Una Pasqua diversa ma ricordiamo a tutti che siamo stati colpiti non affondati.
Vittoria. 11 Aprile 2020
Una Pasqua diversa quella che stiamo vivendo nel nostro Paese, e non solo, una tragedia mondiale che accomuna popoli e generazioni, razze, culture e religioni.
Restrizioni, isolamento, quarantena, questi sono i termini che più comunemente utilizziamo tutti, dai più grandi ai più piccoli, avendo imparato, improvvisamente e a nostre spese, che non siamo invincibili, immortali, al di sopra di tutto e tutti. Decine di migliaia di morti in Italia, centinaia di migliaia nel mondo, ci hanno riportato con i piedi per terra e ci hanno fatto comprendere, che siamo piccoli, molto piccoli e impotenti.
Ma la Pasqua, per i credenti, è la festa della Risurrezione, la rinascita, la vita che predomina sulla morte, non solo spirituale, ma anche fisica.
Non eravamo abituati, non eravamo predisposti a ricevere un “colpo” così grave e improvviso.
Ma ci siamo in mezzo, dobbiamo adattarci e convivere con uno sconosciuto, che può colpirci da un momento all’altro, in maniera silenziosa infida e insidiosa.
Per combattere questo “nemico” sono già impegnati, fino allo stremo delle forze, i nostri ricercatori, scienziati, virologi, medici, infermieri, farmacisti e personale che gravita nel mondo delle sanità. Sono impegnati anche i rappresentanti delle forze dell’ordine, tutti, la protezione civile. Fin qui, la prima linea e la trincea, ma ci sono anche i nostri studenti, piccoli e grandi, il corpo docente, i dirigenti, gli autotrasportatori, i dipendenti delle banche, i dipendenti dei negozi alimentari, gli agricoltori e tutti coloro i quali, nonostante tutto, la mattina devono uscire per portare da mangiare alla famiglia.
Voglio ricordare anche lo sforzo immane che sta facendo il Santo Padre, che, rappresenta l’Onnipotente sulla terra cristiana, ma è fatto di carne e ossa, e non ha più 20 anni.
Sono tantissimi dunque quelli che stanno combattendo questa battaglia, una battaglia in cui, siamo stati “colpiti, ma non affondati”. Ricordiamolo sempre, in ogni attimo della nostra vita, ricordiamolo quando ci lamentiamo per non potere uscire, quando inveiamo contro chi ci impone regole ben precise, che servono non a danneggiare, ma a salvaguardare noi e chi ci circonda, in famiglia e fuori casa. Ricordiamolo quando non possiamo andare nelle case del mare o della campagna, per la scampagnata di Pasquetta. Ricordiamolo quando ascoltiamo e vediamo i numeri e le scene, che si sono registrate nel corso di questa pandemia, nel Nord-Italia. Ricordiamo che se tutto ciò, e lo scrivo con profondo rispetto per tutti gli uomini e le donne che sono morti e per quelli che hanno vissuto e stanno vivendo questo dramma nel Nord, si fosse verificato qui, in Sicilia, o nel Meridione in generale, in questo momento il numero dei morti si conterebbe con cifre a sei zeri.
Per tutto questo e per quando ci chiederanno ancora altri piccoli e insignificanti sacrifici, in futuro, a tutti noi, nello spirito che ci accomuna in questa ricorrenza festeggiata da cristiani e non, a nome dell’Editore, Giovanni Maria Spada; mio personale, di tutti i collaboratori effettivi o occasionali, della Redazione tutta, voglio esprimere a Voi, i più sentiti e sinceri auguri per questa Pasqua. tornando a ricordare, che siamo stati colpiti, ma non affondati.