chiamato e mi ha fatto omaggio del libro di 151 pagine, oggi, alle 12,45, sono stato colto da un impeto di profonda riconoscenza nei suoi confronti, per avere pensato a me, certamente perchè consapevole, della stima, dell’affetto e della considerazione che ho nutrito e che ancora nutro, nei confronti di un uomo semplice, generoso, altruista e di grandissime capacità medico-cliniche. Il dottore Pavia è nato a Vittoria il 9 novembre 1900 ed è morto il 5 gennaio 1984, esattamente 30 anni addietro.
Ho iniziato a leggere quel diario intriso di una grande carica di umanità, esperienza e moralità, intorno alle 14,20, ho finito alle 16,40.
Ho divorato le pagine, ricordando momenti indimenticabili, in cui, dalla viva voce dell’illustre medico , decine di volte, quando era ancora in vita mia nonna, ho sentito raccontare di uomini che hanno fatto la storia della medicina e della ricerca in Italia e all’estero, negli anni in cui non esistevano nemmeno gli antibiotici.
La medicina era affidata all’intuito e alla capacità del medico, e proprio per questo intuito, il dottore Pavia, è rimasto un ricordo indelebile nelle teste dei vittoriesi, dei ragusani e di gran parte della Sicilia.
Ciccio Pavia, è stato il precursore della “mutua”, infatti, quando questa non esisteva, riceveva gratutitamente, ogni settimana, tutti gli indigenti che non avrebbero avuto modo di pagare un consulto o una visita specialistica. Sono pochi in verità, tra quelli scomparsi e quelli viventi, che ricordano di avere mai pagato una prestazione professionale al dottore Pavia.
Capacità di intuito e soluzione immediata dei problemi, questi gli elementi che hanno caratterizzato la vita professionale del dottore Pavia.
Una sua diagnosi, seppure senza ausilio di mezzi esterni, diventava per i pazienti, una sentenza; difficilmente sbagliava nel diagnosticare una malattia.
Persino su se stesso, ha percepito qualche mese prima che accadesse, che avrebbe avuto un grave problema cardiaco. In quell’occasione, ha allestito una cameretta isolata al piano superiore della sua abitazione, si è messo a letto e ha impartito alla sua adorata Sara, alcune disposizioni, alcuni comportamenti, che nel momento in cui il problema cardiaco si è puntualmente presentato, gli hanno salvato la vita.
Bene ha fatto Turuzzo a pubblicare questo diario e a ricordare un professionista indimenticabile, un uomo buono e un amico che manca alla città. Schivo dai clamori e dall’apparire, adesso mi piace immaginare il suo sorriso sornione e furbo, nel vedere da “lassù”, come lo ricorda ancora la gente della sua amata città.