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Palermo. Crisi del comparto agricolo, l’AnciSicilia aderisce alla manifestazione che si svolgerá il 14 marzo.

Redazione Due, Palermo, 10 marzo 2016.-Riceviamo e pubblichiamo un comunicato a cura dell’addetto stampa, Carla Muliello.  L’AnciSicilia aderisce alla manifestazione contro la crisi dell’agricoltura che si svolgerà  il prossimo 14 marzo e che, oltre a interessare l’intero comparto, coinvolgerà, in particolare, alcuni tra i più importanti comuni a vocazione agricola tra cui Francofonte, Pachino, Vittoria, Gela e Palma di Montechiaro. A Pachino, inoltre, confluiranno anche i comuni vicini di Portopalo, Noto, Avola, Ispica e Rosolini. La data non è stata scelta a caso, il 14 marzo, infatti, a Bruxelles si riunirà il Consiglio d’Europa dei Ministri dell’agricoltura. “La crisi del settore agricolo è tragica e ci aspettiamo che l’Unione europea e il governo regionale facciano la loro parte per soccorrere le nostre imprese e impedire che vengano messi a rischio migliaia di posti di lavoro”-.Lo hanno detto Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell’AnciSicilia che aggiungono: “Riteniamo che si debba correre ai ripari pianificando nuove strategie per la valorizzazione del made in Sicily.  Ci auguriamo che imprenditori e comuni insieme, potranno diventare protagonisti di un’offerta in grado di proporre ai mercati internazionali la qualità della nostra produzione agricola”. “L’AnciSicilia – conclude Paolo Amenta, vice presidente dell’Associazione con delega alle Politiche sociali e di sviluppo – sostiene la protesta sottolineando che per superare la crisi bisogna lavorare su due fronti: da un lato è necessario predisporre un piano di salvataggio per le nostre aziende in crisi, dall’altro bisogna partire dai fondi comunitari per sostenere il comparto anche avviando il passaggio dal semplice settore agricolo a un sistema più complesso dell’agroalimentare. Inoltre, proprio per evitare la desertificazione del nostro panorama agricolo, è necessario ridimensionare gli accordi di libero scambio. Ciò non vuol dire che vogliamo limitare gli scambi commerciali con altri Paesi, ma significa piuttosto sottoscrivere questi accordi evitando la morte delle nostre imprese e del nostro territorio”.

 

 

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