Roma – “L’Italia non è in ripresa. Anzi, la crescita continua ad attestarsi attorno allo zero-virgola senza soluzione di continuità dal 2013, materializzando il rischio di stagnazione. Resta impietoso il confronto con gli altri Stati europei, dopo di noi solo la Grecia”. Così Riccardo Sanna, responsabile Area Politiche dello sviluppo Cgil Nazionale commenta le stime preliminari del Pil elaborate da Istat e Eurostat per il primo trimestre 2017.
“Complessivamente – sottolinea il dirigente sindacale – dai dati si evince che l’Italia è ancora troppo lontana dal livello pre-crisi (2007) di redditi reali e occupazione, soprattutto giovanile. Continua a insistere una crisi di domanda, soprattutto nel Mezzogiorno, dove, come rilevato oggi dall’Eurispes, il potere d’acquisto e il lavoro continuano a diminuire”.
“Purtroppo – prosegue Sanna citando le previsioni della Commissione europea – il nostro Paese ‘conquista’ la maglia nera sulla crescita: per il biennio in corso si conferma al penultimo posto in classifica e alla fine del 2018 saremo ancora più indietro rispetto a tutte le principali economie europee e industrializzate”.
Ma per il responsabile Area Politiche dello sviluppo “non è una condanna, piuttosto una resa. Con le politiche economiche, fiscali e di bilancio realizzate in questi anni e in programma per i prossimi – sostiene infatti – il sistema-paese sta diventando e diventerà più povero e più arretrato. Ed è proprio dalle arretratezze e dalle potenzialità che si può ripartire, anche senza infrangere le regole europee, per generare nuova crescita, nuovi investimenti, nuova occupazione, nuovi redditi, e cambiare le politiche dell’Unione”.
Per il dirigente della Cgil “non è impossibile”, e ricorda le proposte della Confederazione per invertire la rotta. “Occorre redistribuire la ricchezza, aumentare i salari e creare lavoro, per esempio con un Piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile, in particolare nel Mezzogiorno”. Inoltre, “bisogna rilanciare lo sviluppo su tutto il territorio nazionale con un nuovo intervento pubblico in economia fondato su importanti investimenti pubblici, ma anche su una programmazione negoziata a livello locale”. “In questo senso – conclude Sanna – la Cgil continua a invocare la contrattazione territoriale dello sviluppo ispirata dal Piano del Lavoro e dalla vertenza Laboratorio Sud”.