Ragusa, la consigliera Nicita : “Mi hanno impedito di portare i miei figli nell’aula consiliare durante i lavori del Consiglio”
Riceviamo e pubblichiamo la nota diffusa dal Consigliere Comunale di Ragusa Manuela Nicita.
“Ho portato i miei figli in aula con me durante i lavori del Consiglio comunale di Ragusa. Ma, al contrario di quanto accade in altre sedi istituzionali più prestigiose, come il Parlamento europeo, mi hanno impedito di esercitare la mia funzione e mi hanno intimato di allontanarmi perché i miei bambini non potevano rimanere. La discriminazione di genere, purtroppo, continua a proliferare. Anche in seno alle istituzioni. Ed è bastato poco per rendermene conto”.
A dichiararlo è la consigliera comunale Manuela Nicita che, in una recente seduta del civico consesso, è stata al centro di un emblematico episodio. Che la dice lunga su quanto ci sia ancora da fare rispetto a certe tematiche.
“Ho portato con me in aula – racconta Nicita – i miei due figli, facendoli sedere vicino a me tra i banchi. Insomma, nel mio piccolo quanto succede da anni con l’europarlamentare Licia Ronzulli che, essendo single e mamma, ha fatto coraggiosamente crescere nell’aula di Bruxelles la sua piccola. Anche io, dovendo conciliare diverse esigenze, e non avendo avuto l’opportunità, in questa occasione, di lasciare i miei figli a nessuno, ho dovuto giocoforza portarli con me. Tutto ciò pensando che nessuno avrebbe avuto da ridire o comunque, così come era accaduto per la Ronzulli, che i presenti avessero trovato la circostanza alquanto tenera. Invece, apriti cielo, si sono scatenate le proteste. Soprattutto da parte degli organismi deputati al controllo del civico consesso che mi hanno espressamente intimato di allontanare i miei bambini dall’aula o quantomeno di farli stare nella zona riservata al pubblico. E però, se così avessi fatto, non avrei potuto esercitare la mia funzione di consigliere comunale. Ho fatto notare questo disagio ma mi è stato risposto che c’erano delle regole da rispettare e che quindi sarebbe stato opportuno evitare altri problemi. Ho ricevuto, invece, solidarietà da parte di alcuni miei colleghi. Ci tengo a sottolineare che sto evidenziando questa situazione non per polemica, perché non avrebbe senso, ma perché parliamo tanto di discriminazione di genere e poi, quando ci troviamo di fronte a un fatto concreto, come in questo caso, le istituzioni vanno in tilt. E’ chiaro che, dopo le varie insistenze, mi sono allontanata portando via con me i miei bambini. Però questo evidenzia che non esiste alcuna pari opportunità e che siamo ancora lontani anni luce dal potere accampare diritti che siano simili a quelli dei colleghi di sesso maschile. Dovrebbe essere una questione di civiltà. E invece, niente. Una situazione paradossale che ho voluta rendere nota per far sì che tutti possano avviare delle riflessioni puntuali su un argomento che, secondo me, merita la massima attenzione”.