BOOM DI PRESENZE A “MONTEROSSO CULTURE WEEK”. MOLTO PARTECIPATA LA PASSEGGIATA CULTURALE GUIDATA DAL PROF. ANGELO SCHEMBARI NEI SITI STORICI DEL CENTRO MONTANO RICOSTRUITO DOPO IL SISMA DEL 1693
MONTEROSSO ALMO – Sono state tantissime, oltre ogni più rosea aspettativa, le persone che hanno partecipato, ieri sera, alla passeggiata culturale per gli antichi quartieri proposta nell’ambito di “Monterosso Culture Week”, la serie di appuntamenti che proseguiranno sino a venerdì organizzati dall’Azione cattolica con la supervisione dell’arciprete don Marco Diara. E’ stato il prof. Angelo Schembari a guidare la passeggiata che ha richiamato una folta schiera di appassionati tutti curiosi di approfondire la storia recente del centro montano e quella di alcuni palazzi storici, come palazzo Cocuzza, oltre che di alcuni edifici di culto come il santuario dell’Addolorata e la chiesa madre di Santa Maria Assunta. Schembari, con capacità affabulatoria e dimostrando di possedere piena conoscenza della storia locale, ha guidato i presenti ad apprendere più da vicino i segreti della Monterosso meno nota, attraverso un percorso che ha condotto i partecipanti a conoscere le peculiarità degli antichi quartieri, a cominciare da quello della Matrice. Molti dei siti storici di grande interesse risalgono all’epoca post terremoto, l’evento sismico dell’11 gennaio 1693. Nel 1168 il paese appartenne a Goffredo figlio del Conte Ruggero. Già il piccolo centro aveva una fisionomia e un certo numero di abitanti e prese il nome di Monte Jahalmo. Successivamente il paese appartenne al conte Enrico Rosso che costruì un castello presso la contrada Casale del quale si è persa ogni traccia. In seguito alle nozze di Enrico con la figlia di Federico Chiaramonte, il paese entrò a far parte della Contea di Modica e in questo periodo prese il nome di Monterosso.
Dopo la caduta dei Chiaramonte, intorno all’anno 1393, la contea, e quindi anche Monterosso, passò in mano di Bernardo Cabrera. Il Cabrera, assetato di potere, portò il paese alla rovina, dopo che fallite le sue ambizioni di ottenere la corona di Sicilia fu costretto a pagare un forte debito vendendo il paese. In seguito, nel 1508, il paese fu ricomprato dagli eredi del Cabrera, i quali vi costruirono due castelli. Nel 1649 ebbe inizio la costruzione del nuovo convento di S. Anna. L’11 gennaio del 1693 anche Monterosso fu colpito dal tremendo terremoto che distrusse la Sicilia orientale, vi furono circa 200 morti e solo pochi ruderi rimasero quali la cappella di Sant’Antonio e il Mulino Vecchio. Da allora il paese è stato ricostruito sempre più in cima al monte, assumendo l’attuale topografia. La passeggiata di ieri sera è stata caratterizzata anche dalla degustazione di alcuni prodotti tipici. Intanto “Monterosso Culture Week” prosegue anche domani, giovedì 29 giugno, con l’esposizione della mostra fotografica “Il serpente sulla spada, tracce maltesi nel culto ibleo di San Paolo” a cura di Giuseppe Mazzarelli. Quindi, alle 18, nel cortile Angioli, la presentazione del libro “Bestiario ibleo. Miti, credenze popolari e verità scientifiche sugli animali del Sud-Est della Sicilia” di Giovanni Amato e Alessandro D’Amato. Venerdì 30, infine, alle 19,30, nel cortile della biblioteca, è in programma la presentazione del libro “Basta poco” di Marco Marchese.