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Natale…”ricordi partenopei d’infanzia”.

Salvatore Cultraro, 2 dicembre 2024.- Natale…tutte le famiglie del palazzo preparavano il “presepe”. Era un lavoro collettivo, ci si scambiavano i pastori doppioni, ogni famiglia aiutava l’altra…quelli del piano terra collaboravano con quelli del secondo piano nel preparare la cartapesta per le montagne e la grotta…. si colorava il tutto…si sistemavano le luci, il muschio…ognuno dava il proprio contributo… reciproco…Una volta terminata la costruzione dei presepi, ogni sera si recitava tutti insieme la novena, ed ogni volta si sceglieva un presepe ed una famiglia diversa, terminando le preghiere con l’intonazione di canti…Tu scendi dalle stelle…ecc. Sempre durante la novena, ogni giorno nel cortile passavano gli zampognari, intonando, con le loro cornamuse, dietro una piccola offerta, dolcissime nenie natalizie dedicate a tutti i presepi del palazzo. Tutti i bambini ci affacciavamo dai balconi e dai terrazzi ascoltando il suono delle zampogne, estasiati, in un rigoroso silenzio, quasi a non voler perdere neanche una nota. Ogni anno scendevano, puntuali, dai monti dell’Abruzzo e del Molise, per dare un ulteriore tocco di magia, con le loro nenie, al Natale. La Vigilia, uscivamo da casa verso le 10 per andare negli immensi e chilometrici mercati natalizi per gli ultimi acquisti e per tutto ciò che serviva per le cena serale. Il mezzogiorno non si pranzava…si restava per tutta la giornata in giro per i mercati per acquistare pesce (il capitone), carne, frutta, frutta secca e dolci (torrone, rococò, mustaccioli ecc.). Alle 18,00 si rientrava a casa e si preparava la “Cena della Vigilia”. Alle 21,00 ci si sedeva a tavola, con parenti ed amici, e tranquillamente si iniziava a mangiare…un lungo pasto che doveva durare fino alla mezzanotte. Allo scoccare delle 24,00 si deponeva il Bambino Gesù nel presepe e si iniziava con gli auguri…. Il giorno di Natale a pranzo i bambini lasciavano una letterina, preparata a scuola nei giorni precedenti, sotto il piatto del papà, quindi la si leggeva… e dopo i baci e gli applausi…arrivava il tanto desiderato omaggio, in soldi, da parte del genitore. Il 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno, il copione si ripeteva alla perfezione, con la variante che la sera ci si riuniva a casa di un cugino che disponeva di una casa grandissima ricca di strumenti musicali, fisarmonica, pianoforte, chitarra, e vari registratori, giradischi ed altro. Più che mangiare si pensava a far baldoria, suonando ballando e scherzando. A mezzanotte tutti sul balcone a festeggiare l’arrivo del nuovo anno sparando “botti” (acquistati in abbondanza nei giorni precedenti) e a lanciare dai balconi vecchi piatti ed altro.

 

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