CNA Vittoria
giovedì 23 luglio 2020
PROPOSTE AI CANDIDATI A
Vittoria. 25 luglio 2029
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Il 4 ottobre prossimo Vittoria tornerà al voto per scegliere Consiglio comunale e Sindaco. A questi spetterà il compito di amministrare il territorio, supportando in primo luogo le tante attività produttive sopravvissute ad una crisi economica, sociale e morale che ha umiliato la città fino a piegarla in due. Leggiamo da più parti “che quando tutto finirà, nulla sarà più come prima”; noi aggiungiamo: “guai se tutto tornasse ad essere come prima”. L’Ente, dopo il lungo commissariamento, dovrà essere riorganizzato politicamente e amministrativamente, il tutto dovrà essere finalizzato a sostenere lavoro, ambiente e, non per ultima, la legalità. La nuova Amministrazione, su questi temi, sarà chiamata ad impegnarsi in modo chiaro e netto. Dai candidati, per ora, abbiamo solo ascoltato doverose, rispettabili e legittime dichiarazioni d’amore verso la città ma di programmi realistici, pratici e quindi attuabili ne sono emersi pochini. Mai come ora Vittoria, con le sue tante economie sane, ha bisogno di concretezza per ripartire. La CNA non vuole lanciare ai candidati appelli sommari, ma vuole provare a fornire temi e proposte su settori strategici per il futuro della città, in particolare su tre temi, a nostro avviso importanti: agroalimentare, pianificazione del territorio, turismo e servizi. Tre direttive su cui rilanciare l’immagine della città – oggi, purtroppo, screditata e offesa – con operazione di marketing territoriale, cioè con un insieme di attività che hanno una specifica finalità: la definizione di progetti, programmi e strategie volte a garantire il progresso e lo sviluppo del nostro territorio nel lungo periodo. Per fare questo serve la collaborazione di professionalità specifiche che si sono formate studiando, valorizzando e avviando attività che raccontano le tante cose positive che questa terra offre ma che pochissimi, a livello locale, riescono ad apprezzare.
Agroalimentare. Un settore strategico per questo territorio. Quando parliamo di questo pezzo di economia non facciamo riferimento esclusivamente all’orto-serricoltura. Il nostro è il territorio di due vini Doc (Frappato e Nero d’Avola), di un vino Docg (Cerasuolo), dell’olio Dop e anche dell’ortofrutta di qualità che viene trasformata in prodotti di eccellenza. Il recente riconoscimento del Distretto ortofrutticolo e prima ancora del Distretto del cibo conferma ampiamente la nostra tesi. Questo significa che l’agro di Vittoria non è, come individuato nell’attuale PSR (Piano di Sviluppo Rurale), esclusivamente un’area ad agricoltura intensiva. Infatti, la serricoltura è ubicata in larghissima parte lungo la fascia costiera, il resto del territorio è caratterizzato da un contesto rurale classico (vigneti, uliveti, frutteti …) molto meno intensivo, ed è qui che si producono i vini e l’olio di qualità. La Regione, omogeneizzando tutto l’agro di Vittoria come area ad agricoltura intensiva, ha danneggiato le tante imprese di qualità che operano nelle zone intermedie. In questo modo sono state escluse da alcune linee di finanziamenti comunitari legati sia alla riqualificazione del territorio che ad interventi riguardanti agriturismi, b&b, fattorie didattiche. Nei fatti sono state penalizzate produzioni e sviluppo turistico di un’area vasta e paesaggisticamente tipica .
