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Ragusa. Campisi, il presidente territoriale di Confcooperative Ragusa, lancia l’allarme: Anche nell’area iblea alcuni enti locali tirano sempre più la corda mettendo in seria difficoltà le cooperative sociali affidatarie e a rischio i servizi erogati.

“Alcuni enti locali, anche nella nostra provincia, tirano sempre più la corda, mettendo in seria difficoltà le cooperative sociali affidatarie e a rischio i servizi che erogano”. Lo dice il presidente territoriale Confcooperative Ragusa, Luca Campisi, rinfocolando la protesta che la centrale cooperativa ha avviato nei mesi scorsi da Palermo sino a raggiungere le varie aree dell’isola. “Stiamo parlando di una disattenzione da parte di alcuni enti locali – sottolinea Campisi – che, a 8 mesi dall’adeguamento del costo del lavoro nel settore sociale, siamo ancora costretti a rilevare. Ecco perché ci sentiamo di lanciare l’ennesimo grido d’allarme facendoci portavoce del profondo malessere lamentato dalle cooperative che garantiscono servizi fondamentali. In realtà, alcune istituzioni hanno cominciato ad adeguare il costo del lavoro. Confcooperative apprezza il ragionamento avviato con Anci Sicilia con la certezza che il dialogo costruttivo possa condurre a soluzioni necessarie e condivise. Vogliamo precisare, inoltre, che non vogliamo mettere in dubbio le enormi e crescenti difficoltà finanziarie, organizzative e gestionali degli enti locali, che fanno sempre più fatica a rispondere efficacemente alla domanda di assistenza delle proprie comunità, ma tutto ciò non si può scaricare sulle cooperative sociali ed in generale sugli enti del privato sociale, chiamati ad organizzare ed erogare quei servizi così importanti soprattutto per famiglie fragili. Inoltre, se da un lato i bilanci comunali sono sempre più poveri, dall’altro le risorse e gli strumenti di finanziamento della spesa sociale sono ormai tanti e variegati. La co-programmazione e la co-progettazione sono strumenti pienamente riconosciuti dalla normativa, ma ancora sottoutilizzati. Le cooperative sociali, chiamate a svolgere un servizio fondamentale per conto della pubblica amministrazione, non possono rimanere schiacciate tra il costo del lavoro e un ricavo che, quasi sempre, è ben al di sotto di quella soglia minima di sostenibilità. Il percorso che porterà al completamento dell’aumento contrattuale ai lavoratori del comparto socio-assistenziale, si completerà nel 2026 ed ha già calendarizzato le diverse tranche di aumento. La pubblica amministrazione, dal canto proprio, fa fatica a considerare i servizi socio-assistenziali come indispensabili, dando segnali – in alcuni casi – di scarsa attenzione se non di fastidio”. Confcooperative, inoltre, dice no alla “prassi perversa dei cosiddetti “progetti migliorativi”, che si potrebbe tradurre così: il servizio socio-assistenziale ti viene affidato se svolgi parte di esso gratuitamente. Ciò innesca dinamiche incontrollabili, che esulano da quelle di un sano rapporto tra committente ed appaltatore e che molto spesso finiscono per favorire chi è meno trasparente. Una cosa è certa. Non si può pretendere la gratuità del servizio”.

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