“Sentimi” La Forza e lo Stupore
Recensione a cura di Liliana Russo
“Sentimi”, il nuovo romanzo, di Tea Ranno, racconta vite di donne sull’onda di un’avventura dello spirito che può, non solo modificare la percezione di una realtà dei fatti , fondata sulla “ diceria”, su “quel sentito dire “, che instilla illazioni, ma, anche, riscattare le sue femmine ( come ama definirle) dalla calunnia infondata. Con uno stile linguistico, contaminato dalla musicalità della “parlata” siciliana, tuttavia, forte e implosivo, il prepotente Daimon della scrittrice, nutrito dal cibo dell’attenzione, della conoscenza e dei ricordi, costringe con forza la penna, a dar voce al loro dolore, sino a irrompere sul silenzio: un compito arduo, ma possibile, quello di sdoganare la violenza, oltre ogni muro. Varcando la soglia dei costrutti, l’autrice propone una narrazione che svela il suo “divenire, come il suono di una goccia che scava e scava, fino a penetrare nelle viscere della madre terra”. Una scelta, la sua, che deriva dall’idea di rappresentare quel mondo violato delle donne, in una forma letteraria che esprimesse la carne poetica, la vertigine, la passione che produsse l’impeto di sdegno, artefice delle loro morti.
“Durante un viaggio immaginario verso la Sicilia, nel paese natale, nella nebbia di una notte inquietante, una folla di ombre femminili giungono da un oltre luogo e, decisa a farsi ascoltare, circondano la scrittrice. Storie di gelosia e violenza danno origine ad una serie di racconti: se il fulcro della narrazione è la gravosità della follia di Rosario che, dopo aver ucciso la moglie e l’amante, vorrebbe ad ogni costo eliminare anche il frutto di questa unione, ovvero, la bambina con i capelli rossi, mediante la quale rivive il tormento del il tradimento subito, allo stesso modo lo è la vicenda, in cui si racconta dell’ immondo prete, responsabile di aver reso gravida una suora e, poi, di averla fatta abortire; del meccanico divorato dal senso di colpa, per un incidente causato dalla propria superficialità; della sorella disperata per la crudeltà del fratello, ai danni di suo marito e suo figlio; dell’usuraia, che scrive lettere anonime; del litigioso, che uccide ai piedi della statua della Madonna”.
Le diverse vicende convergono magistralmente in un’ unica storia. Lo stile narrativo fluido, a tratti vellutato, appassionante, pone altresì, l’accento, sul ruolo del narratore, sull’ identità di un popolo: aspro e accogliente, brillante e discriminante.
Un inno alla “sicilitudine”, come la definì Sciascia, caratteristica di un territorio detentore di un patrimonio
di particolare bellezze, con quel tratto di appartenenza insulare di duplice polarità: luce e tenebre, tragico e comico, incanto e disincanto; ma, anche la celebrazione agli incontri di “sorellanza” che, unite all’energia e al coraggio, rivendicano il diritto alla libertà e alla vita.
In altre parole, è un romanzo dai contenuti di alto spessore emotivo, che si rivela un’opera di sensibilizzazione, una fonte di informazione, nonché una forza di rinnovamento sociale e culturale.
Note sull’autrice
Tea Ranno nasce a Melilli, in provincia di Siracusa. Laureata in giurisprudenza ha sempre affiancato allo studio del diritto la pratica della scrittura. Dal 1994 vive e lavora a Roma. Altre pubblicazioni hanno preceduto il romanzo Sentimi, edito nel 2018, dalla Fassinelli : Cenere, finalista al Premio Calvino, nel 2005 e, nel 2006, finalista al Premio Berto, vincitore del Premio Chianti nel 2008; mentre, nel 2007, viene pubblicato In una lingua che non so più dire. Nel 2012 per Mondadori esce La sposa vermiglia, romanzo vincitore del Premio Rea e, nel 2014, sempre per Mondadori, Viola Fòscari.
Liliana Russo dialoga con l’autrice
Tea Ranno: Sentimi ! Un imperativo che va oltre il suo comando. Quale?
Un imperativo che pretende attenzione: un’attenzione vigile, una compartecipazione emotiva, una compassione che significa condividere lo stesso dolore, ardere della stessa rabbia, provare lo stesso bisogno di riscatto. Sentimi! Con la pelle e i polpastrelli, con le orecchie e con l’anima; entra dentro di me e brucia dello stesso fuoco che mi consuma.
Un romanzo toccante che celebra la “sorellanza”. Perché?
Perché “sorellanza” è opportunità di ulteriore forza, è collante tra donne che si mettono a disposizione le une delle altre per arricchirsi reciprocamente, per fare dei loro talenti un dono da condividere, affinché tutte diventino più ricche, più libere, più consapevoli del proprio valore. È la forza muta della “sorellanza” che salva la vita di molte donne, non solo dalla miseria e dall’ignoranza, ma, anche, dalle prevaricazioni di un maschile spesso incapace di guardare oltre se stesso.
Esiste un messaggio di speranza, racchiuso tra le righe della narrazione. Quale?
Che l’amore vince. L’amore nelle sue molteplici forme: il bene, l’affetto, l’amicizia, la “sorellanza”, la condivisione, la maternità – non solo di ventre ma, anche, di cuore – la tenacia con cui si salvaguarda una creatura che, altrimenti, perderebbe la vita. “Sentimi” è un libro sull’amore, “quello” come dice Pietra “che ti cuoce piano, piano e ti fa fare, nella maggior parte dei casi, la cosa giusta”.