La forza invisibile nell’opera “visiva” di Antonio Limoncelli
Una complessa “orchestrazione” di immagini e la cura di una “impercettibile” luce contribuiscono a disegnare le atmosfere dell’opera visiva di Antonio Limoncelli.
I suoi piani sono dei “container-espiatori” , teatro di movimenti “statici “ e coreografie di viaggi surreali dove, l’artista, proietta altri mondi, più o meno paralleli: l’impatto, in alcune opere è agghiacciante, trascinano crude verità, in altre, l’impatto è naturalistico, con un utilizzo delle forme e dei colori più sfumati che offrono un effetto suggestivo, seppure con un approccio minimalista e “tecnologico”.
Ciò che emerge, svolgendo un’accurata analisi delle opere visive dell’artista, sono i segni di una ricerca interiore ed esteriore manifestati attraverso lo sviluppo e la sperimentazione dei diversi supporti, di differenti forme espressive e la capacità di far confluire le diverse correnti artistiche riuscendo, altresì, ad imporre , notevolmente, la propria valenza concettuale.
Magistralmente, Antonio Limoncelli, trasformandosi in artista, supera il concetto di essere espressivo estetico, sdoganando in “altri luoghi“, la libertà di riprodurre l’ universo ignoto, la dimensione archetipa, individuale e collettiva: la tecnica dell’ automatismo, infatti, gli consentono di frantumare gli stereotipi estetici, di superare i confini della coscienza e del pensiero razionale per esprimere in chiave simbolica la realtà visibile e l’ invisibile, il concreto e l’astratto.
Un esempio significativo è dato dalle seguenti opere: L’Inquietudine , Frammentazione, Sdoppiamento, Galassie Cerebrali, L’Archetipo (Universo e Menti ).
In quest’ultima opera visiva, in particolare , ripercorrendo l’esistenza dell’uomo dal mito della caduta, si approfondisce il concetto della perdita di un originario stato di armonia da parte dell’uomo all’interno di un sistema complesso che è l’universo:
ogni rottura scatena sensazioni di malinconia e inadeguatezza nell’individuo e nel collettivo, ponendosi come ostacolo ad un sereno proseguire e, di conseguenza, al loro divenire.
Il processo individuale, il suo evolversi è agevolato da stimoli esterni, potenziali visioni di una realtà metabolizzata e rielaborata secondo una personale interpretazione ; ognuno può però maturare uno stato di coscienza che possa condurre ad una liberazione dei limiti interiori affinché si possa acquisire la consapevolezza che la vita debba essere amata e non condotta per essere sopportata.
Tale riflessione potrebbe rappresentare il punto di partenza attraverso cui comprendere che l’esistenza di ognuno è sapientemente inserita all’interno di un cosmo regolato da leggi di azioni e di reazioni, di cicli e ricicli , di principi opposti e complementari conferendo equilibrio e bilanciamento all’intera creazione all’interno della quale spirituale e materiale si completano e si fondono percependo il tempo e lo spazio nella realtà presente: la memoria del passato e la proiezione del futuro rappresentano delle distrazioni, l’opera di trasformazione ed espressione è nel presente, dove possiamo applicare il potere di modificare il nostro cosmo interiore ed esteriore.
Occorre notare come i titoli delle opere sintetizzino il concetto , la percezione e l’interpretazione delle immagini offrendo l’ipotesi di realtà, interne ed esterne, riflesse, come in un gioco di specchi, in quegli altri universi dove vengono riportate in superficie conoscenze e verità sepolte.
In ultima analisi è possibile affermare che, con una evidente consapevolezza della difficoltà di impatto , Antonio Limoncelli ha volutamente scansato la banalità della “routine” espressiva rivelando la sua intelligenza creativa, la padronanza del colore e la determinazione nella composizione delle “ forme “ informali , queste ultime si rendono capaci di veicolare il concetto, consentendo all’opera stessa di andare oltre i confini del tempo e dello spazio.
Nota Biografica
Artista , biologo, giornalista, critico d’arte: Antonio Limoncelli nasce a Capo d’Orlando (ME) nel 1956. Dopo la laurea in Biologia si occupa di ricerca. Insegna chimica per un decennio.
Dipinge dal 1975 mentre i suoi primi scritti risalgono agli anni settanta, il periodo dell’infinito.
“Potere d’ingresso” , scritta nel 1984, è la sua prima opera letteraria segue, l’anno dopo, “Discutendo l’origine d’una possibilità per diversificare il conseguirsi “.
Nel 1989 pubblica “Ultimo libro”(Fermarsi nella mente) e successivamente: “Riflessioni in fuga” (1990) “Riflessi incondizionati”(1992) “La via del confronto” (1992) “Penultimo libro” (1994).
Il suo pensiero si dibatte tra l’analisi dei potenziali flussi e la possibile sintesi d’ogni processo. I rituali linguistici seguono ritmi cosmici secondo criteri matematici. L’alfabetizzazione è genetica. Dal 1994 la sua ricerca vuole essere collettiva… diventa giornalista per dirigere una rivista culturale propria, Crisalide tra il 1994 e il 2000 quindi Nova, d’arte e scienza, e Flussi Potenziali, fogli sperimentali d’entropia, dal 2000 ai giorni nostri. Presidente dell’Associazione “il Rabdomante”, si occupa di arte e comunicazione.
Numerosi saggi, tra i quali ricordiamo: “Biografia d’essere” (1995), “Metafisica analogica” (1997), “Intorno all’esistenza della ragione” (1998), “Strutture cosmiche spirituali “(2000), “Scienza dell’esistenza” (2006) “Caos ed Estinzione” (2009) “de Kandinskji” (2009). Ha pubblicato inoltre due romanzi: “Esistere d’amore” (1999) e “Ordigni interiori inesplosi” (2005). Un vezzo il breve racconto/saggio i “Tecnocrati” (Neuro-tentazione della storia di un delirio); nel 2010 la raccolta di poesie “Cadenze e Cadute” (Liriche a cascata). Sperimenta, nel 2011, una collaborazione virtuale con Marco Gasperini in una serie di dialoghi e monologhi che porteranno alla realizzazione di “Vite parallele”. Nel 2012 pubblica “Momentanei” (Istanti mai estinti) appunto di un viaggio, scritto nel 2007 e il saggio “Dall’intuizione monadica” della logica spirituale alla dualità cognitiva e Carne e Mente. Nel mese di giugno del 2013 ha pubblicato “La follia di Nietzsche”.
Uomo e artista, Antonio Limoncelli è un istigatore di introspezioni e nelle opere pittoriche, egli sintetizza le parole nella “forma” concettuale, la materia delle opere visive, prepotentemente, è “cellulare” e “radioattiva”:
“Vivo il divenire logico da percettivo e anelo all’essere, numerico e/o letterale, espressione dell’idea che il risultato non è tutto. D’altronde il nulla galleggia inanimato, assenza decisiva nella nostra solitudine. L’universo è troppo grande”.