PALERMO – Di nuovo promesse disattese e parole che si dissolvono al vento per i lavoratori del teatro Massimo Bellini di Catania, le cosiddette maestraenze. Ancora nessuna notizia e soprattutto certezza di rinnovo contrattuale a 36 ore settimanali per l’anno che sta per cominciare, benché lo scorso 12 ottobre è stato firmato un accordo tra il rappresentante sindacale dei lavoratori, il segretario regionale dello Snalv Confsal Antonio Santonocito, l’ex assessore regionale a Turismo, Sport e Spettacolo, Anthony Barbagallo e il sovrintendente del teatro più rappresentativo di Catania, Roberto Grossi che prevedeva: contratti per tutti i precari a 36 ore settimanali fino alla fine dell’anno in corso e un impegno di rinnovo per il 2018 e il 2019. Un accordo che non è una risposta alla precarietà annosa di questi lavoratori le cui competenze, tra caldaisti, falegnami, vigili del fuoco, costumisti, elettricisti e addetti alla sicurezza per fare degli esempi, sono funzionali e indispensabili al funzionamento del teatro stesso, ma che come quelli precedenti è stato accettato pur di riuscire a fronte alle esigenze delle proprie famiglie. Tuttavia, non è né quello che vogliono né ciò che gli è stato promesso. I lavoratori precari del teatro Massimo Bellini di Catania e il segretario regionale dello Snalv Confsal Antonio Santonocito chiedono la stabilizzazione di questi professionisti. Sono anni ormai che lottano per il diritto acquisito a un posto di lavoro stabile e invece sono ancora precari e tali rimarranno per chissà quanto tempo. Per tale ragione hanno deciso che, a partire da gennaio, ovvero subito dopo la scadenza del contratto, saranno pronti ad azioni di protesta eclatanti. Vogliono la certezza del lavoro e dello stipendio, un’opportunità che oggi è possibile anche grazie alle cosiddetta legge Madia, (L n.124/2015) il cui obiettivo dichiarato è quello di ridurre il precariato nella pubblica amministrazione.
“Ancora una volta promesse non mantenute e accordi impunemente disattesi”, afferma il sindacalista Antonio Santonocito. “Il precariato distrugge anima e corpo e questi lavoratori sono stanchi di vivere da quasi 30 anni così. Ogni politico o amministrativo che passa fa promesse, dice di essere dalla nostra parte e che si impegnerà per risolvere presto la questione, ma il tempo trascorre e come ne “Il Gattopardo” tutto cambia perché nulla cambi. Ci sono forse situazioni oscure di cui non si può dare notizia che bloccano ogni possibilità di stabilizzazione nonostante stiamo parlando di un ente pubblico?”, si chiede Santonocito.