Lentini – La libertà di stampa, il dovere d’informare, la fatica che gli operatori dell’informazione fanno nel compiere con coscienza il lavoro per cui sono pagati, il futuro della carta stampata, le prospettive dell’informazione locale, l’intelligenza artificiale, i social media: è stato davvero un incontro a tutto tondo quello che mercoledì mattina gli studenti del liceo classico “Gorgia” hanno avuto con l’inviato del quotidiano “La Sicilia” Mario Barresi, in dialogo con Katia Scapellato consigliere regionale dell’OdgSicilia e Salvatore Di Salvo, segretario nazionale Ucsi e Tesoriere dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia.
L’aula magna dell’istituto ha ospitato il secondo appuntamento –“Giornalismo e potere. Nove vite spezzate nel nome della verità. I giornalisti ‘cani da guardia’ per la democrazia”, il tema- promosso dall’Istituto superiore “Gorgia – Vittorini – Moncada” in collaborazione con il Lion club cittadino e l’Ordine dei giornalisti, nell’ambito delle attività programmate in occasione del 70esmo anniversario della fondazione del “Gorgia” che fino al 3 aprile ospiterà nell’”aula Falcone” la mostra itinerante “Testimoni di verità” curata da Franco Nicastro. Dopo i saluti di Salvatore Di Salvo, del dirigente scolastico professore Vincenzo Pappalardo e del presidente del Lions Club di Lentini, professoressa Maria Teresa Raudino, il botta e risposta con l’arguto inviato del quotidiano catanese, non prima di un rapido, empirico sondaggio rivolto agli alunni presenti a cui è stato chiesto di alzare la mano per sapere se avessero letto da recente un quotidiano. Sconsolante, ma non imprevedibile, il risultato: le mani alzate non sommavano neppure le dita che ne ha una… Ciò detto, l’attenzione con cui l’incontro è stato seguito e le domande che diversi ragazzi hanno posto (qualcuna specifica, che testimonia come la vocazione al più bel mestiere del mondo sia tutt’altro che finita) ha fatto sì che il racconto, la testimonianza di Mario Barresi fossero un preciso resoconto di cosa sia oggi la professione del giornalista e, a maggior ragione, di chi si ostina a fare questo mestiere in una realtà economicamente depressa, e non solo, come quella della nostra isola. Ieri come oggi, il giornalista è chiamato a cercare la verità, a schierarsi dalla parte della verità, senza timori reverenziali. Non è facile, non è scontato ma questo è il mestiere, bello e sfidante: essere i “cani da guardia” della democrazia. E la testimonianza di Mario Barresi è stata davvero una bella lezione di teoria e prassi allo stesso tempo di giornalismo, quello per il quale in Sicilia nove colleghi hanno pagato con la vita il dovere di chiamare per nome e cognome persone e fatti a loro connessi!

Di Redazione

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