La premessa é che l’illegalità di qualsiasi natura è il male maggiore che il comparto subisce, ma questo è un problema che investe tutti i settori produttivi , economici ed istituzionali. Pertanto ogni soggetto della filiera deve fare la sua parte per sconfiggere l’illegalità, non è vero che esiste una categoria della filiera che è tutta illegale ma investe tutti dal produttore,dal trasportatore,dal commissionario,dal commerciante,dal rivenditore di mezzi tecnici,ecc.. al consumatore. Quindi è compito dello Stato trovare i malviventi ma anche degli operatori della filiera agevolare e collaborare con le forze dell’ordine e la magistratura, senza colpire nel mucchio, che fa un danno enorme al settore, nel suo complesso, questo non significa che non bisogna denunciare le disfunzioni che ci sono.
Fatta questa premessa entriamo nel merito del/i problema/i dell’agricoltura in particolare sull’annoso tema sul crollo dei prezzi e sul sistema commerciale che al produttore non dà la giusta remunerazione alla propria produzione e quindi non ha il giusto reddito per se e per la sua famiglia. Questo è il problema dei problemi e quindi ci dobbiamo interrogare se abbiamo fatto tutte le analisi e gli strumenti fino ad oggi messi a disposizione dagli organi istituzionali sono stati utilizzati nel suo complesso ,se si, perché non hanno funzionato? Abbiamo dato la colpa sempre agli altri che non ci sono i controlli,che entra merce da tutte le parti, che ci rubano il prodotto, che lo stato non fà le giuste leggi per il comparto, ecc…, tutte cose vere e giuste però non abbiamo mai affrontato il vero problema i costi sia produttivi che commerciali, abbiamo una organizzazione efficiente ed efficace per affrontare la sfida globale? No perché abbiamo sia una produzione non programmata e molto frammentata ( non organizzata) molto individuale e sia un sistema commerciale molto frastagliato e molto individuale, già solo questi incidono molto sui costi. Invece questi due soggetti devono allearsi , fare squadra e più sinergia per essere interlocutori forti nei confronti della Grande Distribuzione che è il male maggiore per queste categorie, perché sempre di più vuole (sconti,risultati di fine anno, contributi per apertura di nuovi negozi,campagne promozionali, ecc.. che ammontano a circa 12/15%), per arrivare al consumatore, perché sono loro che parlano con il consumatore ( In Italia veicolano il 70% circa del prodotto venduto ai consumatori, in alcune nazioni della comunità Europea si sfiora quasi il 100%)., quindi se questi due soggetti della filiera si alleano avranno il giusto protagonismo . Si deve affrontare nel dettaglio se i costi di produzione e commerciali possono essere ridotti e/o alcuni se è possibili eliminarli. In questo entra in gioco il ruolo delle Istituzioni Regionali, Nazionali, Europee e Mondiali , quando firmano gli accordi WTO.
Le istituzioni dovrebbero intervenire sulla burocrazia che è molto opprimente ,come? Accorpando le norme in un Testo Unico poiché il sistema è molto aggrovigliato , quindi certezze nei controlli che quando vengono fatti ,che è giusto, siano svolti da un unico organismo,che il più delle volte fanno aumentare i costi. Vedi ad esempio le certificazioni ,servono? Con i giusti controlli e la non pretesa da parte della G.D., non sarebbe necessario nessuna certificazione perché è obbligo immettere nel mercato prodotti idonei alle norme sanitarie e sicurezza alimentare.
La Regione dovrebbe rivedere il PSR regionale per armonizzarlo alle esigenze reali del comparto che sono concentrazione della produzione ed riduzione dei costi, invece il PSR si perde in tante azioni inutili per incentivare la spesa dei fondi Europei ma senza il giusto riscontro reale per i produttori.
Per non parlare del criterio di erogazione dei contributi a fondo perduto che sono un cappio al collo per gli agricoltori che per avere 40/60 devono spendere 120 (cioè 100 +iva) e quindi devono indebitarsi. Se invece si rivoluzionasse il sistema ed la Regione finanziarebbe l’intero investimento, con l’impegno del produttore di restituirlo con un piano di ammortamento in 20 anni con a carico della Regione l’ammontare degli interessi ed una polizza assicurativa di garanzia che copre le strutture e la produzione ,utilizzando tale criterio oltre a prevenire le truffe si creerebbe un sistema virtuoso ,che così si spenderebbero i fondi effettivamente per migliorare il comparto , vedi l’inserimento di nuove tecnologie.
Sempre parlando di proposte con i fondi messi a disposizione della Comunità Europea si potrebbe istituire e finanziare un fondo regionale per la gestione delle crisi.
Poi deve essere rivisto l’OCM che è basato su criteri vecchi nel concepire la concentrazione dell’offerta produttiva (solo i produttori agricoli) ma deve essere rivisto creando sinergie e corresponsabilità dei partner della filiera , con l’obiettivo del comparto di raggiungere direttamente il consumatore, si crea la giusta alleanza. Altresì la Regione Sicilia deve rivedere la normativa che regolamenta la gestione dei Mercati sia alla Produzione che all’Ingrosso , rivoluzionando il sistema che và dall’assegnazione degli spazi agli operatori alla gestione e se necessario farli diventare delle piattaforme logistiche da dove parte la merce già condizionata, confezionata , calibrata, ecc.ecc.Se si fanno queste riforme poi ha senso di parlare di marchio unico o di quant’altro, si andrebbe a superare il problema della doppia attività nei mercati ortofrutticoli anzi si dovrebbero adeguare alle nuove norme cioè gli assegnatari dei box avrebbero lo stesso interesse, fare risultato.
Una ulteriore riflessione va fatta sul comparto serricolo che sta attraversando una crisi strutturale che se non si interviene in tempo si rischia che un settore così importante dell’economia siciliana scompare creando un grave d’anno non solo occupazionale ma anche sociale, quindi è necessario che si deve intervenire con dei programmi strategici anche con il pilotare la fuoruscita dei produttori che sono da un decennio sempre in perdita anche con una forma di prepensionamento e/o altro o con il passaggio da padre in figlio bonificando le passività (così come si è fatto in altri comparti, Fiat, Alitalia, Banche,ecc..);
intervenire sul fisco e sul costo del lavoro.
Creare criteri di integrazione con l’agricoltura del bacino del mediterraneo, però controllando le multinazionali che creano una concorrenza sleale poiché sfruttano la debolezza dell’economia locale , come ,non erogando a questi gli aiuti previsti dagli accordi comunitari e veicolarli verso i contadini che creano collaborazione e sinergia .
Una considerazione va fatta anche sull’utilizzo degli strumenti positivi che sono inseriti nei trattati ed accordi che sono stati firmati, in particolare sulle clause di salvaguardia, questi devono entrare in automatico e non aspettare un tavolo tecnico che si deve esprimere, cioè se è previsto che una clausa di salvaguardia per uno Stato è la sovraproduzione questa è evidente e quindi il giorno dopo si applica, senza aspettare nessuno.
Queste sono alcune proposte, che non vogliono essere esaustive ma aperti al confronto ,certo non sono semplici da attuare , ma a problemi complessi non si risponde con soluzioni facili .
IGNAZIO SARRI’
Presidente UCI