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Puglia. Contratto call center, confronto sindacati-Assocontact in VI Commissione

La questione dei call center di Molfetta, Lecce e Taranto, ai quali dovrebbe essere applicato un contratto firmato da Assocontact e Cisal, ritenuto dagli altri sindacati e dagli tessi lavoratori penalizzante e lesivo di alcuni diritti fondamentali come il diritto alla malattia e ai permessi 104, è approdata oggi in V Commissione consiliare per iniziativa della presidente della stessa Commissione, la Pd Lucia Parchitelli, e del capogruppo di Fratelli d’Italia, Renato Perrini.

I due consiglieri hanno manifestato la preoccupazione per le sorti di una platea di circa cinquemila lavoratori per i quali, ha detto Perrini, si profila una “riduzione di oltre il 50% delle ore di permesso rispetto al contratto collettivo delle telecomunicazioni”.

L’approfondimento è stato richiesto anche alla luce del sottoscrivendo contratto di programma, per 20 milioni di euro, con l’azienda titolare dei call center, la Network Contacts, da sottoporre a eventuale valutazione, e per individuare iniziative per tutelare i lavoratori.

Nell’audizione sono stati ascoltati i sindacati di categoria SLC CGIL Puglia, FISTEL CISL, CISL Puglia, UGL, UILCOM UIL nonché il rappresentante di Network Contacts, quello di Assocontact, associazione datoriale dei fornitori di servizi in outsourcing, e infine il presidente del Comitato regionale per il monitoraggio del sistema economico produttivo e delle aree di crisi (SEPAC) Leo Caroli.

I rappresentati dei sindacati intervenuti hanno marcato una forte distanza dal contratto firmato il 4 dicembre da Cisal con Assoconcact, ribadendo la scarsa rappresentatività sindacale dell’associazione e stigmatizzando l’allontanamento dal contratto nazionale delle telecomunicazioni, sottoscritto dai sindacati confederali e Ugl con l’associazione datoriale Astel. Contratto non ancora rinnovato sebbene sia scaduto da due anni, ma che si ritiene – in sede di rinnovo – possa portare a incrementi salariali che oscillano (a seconda dei livelli del lavoratore) tra i 160 e i 260 euro.

Per tutti il contratto Cisal-Assoconct è peggiorativo delle condizioni dei lavoratori e mina anche il rinnovo del contratto collettivo nazionale delle tlc, aprendo la strada del dumping negli appalti.

Per Network Contacts è intervenuto Jose Netti che ha chiarito che non si può chiedere all’outsourcer di far parte dell’associazione datoriale in cui sono rappresentate le grandi compagnie di telecomunicazioni che sono i committenti dei call center (Wind, Telecom, etc). e che tagliano il monte lavoro mettendo in crisi le aziende bpo e crm. Il contratto firmato il 4 dicembre – ha aggiunto – è il primo contratto nazionale firmato da un’associazione che rappresenta i call center, che non operano nel settore delle grandi compagnie tlc e non hanno lo stesso tipo di esigenze e priorità. Inoltre, ha argomentato, se inizialmente i committenti erano essenzialmente operatori delle telecomunicazioni, cosa che giustificava l’applicazione del contratto delle tlc, ora i committenti sono diversi e di diversi settori. Questo significa che si potrebbero applicare – e a volte si applicano, con il benestare dei sindacati – contratti diversi a seconda del settore della committenza: multiservizi, sanità, comparto elettrico, pubblica amministrazione, chimica etc.
Per questo rivendica l’importanza del contratto Assoconcact in quanto specifico per il settore. Posizione resa ancora più esplicita da Lelio Borgherese, nella doppia veste di rappresentante di Assocontact e presidente di Network Contacts.

Richiamando la necessità di una legge nazionale che regolamenti il comparto e che è stata inserita in una proposta portata all’attenzione del parlamento da Assocontact: una legge che definisca le regole, i rapporti con i committenti, l’eliminazione di pratiche di dissuasione abusate e talvolta illegali, incluso il contrasto al telemarketing selvaggio, regole sulla formazione e sulla certificazione delle competenze.

Borgherese ha anche negato che il contratto sottoscritto con Cisal sia peggiorativo, ha invece sostenuto che è migliorativo rispetto al contratto tlc in essere (quello non rinnovato) e che, sviluppando le varie voci previste nel contratto, l’aumento salariale (comprensivo di agevolazioni addizionali) è molto vicino a quello ipotizzato per il contratto Astel. Borgherese ha concluso ribadendo che Assocontact proseguirà nel percorso di applicazione del nuovo contratto.

Se ancora non c’è una vertenza Network Contacts, è molto facile che a breve si accenda, ha evidenziato il presidente di Sepac Leo Caroli. Caroli ha chiarito che il contratto del 4 dicembre è un contratto valido e vigente e che pertanto non è pensabile che possa essere utilizzato per non procedere alla sottoscrizione di un accordo di programma. Inoltre – ha aggiunto – l’istanza al momento sia stata ritirata dal proponente.

La questione è complessa e trascende il livello regionale, ha spiegato Caroli, in quanto “più che cambiare i contratti bisogna cambiare le regole”, a cominciare dalla rappresentatività non solo dei sindacati ma anche delle parti datoriali. E ha invitato i sindacati, le aziende e le parti politiche a sollecitare a livello nazionale un tavolo per definire delle regole certe perché il lavoro nei call center non è più, o non sempre, un lavoro temporaneo in attesa di altri lavori ma un servizio fondamentale per l’esercizio dei diritti da parte dei cittadini.

A livello regionale – ha suggerito Caroli – si può agire dando indicazioni ad aziende pubbliche e altre articolazioni della Pa sul rispetto di salari minimi negli appalti, oppure fare riferimento ai livelli retributivi più alti.
Un percorso in parte già avviato da regione Puglia, come ha sintetizzato in chiusura la presidente Parchitelli, citando la legge regionale anti-dumping e la più recente legge sul salario minimo: “Da queste leggi, da sottoporre a revisione e da ampliare sotto il profilo degli ambiti di applicazione e della cogenza delle indicazioni normative, possiamo ripartire per rafforzare le tutele dei lavorarti anche dei call center”.

Riguardo all’iniziativa da intraprendere a livello nazionale Parchitelli ha anticipalo la presentazione di una mozione al Consiglio regionale per portare il tema delle regole dei call center e degli appalti sul tavolo nazionale, auspicando che la stessa iniziativa sia presa dalle altre forze politiche per far arrivare una voce unitaria al governo.

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