Vittoria. 18/11/2018
Sembra un quartiere di una Regione in guerra, quello dove è ubicata una delle scuole più antiche di Vittoria, eppure si trova in pieno centro storico, nel cuore pulsante di una città indignata che non riesce a trovare, non solo soluzioni, ma nemmeno risposte dagli organi preposti a fare rispettare le leggi. Non è bastata nemmeno una sorta di petizione firmata a più mani da decine e decine di persone e inviata al Ministro degli Interni, al Prefetto, al Questore, al Comandante provinciale dei carabinieri, ai tre Prefetti che amministrano la città.
La parte di via Cavour, dove è ubicata la scuola a tutti nota come “scuola nuova”, da mesi, anzi, da anni, è in mano a bande di piccoli criminali che lì, fanno di tutto; dal sesso in pubblico sulle panchine, alla devastazione delle vetrate della scuola, delle attività commerciali e delle case private, alle minacce ai passanti che “osano” guardare, alle risse organizzate e ai furti di telefoni, denaro e quant’altro, agli ignari passanti, in verità, ormai pochi, perché terrorizzati.
Appelli lanciati in tutte le lingue, in tutti i modi, al mondo intero, appelli mai accolti e quindi mai presi sul serio.
La Dirigente scolastica della scuola in questione, il corpo docente, i collaboratori scolastici e gli stessi studenti, chiedono aiuto a tutti, la situazione è degenerata fino al punto che prima o poi, può accadere l’irreparabile. Gli anziani che passano, sono chiamati in maniera dispregiativa, vecchi; “ehi vecchio, che guardi, zitto e cammina, altrimenti…”
I ragazzi, quelli che nulla hanno a che vedere con gli altri che “dominano”, subiscono angherie, ingiurie, e, se reagiscono, vengono massacrati di botte.
Questo appello lo faccio mio, io che faccio parte della schiera di “imbroglioni, malfattori e puttane” ma che sento il dovere morale e civile di sponsorizzarlo, auspicando che qualcuno di buona volontà, voglia assumere i provvedimenti necessari per ridare un quartiere alla città che è già tanto martoriata, e una scuola a chi preferisce i libri all’arroganza, alla spocchia e alla sopraffazione.