Vittoria. 24 agosto 2019
Il caso di tifo riscontrato presso l’ospedale Guzzardi di Vittoria nei giorni a cavallo del ferragosto, su una donna del 1981, che ancora oggi è ricoverata presso la Clinica Mangiagalli di Milano, in isolamento, ha scatenato un vero e proprio “caso”.
Ma chi scrive, non ci sta, e i motivi sono evidenti e chiari. Andiamo per ordine, un referto medico emesso dal nosocomio vittoriese, con nomi e cognomi di medici di reparto e del laboratorio che ha eseguito gli esami, oltre ovviamente ai dati della paziente, sono in mio possesso e non sono stati pubblicati per deontologia professionale, in quanto contengono dati sensibili. L’ospedale del capoluogo lombardo presso cui si trova ancora la signora, che tra l’altro è in stato di gravidanza, non solo ha accertato la diagnosi del Guzzardi, ma non ha ancora dimesso la stessa, in quanto, ad oggi, 24 agosto 2019, nonostante stia molto meglio rispetto a prima, non è guarita del tutto e necessita di altre cure mediche specialistiche.
A me sembra che si sia scatenata una caccia alle streghe (giornalisti informati, seri e competenti) in una città di cui si scrive a caratteri cubitali, che è “omertosa”.
Sono state persino riscontrate, e ovviamente documentate, velati toni intimidatori,nei confronti di chi si è occupato del caso.
Il Manager dell’Asp smentisce la notizia, ma non mi risulta abbia bacchettato chi ha compilato il referto, in questo caso, a suo dire, falso, e non ha sentito l’esigenza di avvertire gli organi istituzionali competenti: Comune, Capitaneria di Porto e quant’altro.
Su un dato concordo con quanto dichiarato dal dottore Aliquò, quello che riguarda il come e il dove, la donna possa avere contratto il tifo.
Ma anche su questo c’è qualcosa da dire: alla paziente in questione, è stato chiesto dai medici, se avesse mangiato pesce o uova crude, o se avesse preso un bagno a mare. Scartate del tutto le due prime ipotesi, l’accusa è caduta automaticamente sulla terza.
Infine, volevo rassicurare chi ci onora di leggere il nostro giornale on-line di cui sono Direttore responsabile, che da noi, prima di pubblicare qualunque notizia, questa viene, accertata, verificata e documentata.
Quindi, chi volesse processare qualcuno, sarebbe opportuno che cercasse altrove il “qualcuno” e il motivo di accusa.
Per quanto riguarda il risultato delle analisi delle acque, sono felice dell’esito, e se vengono diffuse, come sarebbe opportuno, le pubblichiamo, rendendole note ai cittadini.

Di Giovanni Di Gennaro

Nato a Vittoria il 14 giugno 1952; completati gli studi superiori presso l'Istituto Magistrale di Vittoria, negli anni 70, anni in cui erano in servizio, docenti quali: Bufalino, Arena, Frasca, Traina e tanti altri nomi di prestigio, si iscrive a Roma presso la Facoltà di Psicologia. Non completa gli studi universitari e non consegue il diploma di laurea, in quanto nel 1973, viene assunto presso la ex Cassa Centrale di Risparmio V.E. Da sempre si considera più sindacalista che bancario, infatti, già nel 1975, diventa dirigente sindacale. Allo stato attuale, è Segretario Provinciale della FABI, il Sindacato più rappresentativo di categoria, e, inoltre, è componente del Dipartimento Comunicazione e Immagine del Sindacato, che pubblica un mensile: La Voce dei bancari. (150.000 copie al mese). Nel 1978, inizia a collaborare con il Giornale di Sicilia, per cui lavora fino al 1994. Si iscrive all'Ordine dei Giornalisti nel gennaio del 1981. Per oltre 20 anni, collabora con Radio-Video-Mediterraneo e con altre emittenti locali, regionali e nazionali. Dal 1996 ad oggi, collabora con La Sicilia. Dal 1997 al 2004 è corrispondente Ansa da Vittoria , Ragusa e provincia.  Direttore Responsabile di periodici, ultimo in ordine di tempo: Il Mantello di Martino, molti lo considerano "specialista" di cronaca nera.  Sempre attento alle vicende politiche, economiche, giudiziarie, riesce ad essere un attento osservatore e un apprezzato cronista.

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