22 Novembre 2024

ITALREPORT

Quotidiano on-line

Modica, testimonianze e veglia missionarie dalle Benedettine per l’avvio della nuova comunità intecongregazionale

I missionari? Spolverano stelle!

MODICA – Si respirava un clima di commozione e gratitudine lunedì 16 maggio nella cappella delle Monache Benedettine mentre si ascoltavano le testimonianze dei quattro missionari che da Pentecoste, collocandosi a Modica, hanno avviato per tutta la Sicilia una comunità missionaria intercongregazionale per aiutare l’accoglienza del mondo che arriva attraverso i migranti. Ha iniziato suor Giovanna Minardi, nativa di Giarratana ma per ventuno anni ad Hong Kong e quattro anni in Cina. Se Hong Kong rimanda a tremila conversioni ogni anno, grazie all’impatto con il cristianesimo per la possibilità di contatti, la Cina vieta ogni professione religiosa esplicita. E quindi tutto è affidato alla testimonianza della vita, ma suor Giovanna ha anche raccontato di cinesi che – avendo le autorità vietato loro la messa, permessa solo ai non cinesi in una piccola chiesetta chiusa – cercavano di poterne vedere qualcosa anche solo dalle fessure. A dire un desiderio di poter professare la fede e il dolore di non poterlo fare in un Paese immenso, grande quanto un continente. Quindi è stata la volta di suor Rachele Soria che, come Francesco, viene dalla “fine del mondo”, dall’Argentina ed è stata in Kenia e Italia dalla parte degli ultimi, degli scarti della società, conoscendo l’isolamento, l’impotenza, le porte chiuse dove non te lo aspetti, ma decidendo comunque di sempre difendere gli ultimi, che in Kenya diventano giovani arsi vivi per aver rubato solo un pugno di fagioli, magari spinti dalla fame. Commovente l’affidarsi di suor Rachele alle loro preghiere e la ferma decisioni di non abbandonarli. Avvertendo in questo l’aiuto di Maria, con un rapporto che lega la Madonna alla difesa dei poveri e dovrebbe interrogarci su tante devozioni a basso costo. E poi padre Vittorio Bonfanti, lombardo per quarant’anni in Malì, andando come missionario appartenente ai Padre Bianchi, fondati con il desiderio del dialogo con l’Islam e con il chiaro impegno ad ogni partenza ad amare fino al martirio. Ha raccontato della dignità degli africani, del desiderio di Vangelo per cui non ci sono a sufficienza persone, desiderio legato all’avvertire bello il cristianesimo grazie a testimonianza di vita credibili. Ed ha definito il missionario uno chiamato a spolverare le stelle. Infine padre Gianni Treglia, pugliese, per vent’anni in Tanzania, a confrontarsi con gruppi misti di cristiani, musulmani, persone di altra sensibilità e a servire una Chiesa dove grande responsabilità hanno i laici, superando il clericalismo occidentale spesso importato anche in Africa. Sullo sfondo di un racconto così bello, si è snodata la preghiera per i martiri: solo nell’ultimo anno 22 conosciuti e molti altri non conosciuti. A rappresentarli rose rosse poste sull’altare dove è stato esposto il Santissimo Sacramento. E alla fine un segno: posando la mano sul Vangelo ciascuno ha preso l’elenco dei martiri quasi a portarli con sé. C’erano giovani e animatori Caritas, il vicario generale della diocesi, il vicario episcopale per i problemi sociali, suore delle diverse comunità religiose, i cappuccini, un parroco, Concetta (la missionaria modicana in Congo, a Muhanga) … a rappresentare il popolo di Dio chiamato a ritrovare nei martiri la misura di un carità veramente evangelica, coraggiosa, appassionata.

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