I consiglieri dem D’Asta e Chiavola: “Piccitto e corallo ne prendano atto e si comportino di conseguenza”
RAGUSA – “Se la maggioranza grillina non riesce a fare passare uno dei propri cavalli di battaglia, vale a dire la riscrittura dell’articolo 48 delle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore generale, significa che la loro spinta propulsiva e rivoluzionaria, mai cominciata, subisce l’ennesimo colpo, questa volta durissimo”. Lo dicono i consiglieri comunali del Pd, Mario D’Asta (capogrupppo) e Mario Chiavola, dopo avere preso atto di quanto accaduto nel corso della notte in Aula, con la bocciatura e il conseguente fallimento delle politiche urbanistiche adottate dal sindaco Federico Piccitto e dall’assessore Salvatore Corallo il cui maxiemendamento, presentato durante l’ultimo Consiglio, poi pure subemendato, e che avrebbe stravolto le previsioni iniziali, a dimostrazione di quanto le idee dei pentastellati siano confuse,
è stato rispedito al mittente.
“A questo punto – aggiungono i due consiglieri Dem – considerato quanto sta accadendo a livello politico, con la maggioranza grillina ormai completamente sfaldata e con la Giunta che non riesce ad andare avanti, non possiamo fare altro se non pensare di operare per presentare una mozione di sfiducia che tolga la città da questo impiccio, da questa situazione di grave imbarazzo. Per noi, è il fallimento totale, a livello politico, dell’azione portata avanti dalla Giunta”. Anche per quanto riguarda l’attività estrattiva-mineraria, le posizioni emerse hanno messo in luce la pochezza delle argomentazioni provenienti dall’esecutivo. “E, pure in questo caso – dicono ancora i due consiglieri del Pd – abbiamo avuto modo di registrare una bocciatura. Perché hanno cercato, forse per accontentare, in maniera propagandistica e populistica, i propri elettori, di fare apparire come una conquista la possibilità di regolamentare la materia dal basso quando, invece, la stessa è subordinata a precise normative nazionali e regionali. Dal nostro punto di vista, così come abbiamo spiegato durante la discussione in Aula, l’attività estrattiva mineraria ha un senso nel nostro territorio ma non nelle zone ad alto valore paesaggistico. E ad avvalorare ciò vi è il piano paesaggistico, approvato dalla Regione da poco più di un mese, che rimane uno strumento importante di tutela del paesaggio. Quindi, se la proposta grillina fosse passata, si rischiava di fare rimanere tutto bloccato, esponendo il Comune a ricorsi che, date le chiare illegittimità, se, come noi riteniamo probabile, fossero stati accolti dal Tar, avrebbero creato una situazione di stasi preoccupante per la città. E poi, per quanto concerne le scelte di politica urbanistica sul verde agricolo, più volte avevamo segnalato che l’impalcatura era anomala, non confacente con le normative vigenti, a tratti financo anticostituzionale. Un esempio su tutti: sembra normale che a potere costruire potesse essere solo l’imprenditore agricolo e non un cittadino qualsiasi che, tra l’altro pagando le tasse, non vi può costruire? Lungi da noi consentire la speculazione che contrastiamo in tutte le forme ed in tutte le sedi, questo elemento discriminativo era impensabile. Dall’altro lato, aumentare eccessivamente il numero dei metri quadri del lotto minimo avrebbe consentito l’abusivismo edilizio, la possibilità di edificare solo alle persone parecchio benestanti e sarebbe andato contro una delle ricchezze del nostro territorio, vale a dire il frazionamento delle nostre terre. Riteniamo tra l’altro, condizione per noi essenziale, che la possibilità di costruire debba esser fatta con criteri rigidi e regole chiare: mantenimento delle caratteristiche naturali del paesaggio, introduzione di elementi di qualità architettonica, definizione di interventi rispettosi del contesto territoriale, cioè vale a dire un’architettura strettamente collegata al contesto paesaggistico, che reinterpreti in modo contemporaneo le caratteristiche di semplicità e rigore formale delle costruzioni rurali tradizionali. In definitiva regole qualitative fondamentali per andare verso costruzioni, limitate anche dal punto di vista quantitativo, di buona qualità architettonica capaci di relazionarsi al contesto paesaggistico senza produrre situazioni di stravolgimento dei caratteri culturali del nostro paesaggio. L’assessore Corallo si è intestardito ed è andato avanti per la propria strada. E questo è il risultato. Una bocciatura proveniente dal suo stesso gruppo (14 i voti contrari, 10 quelli a favore) che dovrebbe convincere lo stesso assessore a rassegnare le dimissioni visto che quello che era il punto più qualificante della propria azione è stato sonoramente bocciato. Chiediamo, dunque, alla Giunta municipale di valutare con attenzione la gravità di quello che è accaduto nel corso della notte a palazzo dell’Aquila e di assumere le conseguenti determinazioni”.
Mario D’Asta
Mario Chiavola
Consiglieri comunali
Pd Ragusa