Italia. 4 maggio 2020
Ieri sera, 3 maggio, nel corso della trasmissione televisiva “Non è l’Arena”, condotta da Massimo Giletti, c’è stato un acceso botta e risposta tra il Guardasigilli Alfonso Bonafede e il Magistrato Nino Di Matteo. Questo ultimo ha raccontato che il Ministro lo aveva interpellato per chiedergli se fosse stato disponibile ad accettare l’importante ruolo di responsabile del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, (DAP) o, in alternativa, l’altro ruolo, di Direttore Generale degli Affari Penali.
Il Magistrato ha dichiarato testualmente – ho chiesto 48 ore di tempo per dare una risposta, ma quando tornai da lui, per dire che avevo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, il Ministro mi rispose che aveva avuto un ripensamento e che nel frattempo avevano pensato di nominare Basentini -. Nino Di Matteo, ha anche ricordato che nelle ore intercorse tra la proposta del Guardasigilli e la sua decisione, alcune informazioni che il Gom della polizia penitenziaria aveva trasmesso alla Procura Nazionale Antimafia e alla direzione del Dap, quindi verosimilmente anche nella disponibilità dello stesso Ministro, avevano “descritto la reazione di importanti elementi capimafia”, legati anche a Giuseppe Graviano e ad altri soggetti criminali e stragisti, i quali sostenevano che la nomina a responsabile del Dap, di Nino Di Matteo, li avrebbe messi in serie difficoltà. Quelle stesse persone, ha precisato Di Matteo, dicevano tra di loro -se nominano Di Matteo è la fine-. Ma il Magistrato, ha riferito che, nonostante le loro valutazioni, di cui era venuto a conoscenza, si recò a trovare il Ministro, esattamente 48 ore dopo il loro primo incontro, per comunicare che aveva assunto la decisione di accettare la nomina a capo del Dap, apprendendo dallo stesso Guardasigilli, che ci aveva ripensato. Nel contempo gli è stata riproposta la direzione degli Affari Penali, ruolo e incarico, rifiutato da Di Matteo.
A quel punto è intervenuto Alfonso Bonafede, affermando di essere esterrefatto nell’apprendere quella informazione in diretta, e aggiungendo che quella notizia, si sarebbe potuta rivelare grave per i cittadini, -nella misura in cui si lascia trapelare un fatto sbagliato-.
Si riporta testualmente quanto detto dal Ministro – Sono esterrefatto nell’apprendere che viene data un’informazione che può essere grave per i cittadini, nella misura in cui si lascia trapelare un fatto sbagliato, cioè che la mia scelta di proporre a Di Matteo il ruolo importante all’interno del ministero sia stata una scelta rispetto alla quale sarei tornato indietro perchè avevo saputo di intercettazioni. Gli ho parlato della possibilità di fargli ricoprire uno dei due ruoli di cui ha parlato lui – aggiunge – gli dissi che tra i due ruoli per me era più importante quello di Direttore degli Affari Penali, più di frontiera nella lotta alla mafia, ed era anche stato il ruolo ricoperto da Giovani Falcone-. Nel corso della trasmissione, il conduttore Giletti, che spesso ha incalzato perchè si chiarisse la vicenda, ha pure elencato i nomi di boss di mafia e camorra, già tornati in libertà, e ha aggiunto, che oltre all’elenco reso noto, sul tavolo di Bonafede, ve ne è un altro abbastanza lungo, lungo fino a quota 200 nomi, su cui bisogna decidere il da farsi.
Tutto ciò ha posto e pone seri interrogativi alla gente che, oltre a doversi confrontare con l’emergenza Covid 19; oltre ad essere costretta a stare in casa; oltre a rischiare di perdere definitivamente il lavoro; oltre a doversi scontrare con una burocrazia sorda, gretta e rimasta immutata rispetto a prima, è venuta a conoscenza di questi fatti straordinariamente gravi e inquietanti.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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