Camcom, Unioncamere Sicilia dice si all’accorpamento. Pmiragusa contesta l’atto di indirizzo e chiede al governo regionale l’istituzione di una commissione di studio
PmiRagusa contesta la decisione della Giunta regionale di Unioncamere di approvare, come atto di indirizzo, il progetto di accorpamento delle Camere di Commercio in Sicilia secondo la riforma voluta dal governo Renzi. Il presidente provinciale dell’associazione delle piccole e medie imprese Roberto Biscotto respinge fermamente quanto stabilito dall’Unione delle Camere di Commercio siciliane.
“Una simile decisione – afferma Biscotto – per le conseguenze che potrebbe scatenare, ha bisogno di una concertazione quanto più ampia possibile, che coinvolga in primis la deputazione e il governo regionale e successivamente tutte le realtà che ruotano attorno alle Camere di Commercio. Tra l’altro la decisione di Unioncamere Sicilia, che non specifica chi dovrebbe accorpare e chi dovrebbe essere accorpato, secondo noi è viziata dal fatto che quattro enti su nove attualmente sono commissariati e i commissari straordinari non possono decidere le sorti delle imprese perché non sono una loro diretta espressione. Qui non si tratta di stabilire il numero delle Camere di Commercio da lasciare ma di capire se questa riforma abbia degli effetti positivi per le imprese. Faccio appello alle altre associazioni di categoria affinché si dia un segnale forte al governo Siciliano in modo da far valere le ragioni di un territorio che decide in forma autonoma e concertata. Come ha fatto la regione autonoma del Trentino Alto Adige, per esempio, che si è rifiutata di dire sì a prescindere e ha già avviato un tavolo di trattativa con lo Stato per concordare la riorganizzazione delle funzioni delle Camere di commercio di quel territorio ma non la riduzione. Inoltre non abbiamo capito quali benefici economici questa riforma nazionale porterà alle imprese e ai territori; non vorrei che si proceda ad un accorpamento in nome della spending review solo perché va di moda senza tenere conto delle reali conseguenze degli accorpamenti, perché in questa proposta di riforma di spending review non c’è proprio nulla. Le Camere di Commercio non possono essere considerate un peso economico perché lo Stato interviene solo per pagare quei servizi che esse erogano per suo conto; infatti i loro bilanci sono interamente auto alimentati dai diritti camerali versati dalle imprese. La cosa condivisibile con il presidente di Unioncamere Sicilia Montante è la necessità di una riorganizzazione degli enti camerali per rendere sempre più efficienti i servizi offerti al sistema produttivo siciliano, ma tale riorganizzazione non può essere attuata con un colpo di spugna bypassando tutti e tutto anche perché bisogna considerare i risvolti sociali dell’operazione nell’isola con centinaia di persone che rischierebbero il posto di lavoro. Auspico – prosegue Biscotto – che il governo regionale faccia valere la forza dell’autonomia sancita dallo statuto speciale e non abbassi la testa ad un piano che potrebbe avere ripercussioni durissime nelle varie realtà territoriali dell’isola. A tal proposito, condividendo in toto il pensiero dell’onorevole Giorgio Assenza sull’immediata istituzione di un tavolo finalizzato al mantenimento di tutte le sedi, invito la deputazione regionale a proporre la costituzione di una “commissione di studio” per un nuovo assetto organizzativo delle camere di commercio in Sicilia. Solo con un percorso libero e concertato – conclude il presidente di pmiRagusa – si potrà giungere ad una decisione il più possibile condivisa che rispetterà una volontà democratica di cui oggi più che mai non si può fare a meno”.