La prossima amministrazione ha il dovere di intervenire nella riprogrammazione del nuovo PSR affinché si faccia questa differenziazione all’interno dell’agro vittoriese e ipparino più in generale. Inoltre, la futura amministrazione dovrà lavorare (in collaborazione con altri enti locali e organizzazioni di categoria) per far istituire dalla regione, nell’area della fascia trasformata, il parco serricolo e il catasto ortofrutticolo. Quest’ultimo strumento è fondamentale per conoscere annualmente l’estensione e la mappatura di ciò che viene coltivato determinandone le possibili quantità prodotte. Il catasto, quindi, oltre ad essere uno strumento utile per la programmazione economica è anche efficace per contrastare fenomeni di dumping o di taroccamento dei nostri prodotti freschi e trasformati. E’ evidente come l’agroalimentare non può più essere solo produzione ma è sempre più un settore ampio e articolato che per crescere ha bisogno di compenetrarsi con altri settori secondo una logica di rete. Se è vero che l’agroalimentare è il comparto che tenderà a svilupparsi di più nei prossimi anni è anche vero che accanto ad esso sta germogliando un turismo che guarda alle specificità del territorio. Entrambi senza una logistica specializzata e dei servizi specifici rischiano, sin da subito, di diventare settori carenti e incompleti. In questo territorio ci sono strutture, per ora abbandonate e vandalizzate, che potrebbero diventare un trampolino per l’agroalimentare e in particolare per i tanti prodotti trasformati di questa terra. Strutture che hanno locali, magazzini, uffici. Pensiamo all’autoporto o al centro di ricerca di Contrada Perciata. Opere sfigurate dal tempo, dall’incuria e dai vandali. Se non ci autodeterminiamo, il rischio concreto è che queste opere restino per sempre quelle che sono già ora: cattedrali nel deserto; o peggio, possono diventare opere a servizio di altre economie riducendo le nostre a mera comparsa. I segnali su questo versante non mancano.
La Pianificazione territoriale è l’altro settore su cui puntare l’attenzione. Vittoria va ordinata sia da un punto di vista urbanistico e sia da un punto di vista ambientale.
Urbanistica. Alla luce della lunga e travagliate revisione del PRG (da oltre 15 anni siamo fermi allo schema di massima) per la CNA vanno fatte scelta chiare: puntare al consumo zero di nuovo territorio indirizzando la domanda di crescita verso il patrimonio edilizio non utilizzato o da riconvertire che è tantissimo. Non siamo pregiudizialmente contro le nuove costruzioni, ma pensiamo che l’ulteriore crescita della città sia poco sostenibile economicamente e socialmente. E’ già difficile governare l’esistente (rifiuti, acqua e servizi vari). La CNA da tempo propone modelli di costruzione e manutenzione sempre più orientati a immobili serviti da fonti energetiche rinnovabili, di maggiore sicurezza sismica e di bioedilizia, prevedendo una serie di regolamenti e agevolazioni che più volte e a più amministrazioni abbiamo già proposto (si vedano le nostre diverse richieste di riduzione degli oneri d’urbanizzazione per lavori di riqualificazione energetica degli edifici). Questo passaggio è oltremodo strategico in un contesto imprenditoriale come il nostro in cui le imprese e le professioni del settore costruzioni rappresentano una fetta importante delle attività vittoriesi, che vanno coinvolte nel progetto di valorizzazione e riqualificazione urbana dei quartieri (rifacimento prospetti e pareti esterne, piano colore, manutenzione delle strade, manutenzione e ristrutturazione degli impianti idrici e fognari, creazione di aree a verde pubblico, piazze ….).soprattutto quelli periferici. E in merito a questi ultimi, non è più sottovalutabile lo stato di degrado dellenostre periferie. Negli anni sono diventate le zone dove la qualità della vita si è abbassata tantissimo perché non si è investito né tempo né denaro per la loro cura e manutenzione.
– Bisogna concedere la doppia destinazione d’uso (industriale – agricola) ai terreni o ai capannoni delletante attività artigianali che sono nate e si sono sviluppate nel corso degli anni lungo la Strada per Alcerito, portandole fuori dal limbo urbanistico in cuisono state cacciate. Ad oggi questi immobili non hanno ancora una giusta destinazione d’uso. Questo ha impedito e impedisce ai titolari di queste imprese di poter accedere a contributi comunitari, finanziamenti, agevolazioni varie e regolarizzazione delle normative ambientali.
– Urbanistica significa anche attenzione alla mobilità.A Vittoria mettere in comunicazione persone e merci è un fattore di forte difficoltà. In un raggio di pochi chilometri, a parole, si sta progettando e realizzando di tutto: strade , autostrade, porti, ect. La realtà ci dice che entrare ed uscire da Vittoria e da Scoglitti è un problema. Blocco ferroviario, strade di collegamento poco adeguate, ingressi poco funzionali, viabilità interna scadente. Appare evidente la necessità che la pubblica amministrazione debba programmare e realizzare molto su questo.
– Una citazione a parte va fatta per la pianificazione e la riqualificazione funzionale della zona portuale di Scoglitti e delle aree ad essa collegate. Si è sempreparlato tanto di questa struttura ma non si è mai capito il ruolo che la stessa debba avere. Una cosa è certa: è fortemente incompleta e priva di quei servizi essenziali che la rendono, agli occhi dei pescatori e soprattutto dei turisti-diportisti poco fruibile e quindipoco interessante.
