Sud. Cgil: “Svimez conferma divario, basta ignorare Mezzogiorno”
Roma, 28 ottobre 2015 – “I dati diffusi da Svimez confermano il divario e il dualismo che caratterizza l’economia, i settori produttivi e le dinamiche sociali del nostro Paese, nonché l’inefficacia delle politiche di coesione messe in campo finora. La legge di stabilità, che ignora il Mezzogiorno, deve costituire l’occasione per definire un primissimo perimetro possibile degli interventi: il Governo non continui sulla strada sbagliata”. Così Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, commenta il Rapporto Svimez 2015 sull’economia del Mezzogiorno.
“Caduta dell’occupazione, crescita negativa e crollo degli investimenti ininterrotti dal 2008 ad oggi, calo delle esportazioni e dei consumi, aumento della povertà: tutti elementi tra loro comuni che confermano la tendenza alla frattura sociale ed economica della penisola”, continua Fracassi. “Non saranno certo la previsione di un PIL in crescita dello 0,1% e un primo dato positivo sugli occupati nell’anno 2015 a permettere di recuperare il divario che si è determinato nei sei anni passati: occorrono concrete e definite politiche che mettano al centro un’agenda per il Mezzogiorno e per il Paese”.
Per la segretaria confederale della Cgil “i dati confermano l’inefficacia delle politiche di coesione di questi anni, che hanno affidato impropriamente ai fondi strutturali obiettivi di crescita e di superamento del divario, facendo venire meno il carattere di addizionalità e di complementarietà rispetto agli interventi di carattere ordinario”.
“La legge di stabilità, che ignora il Mezzogiorno – prosegue la dirigente sindacale – deve costituire l’occasione per definire un primissimo perimetro d’azione possibile. Selettività degli incentivi, fiscalità di vantaggio, credito d’imposta per investimenti in ricerca e innovazione, rafforzamento della dotazione del Fondo Sviluppo e Coesione: sono alcune misure da collocare all’interno di una cornice complessiva, di cui ad oggi non c’è traccia”.
Fracassi sottolinea come “alcuni dati rendono evidente la presenza di un dinamismo in determinati settori dell’economia delle regioni del Mezzogiorno, su cui occorre fare leva”. “Da un lato – spiega – la specializzazione presente in alcuni comparti del manifatturiero industriale con potenzialità di crescita e di espansione, dall’altro la necessità di agire per il rafforzamento della economia legata al territorio per le produzioni primarie dell’agro-industria, per il turismo, per l’economia del mare, per gli interventi nel campo dell’energia”.
“La Cgil da tempo sostiene che non sarà certo una dinamica spontanea e legata all’invocata e auspicata inversione del ciclo economico a determinare le condizioni per il superamento della frattura tra le aree del paese. È necessaria una strategia pluriennale – ribadisce la segretaria – che sia coerente con la programmazione dei fondi comunitari, e serve un luogo istituzionale in cui lo Stato e le Regioni orientino le loro politiche e l’utilizzo delle risorse, anche con dinamiche sovra-regionali”.
“Occorrono – continua – politiche di sviluppo e investimenti pubblici in grado di rialzare la curva discendente dell’occupazione, e politiche per rafforzare i diritti di cittadinanza e le infrastrutture immateriali a partire da università e ricerca. Serve cioè, come diciamo da tempo, un progetto complessivo per il Sud che abbia tempistica almeno quinquennale, governance inter-istituzionale e risorse aggiuntive”.
“Il Masterplan per il Sud annunciato pomposamente quasi tre mesi fa, è scomparso nel nulla”, denuncia Fracassi. “Ci sembra evidente e inaccettabile – conclude – che il Governo continui a ignorare il tema Mezzogiorno, a partire dagli strumenti di programmazione e di definizione delle scelte oggetto di discussione in queste ore”.