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Partito Democratico, siamo alla resa dei conti

Partito Democratico alla resa dei conti. Ormai è chiaro a tutti: lo scontro finale è in atto e senza esclusione di colpi. L’ultimo, un vero e proprio atto d’accusa nei confronti del presidente del Consiglio, è di Stefano Fassina, che afferma senza mezzi termini: “Non è un segreto che Matteo Renzi nel 2013 abbia guidato i 101 che bocciarono Romano Prodi, candidato alla Presidenza della Repubblica. A differenza di quelli che oggi chiedono disciplina e due anni fa hanno capeggiato i 101, noi siamo persone serie. Tra di noi non ci sono franchi tiratori”. Pronta la replica di uno dei massimi esponenti del Pd, il vicesegretario Lorenzo Guerini che dichiara: ”Si tratta di una sciocchezza incredibile». E lo stesso ex segretario Pd, Pier Luigi Bersani, che da quella votazione ne uscì con le ossa rotte, afferma: «Renzi a capo dei 101? Non lo so, ci vorrebbero i servizi segreti per scoprirlo. Ci vuole lealtà. Io ho subito slealtà, ma preferisco subirla che praticarla». Per quanto riguarda l’elezione del presidente della Repubblica c’è anche da dire che Fassina auspica l’unità del Pd. Sembra un auspicio per salvare le apparenze. E’ più che evidente, infatti, che se il nome verrà fuori da un accordo Renzi-Berlusconi-Alfano e le altre  forze che attualmente sostengono il governo i franchi tiratori del Pd saranno forse più dei famosi 101. Bersani non vede l’ora di togliersi qualche sassolino – forse sarebbe più opportuno definirlo sassolone – dalla scarpa ed ha già cominciato a lavorare in tal senso e neanche sotto traccia, ma alla luce del sole. Dalla sua avrà molto probabilmente i civatiani e i cuperliani. Ma non basterà perchè il candidato di Renzi, alla terza-quarta votazione, potrà avere ugualmente i numeri per essere eletto. E intanto le opposizioni che fanno? Grillo, dal suo blog, dice: ”Chiediamo a Renzie, prima che inizino le votazioni, la rosa di nomi che si appresta a presentare”. Insomma, prima del 28 gennaio prossimo vuole conoscere la rosa dei nomi tra i quali scegliere il presidente per sottoporli al giudizio della Rete. Una richiesta che sicuramente non verrà soddisfatta. E allora che farà il M5S? Si unirà a quel Bersani che, da presidente del Consiglio incaricato, non lo ha voluto al guida del  governo. Potrebbe essere un’idea, pur di fare un dispetto a Renzi, ma soprattutto a Berlusconi che, volente o nolente, con Forza Italia è diventato l’ago della bilancia non solo per l’elezione del presidente, ma anche per le riforme in via di approvazione come è stato dimostrato di recente al Senato per la riforma della legge elettorale.

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