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Ragusa. Franca Antoci ripercorre in una pagina monografica dedicata alla “strage dei cinquecento”, sul quotidiano La Sicilia in edicola il 4 aprile, gli ultimi giorni di vita delle vittime.

Ragusa, 1 aprile 2015.- Il 9 settembre del 2014, nello specchio di mare su cui si affacciano la Sicilia, Malta e Creta, veniva compiuta  una delle stragi più spietate e crudeli della storia degli sbarchi.  Un barcone con oltre 500 profughi in fuga da Libia, Siria, Egitto, Sudan e Palestina è stato speronato e affondato da cinque componenti di un’organizzazione di trafficanti di uomini con sede ad Alessandria d’Egitto. Questi assassini hanno dato la morte a 300 uomini e 200 tra donne e bambini. Intere famiglie sono state inghiottite dall’acqua. Dieci i sopravvissuti soccorsi da altri migranti, che sono riusciti a raggiungere le coste di Sicilia, Malta e Creta.  Tra questi una bimba che è diventata la speranza di un numero imprecisato di persone le quali sperano sia la figlia o la nipote dispersa ma che ancora oggi è sola, e due uomini sbarcati a Pozzallo dopo essere rimasti  due giorni e mezzo e due notti in mare. Importanti testimoni di un orrore per il quale sono già stati arrestati due dei responsabili della strage. I due uomini sopravvissuti sono protetti in strutture del nord Europa. Alla giornalista e vice caposervizio del quotidiano “La Sicilia” presso la redazione di Ragusa Franca Antoci, che è riuscita ad intervistarlo, uno di loro racconta attimo per attimo la disperazione, la paura e la speranza di un’avventura senza ritorno che ha cambiato per sempre la vita di chi è rimasto miracolosamente vivo. In una pagina monografica dedicata alla strage, gli articoli di Franca Antoci ripercorrono gli ultimi giorni di vita delle vittime, ricostruiscono le indagini della squadra mobile condotte dal dirigente Antonino Ciavola e coordinate dalla Procura distrettuale Antimafia di Catania, e raccolgono le dichiarazioni del procuratore capo della Repubblica di Catania Giovanni Salvi  il quale ricorda la casella di posta naufragio.wreck.procura.catania@giustizia.it messa a disposizione di quanti vogliano ricevere o fornire informazioni utili all’identificazione dei dispersi. Perché su questi morti non cada l’oblìo e perché il dolore non abbia colore, il quotidiano “La Sicilia”, avvalendosi della traduzione della mediatrice linguistica Fethia Bouhajeb e dell’ottimizzazione dei testi a  fronte curata dalla giornalista e interprete Valentina Maci, ha voluto pubblicare una pagina con testo a fronte dall’italiano all’arabo, con la collaborazione della tipografia “Elle Due” di Ragusa, nell’edizione del 4 aprile 2015. L’obiettivo è informare e abbattere le barriere che rendono difficile comunicazione e comprensione tra culture profondamente diverse. Per informazioni sul reperimento del quotidiano “La Sicilia” sul territorio nazionale è possibile chiamare i numeri  (+39) 095-253256/253234, fax 095-253236 oppure inviare una mail a segreteria@lasicilia.it in italiano o francantoci@gmail.com in altre lingue.  Grazie a quanti, comprendendo lo spirito e l’obiettivo dell’iniziativa, vorranno contribuire alla diffusione della pubblicazione.

 

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