Ragusa, 30 nov 2014 – Si inaugura sabato 6 dicembre 2014, alle ore 18.00, presso il piano nobile di Palazzo Cosentini a Ragusa, la mostra Il filo sottile, catalogo Aurea Phoenix Edizioni, a cura di Andrea Guastella. L’esposizione, compresa nella rassegna “Palazzi aperti”, organizzata dal Comune di Ragusa in cartellone al Natale Barocco 2014-2015, raccoglie una selezione di tre cicli di opere di Daniele Cascone, realizzate dal 2011 al 2013.
Dal testo in catalogo di Andrea Guastella: “Stavo scervellandomi intorno alle ultime opere di Daniele Cascone alla ricerca di un tema, di un elemento che le accomuni – appartengono infatti a tre serie differenti – quando mi sono accorto di una linea che le percorre in larga parte. Subito il mio pensiero è andato al filo sottile su cui i fotografi di un tempo erano soliti appendere i negativi ad asciugare; filo che qui, totalmente destituito di ogni consistenza, si rivela nella sua essenza pura di legame, di traccia da seguire. Senza questo filo di Arianna, Daniele avrebbe il suo bel daffare a orientarsi in mezzo a tante stanze tutte uguali; e pure i suoi inquilini (soprattutto le inquiline: quella di filare è un’arte schiettamente femminile) correrebbero il rischio di annoiarsi, o di perdersi nel vuoto, essendo proprio un filo a reggerli al soffitto a mo’ di manichini. Lo sapevano bene i saggi indiani: il filo (“sutra”) è “ciò che unisce questo mondo e l’altro mondo e tutti gli esseri” (Upanishad); è il principio che associa sembianza e oggetto, sonno e veglia, realtà e immaginazione. Sempre per gli indiani il filo è “atman” (Sé) e “prana” (vita) e mette in comunicazione le creature con il punto centrale del cosmo. Persino il concetto di “tantra”, che letteralmente significa telaio, ordito, deriva da quello di filo e indica la dipendenza reciproca di tutte le cose. Come ha scritto lo psicologo junghiano Anthony Stevens – nessuna meraviglia: non ci vuole meno di uno strizzacervelli per raccapezzarsi tra le visioni di Daniele – “l’ordito e la trama, l’andirivieni della spola attraverso il telaio rappresentano la nozione dell’interazione del tempo e dello spazio nella perpetua danza cosmica della creazione”. Ogni notte, Penelope disfa quanto ha tessuto durante il giorno. Ogni notte, o quasi, di ritorno da una dura giornata di lavoro, l’artista smonta e rimonta le sue immagini alla ricerca di un singolo effetto di luce o di composizione. In queste ultime, ad esempio, risalenti a un paio di anni fa, lo spazio labirintico – un vasto ambiente neutro su cui si aprono buche e false porte e si distendono orditi, corde, trame – è il vero protagonista della scena. Bisogna dunque più che mai seguire il filo, cercare di non farselo scappare dalle mani. Solo così sarà possibile intuire perché quell’anziana signora in scialle preferisca trainare con una cordicella un’auto giocattolo anziché guardarsi intorno – meglio essere un oggetto, un cuscino senz’occhi che recidere il contatto vitale con l’infanzia – o perché quell’altra, nuda e incinta, tiri rabbiosamente una corda da cui pendono un pugno di foglie e una bambola di paglia. Se il simbolismo del filo è espressione del passaggio attraverso la vita, dovrà anche comprendere l’esperienza della fine. È probabilmente questa la ragione per cui, interrompendo il continuum spazio-temporale, Daniele da spesso un bel colpo di forbice a una foto panoramica dividendola in più parti e scatenando improvvise associazioni. Associazioni che non ho alcuna intenzione di spiegare: equivarrebbe a dichiarare il mio mondo interiore. L’arte non si commenta, si rivive. Pertanto, prima di armarsi di un dizionario dei simboli o di un libro dei sogni, è consigliabile riflettere sul significato che le figure di Daniele hanno per noi. Quali idee o sentimenti ci evoca una donna nuda bendata e chiazzata di bianco, con rami e foglie intorno, o un fachiro dal capo incappucciato che si dondola su una specie di altalena? Rispondendo, saremo meglio preparati a recepire le suggestioni che la mostra può offrirci. Altrimenti limitiamoci ad ammirare il modellato dei corpi, la perfezione delle luci, la divina proporzione dell’insieme”.
Daniele Cascone (Ragusa, 1977) inizia il suo percorso artistico nel 2001, incuriosito dalle nuove potenzialità della digital art. Sperimenta parecchio, mescolando le tecniche digitali con gli strumenti più tradizionali. Si interessa anche di fotografia, di stop-motion e di video. La sua attività lo porta a fondare diversi progetti sulle arti visive, tra cui il web magazine «Brain Twisting».
Contemporaneamente, inizia a esporre sia in Italia che all’estero e i suoi lavori sono presenti su numerose pubblicazioni di settore.
Alla fine del 2008 il mezzo fotografico diventa predominante nella sua ricerca artistica, per la quale si avvale dei set in studio dove poter mettere in scena le situazioni che caratterizzano le sue opere.
La sua è una costante ricerca di un equilibrio tra impulso creativo e tecnica di esecuzione, necessario per esplorare temi come l’uomo, l’esistenza, il subconscio e il simbolismo.