Ambiente. Le condizioni ambientali del territorio sono ad un passo dell’emergenza sanitaria. Negarlo è da ciechi.La raccolta differenziata, così come attualmente viene svolta, anche se si è raggiunto il 60% dei rifiuti differenziati, ha determinato una serie problemi che non vengono affrontati. Sacchi di umido, plastica, carta e cartone, metalli vengono esposti dinnanzi ai portoni, sui marciapiedi o di fronte le diverse attività imprenditorialideterminando una maggiore presenza di ratti e insetti. In alcuni quartieri e soprattutto nell’estrema periferia del territorio prosperano rigogliosi agglomerati di spazzatura. Il territorio è precipitato in una crisi ambientale e igienico sanitaria che si aggrava di giorno in giorno. Tutto questo oltre ad essere causato dall’inciviltà di alcuni cittadini, irrispettosi delle regole, è anche dovuto da un servizioche avrebbe bisogno di alcune sostanziali correzioni. Ne avanziamo alcune:
– Perché fino ad oggi nelle campagne, dove abitano diverse famiglie, non sono state previste delle isole ecologiche? Magari proprio nei luoghi dove si formano le attuali discariche abusive.
– Pechè non consegnare delle compostiere ad alcune imprese agricole pilota e invitare le stesse a produrre compost alleggerendo in questo modo il carico dei rifiuti da conferire?
– Come mai non si fanno accordi con la grande distribuzione presente in zona, installando postazioni di raccolta automatica di carta, plastica, vetro e alluminio, a cui accedere liberamente e dalle quali ottenere degli sconti o dei buoni da utilizzare per la propria spesa? In molte realtà questo sistema si sta affermando.
– Cosa serve per mettere in funzione il nostro centro di compostaggio? Parliamo di una struttura costata oltre 3 milioni di euro, in cui si possono mettere a deposito circa 5 mila tonnellate di rifiuto umido e fornire del compost (concime naturale) per i nostri territori ad alta vocazione agricola.
– Perché non rimettere in sesto l’ufficio ecologia per monitorare al meglio il servizio?
– Perché non pensare di gestire in house la raccolta dei rifiuti? Una proposta in sintonia con le linee della Regione e che trova riscontro in molti comuni della Sicilia (Palermo e Messina e a breve anche Catania) dove viene garantito ai cittadini un servizio più efficiente e più adatto alle caratteristiche del territorio, con una conseguente e reale riduzione dei costi e delle tariffe sinora troppo elevati a fronte di un servizio, che per varie ragioni, da troppo tempo non è adeguato alle esigenze della città.Facciamo notare che l’affidamento in house ha natura ordinaria e non eccezionale. Lo stabilisce la sentenza del Consiglio di Stato n.3554 del 18/07/2017. Un commento alla sentenza chiarisce che “Nel caso di affidamento in house o di gestione mediante azienda speciale, il provvedimento di scelta dà specificamente conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato e, in particolare, del fatto che tale scelta non sia comparativamente più svantaggiosa per i cittadini, anche in relazione ai costi standard di cui al comma 2 dell’articolo 15, nonché dei benefici per la collettività della forma di gestione prescelta, anche con riferimento agli obiettivi di universalità e socialità, di efficienza, di economicità e di qualità del servizio, nonché di ottimale impiego delle risorse pubbliche.”
Per arginare l’emergenza ambientale, che è l’humus su cui prosperano le criminalità economiche, la CNA ritiene che bisogna cominciare a pensare, facendo tutte le valutazioni possibili, alla realizzazione di un impianto pubblico sia di biodigestione che di depolimerizzazione termo-catalitica. Un modo come smaltire i rifiuti riducendo costi di smaltimento e contemporaneamente creano energia termica ed elettrica. L’impianto di biodigestione è una struttura in cui vengono trattati – attraverso un processo di compostaggio che avviene per via anaerobica (cioè in assenza di ossigeno) – i rifiuti organici domestici e gli scarti agricoli. Da questi tipo di impianto si genera un biogas che può essere trasformato in energia termica oppure in energia elettrica se immesso in motori azionanti gruppi elettrogeni. L’impianto di depolimerizzazione invece è un sistema di trasformazione dei materiali plastici, come ad es. quelli provenienti dalla dismissione dei film di polietilene che coprono le serre, in olio combustibile utilizzato per creare energia termica o elettrica.
