Sicilia. 23 agosto 2020
Perg.mo Sig. Presidente Musumeci,
la nuova ordinanza odierna riferita ai migranti e agli sbarchi nella nostra amata e martoriata Sicilia, i cui contenuti in sintesi prevedono che entro la mezzanotte di domani, 24 agosto 2020, tutti i centri in cui sono accolti, radunati, ospitati, ognuno scelga liberamente il termine che più gradisce, siano svuotati dei “contenuti umani” e trasferiti altrove, mi induce a fare qualche considerazione.
Sa, Sig. Presidente, i giornalisti siamo un po’ tutti “rompiglioni” e non riusciamo a fare a meno di dire la nostra.
Legittima la Sua ordinanza, Lei è il Presidente di una Regione a Statuto speciale, e in quanto tale ha il diritto di emanare ciò che di legittimo e legale, ritiene più opportuno.
Ma si è chiesto e ha chiesto ai Suoi collaboratori come sarà possibile dare corso ad una ordinanza come la Sua? In meno di 24 ore?
Mi spiego meglio, giusto per non lasciare dubbi a interpretazioni: quali uomini utilizzerà per svuotare tutto? Con quali mezzi? In quanto tempo, se già domani tutto dovrà essere eseguito? Perché sa, e non lo scrivo con malanimo, risentimento o mero spirito di contraddizione, noi in Sicilia, io sono di Vittoria, Comune commissariato per infiltrazioni mafiose da oltre due anni, non riusciamo più a garantire i servizi essenziali svolti fino a qualche tempo fa dalle forze dell’ordine. Sa perché? Non ci sono uomini, i commissariati sono svuotati, le caserme deserte e nella migliore delle ipotesi, citofoniche, la polizia municipale, dovunque, è ridotta al lumicino, le città sono in mano alla microcriminalità, che adesso si sta organizzando e sta prendendo il controllo della situazione, ovviamente a modo suo. La gente viene picchiata per strada, assalita, rapinata, i rifiuti vengono smaltiti con incendi quotidiani, l’acqua non è più un bene pubblico e tanto, ma proprio tanto altro ancora. Il tutto, ci sentiamo ripetere sempre, perché mancano gli organici, e anche i mezzi, e persino il carburante, che a volte comprano di tasca loro, i rappresentanti delle forze dell’ordine. Loro si che lavorano, e non si fanno in 4, ma in 44, per potere sopperire alle esigenze, senza peraltro riuscirci,perché ancora non sono dotati di poteri straordinari come quelli di Superman.
Allora Sig. Presidente, se Lei ha emesso questa ordinanza in maniera provocatoria e per stimolare il resto del Paese e l’Europa, che ci hanno mollato, io La apprezzo molto, ma se l’ha emessa per renderla operativa, Le chiedo, per favore di spiegarmi come intende fare.
La saluto cordialmente e con il rispetto che ognuno deve avere nei confronti del suo Presidente.
Gianni Di Gennaro
Direttore responsabile Italreport

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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