Pino Daniele Uomo in Blues
Scrivere di un grande artista come Pino Daniele mi riempie d’orgoglio e mi rattrista allo stesso tempo. Una morte annunciata molto tempo fa, fatale casualità che accomunava Pino Daniele al suo grandissimo amico Massimo Troisi. Alla fine degli anni 90 un campanello d’allarme aveva messo sul chi va là il cuore matto di Pino Daniele. Ma lui, uomo del Sud, artista passionale, non riusciva a star lontano dai palcoscenici, dagli studi di registrazione. Anno dopo anno ci ha regalato la sua inimitabile musica, il suo inconfondibile suono, colorato sempre di nero, quei ritmi che aiutavano a sognare gli eterni sognatori. Di Pino Daniele ho ricordi bellissimi che costruiscono un viaggio attraverso la sua carriera. Ricordo quando sul finire degli anni 70, a in Radio , trasmettavamo uno dei suoi primi successi, che calzava a pennello con la nostra ribellione giovanile. La canzone “Je’ so’ pazzo ‘”, fu un tormentone anche perchè, alla fine il brano finiva con una espressione colorita: ” Nun ci scassati u cazzu “. Bisogna dire la verità, gli editori di molte radio libere all’epoca, imponevano a chi andava in onda, di sfumare prima la canzone, perchè erano proibite le cosiddette “parolacce” . Eravamo in pochi ad avere il coraggio di far finire il brano, perchè per noi addetti ai lavori , era evidente segnale di libera espressione. Pino Daniele venne subito definito il “Masanielo” della canzone italiana, i suoi brani, parlavamo della sua Napoli, dei luoghi dove lui era cresciuto e dove nulla andava bene.
A dire il vero Pino Daniele aveva già composto un album , che acquistò valore dopo il successo di “Je’ so’ pazz'”. L’album si chiamava Terra mia e conteneva brani che il pubblico imparò ad apprezzare nel tempo.Brani come : “Napul’è”, “‘Na tazzulella e cafè” e la romantica”Terra mia”, tutte canzoni scritte col cuore, un cuore matto che ha segnato la sua vita . Il Suo capolavoro sicuramente Nacque subito dopo, quando la sua mente partori “Nero a Metà”, Un vero capolavoro dall’animo “Nero”.
Pino Daniele volle fortemente la collaborazione di grandi musicisti, grandi professionisti, grandi compagni d’avventura. Ricordo, come fosse oggi, un concerto a Scicli del 1979; quella sera andai , sicuro di assistere ad una grande serata di musica. Pino Daniele quella sera sul palco, portò i suoi amici, strumentisti: James Senese e Enzo Avitabile al Sax, Tullio De Piscopo alla batteria, Tony Esposito alle percussioni e poi Gigi De Rienzo (basso), Agostino Marangolo (batteria), Ernesto Vitolo (piano, tastiere ed organo). Una band che quella sera strappò applausi e consensi. Fu l’incoronamento trionfale di Pino Daniele, un grande artista dall’anima blues. La sua carriera un fiume in piena; centinaia di canzoni che si ascoltano, che si amano. Certo non potremmo mai elencarle tutte, ma ricordarne qualcuna sì; Pino Daniele era artista dall’animo generoso e facilmente vulnerabile. Si commuoveva facilmente e per questo aiutava tante associazioni che si occupavano di bambini e giovani disadattati. Suonava spesso per donare in beneficenza gli introiti. Alcune canzoni che mi piace citare sono: “Annarè”, dedicata alla indimenticabile Anna Magnani.
Una canzone dedicata a Serena Grandi: ” Mal di te “. Alla bella Serena Pino Daniele inviò a casa , una musicassetta che conteneva la canzone dedicata a lei, dopo una serata a Cortina in casa di comuni amici. “Quando”, canzone che fece da colonna sonora al film, dell’amico fraterno Massimo Troisi, “Pensavo Fosse Amore, Invece Era Un Calesse”.
Il legame tra Troisi e Daniele era fraterno , si stimavano, passavano serate a chiacchierare e a e a scherzare , ma soprattutto, discutevano della cosa che li accomunava: il cuore matto. Si perchè entrambi soffrivano della stessa patologia, una malformazione al cuore. Una diagnosi che loro conoscevano bene . La morte di Troisi lasciò un vuoto incolmabile nella vita di Pino Daniele. Decise di fare meno serate dal vivo, di avere meno stress e di vivere una vita più regolare. Durò poco perchè ha sempre accompagnato l’uscita di ogni album con un tour, scegliendo però locali al chiuso, la sua voce subì un calo di toni, che non gli permetteva più certe perfomance canore.Ho rivisto Pino Daniele ad Acireale a distanza di 20 anni. Trovai differenze enormi e devo confessare, notai Pino Daniele , demotivato, mi apparve molto nostalgico, soffriva il palco, come a voler dire: ” Ma io che faccio qui stasera “. Era il 1997. Da quel momento ho seguito Pino Daniele solo tramite le uscite dei suoi album e mai più dal vivo. La Rai mise in onda uno speciale, dedicato al suo ritorno in scena. Una piacevole intervista al cantautore Partenopeo, una sorte di riepilogo della sua carriera. Pino Daniele parlava della sua carriera, raccontando aneddoti e fatti che lo legavano alla musica. In quella serata , i suoi fans appresero che aveva ripreso la sua vecchia band, quella di “nero a metà”, per riproporre i suoi successi indimenticabili. Fu la sua penultima apparizione in video.l’altra è legata alla perfomance di fine anno del 2014 a Cortina D’Ampezzo. Il cuore di Pino Daniele decise di fermarsi all’età di 59 anni, una sorte di morte annunciata. Pino conviveva col suo cuore matto e pur rispettando le regole del quieto vivere, come tutti gli esseri umani si concedeva strappi alla regola. Il suo trasgredire le regole, era legato alla passione per la musica.Trasgrediva calcando i palcoscenici regalando emozioni a chi sogna grazie alla musica.