La tutela e la salvaguardia dell’ambiente, oltre a migliorare la qualità del territorio, rende lo stesso impermeabile ai tanti interessi illegali della criminalità organizzata. In oltre determinano le condizioni per lo sviluppo del turismo e delle tante imprese di servizi (artigianato, commercio) che possono operare in modo libero e quindi capaci di creare progresso.
Turismo e Servizi significa capacità di saper valorizzare ed esaltare le risorse che il territorio offre, siano esse ambientali che culturali (questo in buona parte è stato affrontato nei punti relativi all’agroalimentare e alla pianificazione del territorio), ma anche e soprattutto saper individuare i canali che facciano arrivare i turisti nelle nostre zone e poi organizzare il modo di ospitarli in senso lato. Gli sforzi e gli investimenti di molti giovani che in questi anni hanno promosso con successo, ma tra mille difficoltà, le peculiarità culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche di questa terra non possono essere vanificati. Attualmente nella nostra area oltre ad una profonda riqualificazione ambientale serve un rilancio e una ristrutturazione dei beni storici e culturali e con essa anche il miglioramento e il rafforzamento delle strutture delegate all’ospitalità. A Vittoria vi sono pochissime strutture alberghiere, di contro, invece, abbiamo una buona offerta extralberghiera (B&B, case vancanze, ect.). Noi pensiamo, pur trovandoci nel pieno di una emergenza generata dal Covid-19, che bisogna guardare con attenzione a quest’ultimo modello è puntare al suo miglioramento e al suo sviluppo. Servono misure che considerino l’ampliamento delle strutture attuali. Va incentivato chi vuole investire nell’acquisto di immobili da ristrutturare e adibire in attività turistiche, soprattutto nel centro storico e a Scoglitti. Ma va precisato come ospitalità non è indicativo solo di posti letto ma significa, prima di tutto, individuare i canali per far arrivare turisti e creando servizi che possono far rimanere più a lungo e soprattutto farli ritornare. mettere a sistema i vari settori economici presenti nel territorio (agroalimentare, edilizia, commercio, autoriparazione, trasposto persone (taxi ed ncc), estetica, acconciatura, ect) rendendo il tutto un unicum efficiente, professionale, competitivo nei prezzi e quindi accogliente.
E’ chiaro che per portare avanti queste proposte servono fondi che non possono essere determinati esclusivamente dalle tasse e dai tributi comunali. Facciamo notare come negli ultimi 5 anni la tassazione complessiva TARSU/TARI, IMU, Canone Idrico e fognario e cresciuta di oltre il 100% a fronte di servizi che sono sempre peggiori. Il bilancio del comune è appiattito sulla spesa storica, cioè sulla ripartizione delle risorse disponibili in base al quale ciascun assessore ha il diritto di spendere ogni anno almeno quanto ha speso l’anno precedente. Il diritto ad avere risorse sulla base della spesa induce più a spendere che a progettare e, soprattutto, impedisce di avere una visione complessiva e dinamica delle esigenze della città. Questovecchio modo di amministrare permette il nulla. Serve un bilancio basato sulle esigenze reali della città che sappia individuare i finanziamenti, siano essi regionali, nazionali e/o comunitari senza continuare a vessare cittadini e imprese.
In conclusione, la politica è un costo quando suona melodie grette e banali, quando non ha la capacità di ascoltare e di trovare percorsi che portino ad evolvere la città. Viceversa diventa una grande risorsa. Se c’è un settore su cui la politica deve puntare le sue attenzioni e quello delle microimprese. A questo universo di realtà produttive Vittoria deve tutto. Oltre il 60% degli addetti è impiegato in piccole attività artigianali, commerciali e agricole. E’ da li che viene il reddito, i salari, gli investimenti, il consumo e il risparmio. Piaccia o no il futuro di Vittoria dipende dalla microimprese, perché queste svolgono tre compiti essenziali: assicurano una discreta coesione sociale, danno un senso di appartenenza e di identità, sono l’unico antidoto alla depressione economica causata da questa crisi. Ma questo modello d’impresa cresce e si sviluppa se in un territorio si creano politiche che puntino ad una maggiore sicurezza e al miglioramento della qualità della vita. Questi due fattori non vanno intesi come titoli ma vanno applicati e praticati nella loro valenza funzionale. Legalità, coesione sociale, ordinata quotidianità, adeguati servizi, tutela, sicurezza e salvaguardia del territorio, sono i fattori che creano il progresso di una zona. Senza questi elementi vince e si afferma il disordine e il sottosviluppo.