“MINISTERIALITÀ COMUNITARIA”. Di Aurora Muriana.
Aurora Muriana, Acate (Rg), 8 novembre 2021.- Cogliere in ogni cambiamento un’opportunità di crescita nonostante, come direbbe Anatole France, «quel che si lascia è una parte di noi». È questo un monito incoraggiante ma anche realistico che ognuno di noi potrebbe utilizzare nella vita per scandire ogni fase che porti ad una variazione di stile, ad un nuovo inizio di qualcosa o all’avvicendarsi di persone diverse in un determinato ruolo. Ed è stato proprio questo il denominatore comune di una serie di sostituzioni operate lo scorso anno in ambito diocesano dal precedente vescovo, mons. Carmelo Cuttitta. Diverse parrocchie si sono viste “private” di sacerdoti e/o vicari parrocchiali per accoglierne di nuovi, tutto in due date consecutive. Quelli del 7 e dell’8 novembre 2020 sono stati infatti due giorni battuti da ritmi simili e scanditi da emozioni comuni: decisamente più malinconica la prima data, più festosa la seconda. La cosa certa è che non è semplice distaccarsi da persone che entrano a far parte della nostra vita e per le quali si nutre affetto sincero, e questo è ancora più spiccatamente percettibile parlando di parrocchia. I sacerdoti infatti sono le guide spirituali di una comunità e dei suoi credenti, entrano in contatto con la quotidianità della vita dei fedeli (specialmente di chi frequenta con assiduità la parrocchia e svolge ruoli di servizio) e si inseriscono nel tessuto cittadino. Sono dei vocati, cioè «chiamati», quindi prediletti da Dio, ma pur sempre intrisi di un’umanità da vivere come dimensione personale, da riversare nelle relazioni interpersonali e che diventa essa stessa strumento di mediazione nell’annuncio di salvezza. Non bisogna dimenticare che anche per un presbitero è difficile lasciare una comunità – la “propria” comunità – nella quale ci si è integrati e per la quale si è lavorato cercando sempre di migliorarla. Eppure seguire il disegno celeste, attenersi alle regole, mettersi sempre in gioco sono gli aspetti positivi e il motore per affrontare con zelo e rinnovata fiducia nuovi percorsi da cui trarre nuove esperienze da mettere poi al servizio di altre comunità. Se ogni parrocchia deve ciclicamente fare i conti con tali cambiamenti, cosa li ha resi particolari l’anno scorso? La pandemia ha posto un freno alla socialità e ridisegnato il tradizionale e rituale modo di procedere, costringendo tutti a celebrazioni senza la presenza del vescovo per l’accoglienza del nuovo parroco. Per tali ragioni e diversamente da quanto precedentemente accaduto, ogni comunità è rimasta “confinata” tra le mura della propria chiesa senza poter presenziare in rappresentanza alla cerimonia di accoglienza di preti conoscenti che facevano ingresso in una nuova parrocchia loro affidata. Sono allora mancati veri momenti di respiro comunitario? No, sono solo venuti meno i momenti di convivialità ma il cambio della guardia svoltosi per tutti contemporaneamente ha però reso ancora più comunitaria la Diocesi, che viveva simultaneamente saluti ai precedenti pastori e accoglienza del/dei nuovo/i. Questo non solo perché le lancette dell’orologio segnavano la stessa ora per l’inizio della celebrazione eucaristica in tante parrocchie per l’insediamento del parroco e/o l’ingresso del viceparroco ma perché i cuori di numerosissimi fedeli erano sintonizzati sull’onda emotiva di una preghiera sincera rivolta a tutti i sacerdoti. Più comunità di così! – verrebbe da dire. Eppure il vero senso di tale parola sta nel creare unità di valori, di sentimenti e di fede, nell’adoperarsi lavorando per il bene comune e nel sentirsi in comunione con la Chiesa universale proprio attraverso la comunità. L’etimologia della parola «parrocchia» ci viene in aiuto per capire meglio un concetto importante. Il termine deriva dal greco paroikía, in latino parochia, e significa «abitare accanto». Il riferimento non è alla canonica o al trovarsi in un luogo di culto ma al vivere come comunità di fede da pellegrini, avendo la patria celeste come meta a cui tendere. Cade a pennello il tempo sinodale che siamo chiamati a vivere da ottobre 2021 a ottobre 2023 (l’itinerario completo si concluderà nell’anno giubilare 2025, punto di partenza per attuare nelle proprie diocesi e parrocchie scelte «coraggiose e profetiche» maturate in questi due anni di discernimento ecclesiale). Comunità rimanda a sinodalità, quindi al «camminare insieme», ovviamente sotto la guida dei propri sacerdoti.
Nella data odierna, in cui tante parrocchie del ragusano ci stringiamo (e continueremo a farlo per diversi anni) attorno ai nostri pastori ricordando la loro venuta tra noi esattamente un anno fa, possano arrivare loro pensieri di affetto, non dimenticando di ringraziare i loro predecessori per averci accompagnato nel percorso di vita e di fede.
Vivendo parallelamente questo clima di festa, possiamo sentirci uniti non solo in questa occasione condivisa di “ministerialità dal respiro comunitario” ma soprattutto spiritualmente, certi e speranzosi che l’allentamento delle restrizioni pandemiche e, pian piano, il definitivo superamento di tale strano periodo possano far tornare tutti i membri della famiglia diocesana a vivere reali esperienze di incontro collettivo percependo l’essere Chiesa insieme, Chiesa di pietre vive.